- La nostra posizione è in linea con obiettivi e legislazione europea. La direttiva rifiuti 2008 del 1998 (rivista nel 2018) mette chiaramente nella sua gerarchia i termovalorizzatori sopra lo smaltimento in discarica e l’incenerimento senza recupero energetico.
- Roma intende essere all’avanguardia in Europa sugli obiettivi climatici e ambientali e il nostro piano serve anche a questo visto che oggi invece il ciclo dei rifiuti inquina, emette troppa CO2 e consuma suolo.
- Le alternative al termovalorizzatore esistono e si chiamano discarica o trasporto dei rifiuti nei tmv degli altri. Entrambe sono assai più inquinanti oltre che costose. Per questo tutte le maggiori città europee (e italiane) utilizzano questi impianti.
Caro direttore,
una lettera a me rivolta pubblicata sul suo giornale definisce «legittima» la proposta di un termovalorizzatore (tmv) a Roma, riconoscendo che «non è un ecomostro ma un impianto industriale come tanti», ma mi invita a non utilizzare «informazioni infondate». In realtà sono proprio gli argomenti utilizzati dagli scriventi a essere imprecisi, e considero utile l’opportunità di fare chiarezza su di essi.
La nostra posizione è in linea con obiettivi e legislazione europea. La direttiva rifiuti 2008 del 1998 (rivista nel 2018) mette chiaramente nella sua gerarchia i termovalorizzatori sopra lo smaltimento in discarica e l’incenerimento senza recupero energetico.
Nella comunicazione 34 del 2017 dedicata a questo tipo di impianti si legge che «i processi di termovalorizzazione possono svolgere un ruolo nella transizione a un’economia circolare a condizione che la gerarchia dei rifiuti dell’Ue funga da principio guida» e che «siano impiegate le tecniche più efficienti per massimizzare il contributo agli obiettivi climatici ed energetici» europei (utilizzo surriscaldatori, sfruttamento energia contenuta negli scarichi gassosi, utilizzo pompe di calore etc).
Tenendo conto dell’obiettivo vincolante Ue di portare lo smaltimento in discarica sotto il dieci per cento, si comprende facilmente che, anche una volta raggiunto il target del 65 per cento di riciclo fissato per il 2035, proprio per rispettare gli obiettivi europei è necessario utilizzare le migliori tecnologie di recupero energetico per la quota residua: appunto i termovalorizzatori.
Quanto al fatto che “l’Europa” si appresterebbe a «cancellare l’esenzione dal sistema Ets», informo che nella proposta legislativa della Commissione e nella posizione del Consiglio questa cancellazione è esclusa.
Essa figura nella bozza di rapporto del parlamento, nel quale si chiede però alla Commissione di valutare misure ad hoc per «evitare la deviazione dei flussi dei rifiuti urbani dalla termovalorizzazione alle discariche o esportazione nei paesi terzi».
Roma all’avanguardia
In ogni caso, a prescindere dalla improbabile inclusione dei tmv nell’Ets, vogliamo valutare le tecnologie più recenti per catturare e riutilizzare le emissioni di CO2 convertendole, ad esempio come avviene già in Olanda, nella realizzazione di materiali da costruzione. Roma intende essere all’avanguardia in Europa sugli obiettivi climatici e ambientali e il nostro piano serve anche a questo visto che oggi invece il ciclo dei rifiuti inquina, emette troppa CO2 e consuma suolo.
Tutte le grandi città europee hanno termovalorizzatori, li usano e continueranno a farlo. Il giusto dibattito in corso sul superamento di eventuali sovraccapacità non ha nulla a che fare con la situazione di Roma in cui invece l’assenza di tmv determina un uso eccessivo di discariche o il fenomeno poco edificante del trasporto dei rifiuti (estremamente inquinante e costoso) in inceneritori lontani. Nel nostro piano valuteremo attentamente le dimensioni dell’impianto per evitare futura sovraccapacità.
Non è vero che gli impianti sono sempre uguali a se stessi: seppur originati da tecnologie consolidate, devono essere progettati secondo le cosiddette Best Available Techniques (Bat) che evolvono nel tempo di pari passo alle migliorie tecnologiche. Le nuove Bat del 2019 prevedono un ulteriore abbattimento dei fattori inquinanti in percentuali molto migliorative rispetto al passato.
Peraltro, la tecnologia che applicheremo avrà standard ancora più avanzati. Per fare solo un esempio, mentre le nuove Bat indicano il limite di 10-50 mg/Nm3 di emissioni di monossido di carbonio, noi le porteremo al di sotto di questo limite. Insomma oggi i tmv emettono e inquinano pochissimo, assai meno del traffico cittadino su una strada di media percorrenza.
È falso che su 600mila tonnellate di rifiuti 120mila di ceneri (cioè il 20 per cento) vadano in discarica: più del 90 per cento di quella quantità può essere infatti recuperato per realizzare piastrelle, fondi stradali o altri usi. I metalli recuperati sono persino conteggiati dall’Ue nella quota di riciclo.
Le alternative
Grazie alla norma del governo e alla nostra determinazione potremo ridurre considerevolmente i tempi ed avere almeno la prima linea completata entro il 2025.
Le alternative al termovalorizzatore esistono e si chiamano discarica o trasporto dei rifiuti nei tmv degli altri. Entrambe sono assai più inquinanti oltre che costose. Per questo tutte le maggiori città europee (e italiane) utilizzano questi impianti. Come abbiamo già ampiamente spiegato, il nostro piano dei rifiuti è incentrato sulla riduzione dei rifiuti, l’aumento della differenziata e la realizzazione di impianti per il riciclo a partire dai biodigestori anaerobici.
Negare che per la residua quota indifferenziata la soluzione migliore sia un termovalorizzatore di nuova generazione significa, se si vuole evitare una pesante emergenza rifiuti, prevedere la realizzazione nei prossimi anni di almeno due mega discariche da un milione di tonnellate a Roma (che peraltro si esaurirebbero in pochi anni).
È una prospettiva non solo antitetica a quella europea, ma che i romani non meritano. Per questo proseguiremo il confronto con la massima attenzione e rispetto per le posizioni di tutti. Ma non metteremo a rischio il futuro di Roma sulla base di argomenti pretestuosi e infondati.
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