Insegnanti, dirigenti, lavoratori, studenti, genitori, ricercatori, persino giornalisti: quante persone, quante energie, quante parole intorno alla scuola. A volte sembra davvero un paese a parte, abitato almeno per una porzione di vita da tutti i cittadini, ma ciascuno da una sua posizione diversa, con un ruolo, una prerogativa, un’esigenza, un’esperienza che non coincide con le altre. Nella scuola convivono linguaggi diversi (quello degli studenti, degli insegnanti, del ministero); e approcci che attraversano tutto lo spettro delle sfumature tra la tradizione e la sperimentazione. Più di un paese, un arcipelago o forse una costellazione, perché nelle sue varie articolazioni di ordine, grado e indirizzo ogni singola scuola è diversa da tutte le altre.

Non è facile all’interno di questa pluralità tenere il filo di un discorso, osservare i fenomeni dalla giusta distanza, riuscire a comprenderli per interpretare da che parte si muove l’insieme. A Domani ci proviamo da oltre un anno con “Tempo pieno”, il nostro osservatorio permanente sul mondo della scuola che ha uno spazio fisso sul sito e che ogni lunedì si traduce in una pagina sul giornale in edicola. Con “Tempo pieno” proviamo ad alimentare un dibattito qualificato sul mondo della scuola e dell’educazione in generale, dando la parola ai suoi protagonisti, cioè coloro che ogni giorno provano a fare la differenza dentro la scuola.

Da mercoledì 26 Tempo pieno diventa anche una newsletter, a cura della giornalista Chiara Sgreccia. Sarà un ulteriore luogo dove tirare le fila – l’ultimo mercoledì di ogni mese – di tutte queste discussioni, riflessioni, analisi che rendono stimolante il mondo dell’istruzione. E sarà un modo in più per aprire il dibattito alle lettrici e ai lettori, perché diventino quella larga comunità educante che si ritrova intorno a un giornale.

Perché al di là dei ruoli, dei linguaggi, degli approcci la scuola non è un paese a parte ma il centro stesso della società. Il suo stato di salute riflette quello dell’intera democrazia. E tutti noi siamo chiamati a essere più consapevoli di come si trasforma, di come riesce a superare le sue croniche difficoltà e di come invece respinge il cambiamento necessario.

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