Il decreto numero 71, entrato in vigore il primo giugno 2024, imbandisce una ricca tavola, ovviamente a spese come sempre dei docenti precari.

La logica è semplice: non ci sono abbastanza docenti con il titolo di specializzazione sul sostegno, le Università non ne formano a sufficienza e dunque il Ministero dell’istruzione e del merito si attribuisce, appunto, il merito di attivare dei Tirocini formativi attivi (Tfa) dimezzati per la specializzazione nell’insegnamento di sostegno, dove cioè sarà sufficiente conseguire 30 crediti formativi anziché i 60 previsti dai corsi Tfa universitari “normali”.

Questi Tfa dimezzati saranno riservati a chi ha già fatto tre anni sul sostegno e a chi ha un titolo di specializzazione all’estero ed è in contenzioso con il ministero per farselo riconoscere (da anni).

Di quante persone stiamo parlando? Dati del ministero: 71.788 con i tre anni e 11.255 nel contenzioso titolo estero, totale 83.043 persone.

Il decreto 71 attribuisce il compito di realizzare, per il solo 2025, tali Tfa dimezzati ad Indire ma anche alle Università, autonomamente o in convenzione con Indire.

Questo dimezzamento del percorso formativo ha suscitato cori unanimi di indignazione, sia da parte delle Università, dai docenti frequentanti i Tfa “normali” e dalle società scientifiche.

Indignazione che attende anche il successivo decreto con i contenuti e le modalità di realizzazione dei Tfa dimezzati, decreto che in teoria dovrebbe già esserci, ma di cui non c’è traccia.

Una torta molto ghiotta

Forse però questa indignazione si mescolerà piacevolmente con le opportunità che si aprono, per le Università statali e private, comprese le telematiche, di spartirsi una torta di circa 125 milioni, che usciranno dalle tasche dei soliti precari.

Se ipotizziamo un costo per candidato di 1.500 euro, moltiplicato per i 83.043 candidati, fa appunto circa 125 milioni. Le Università private sono già attive nei Tfa normali (10.680 posti) e nei corsi abilitanti da 30 crediti per la secondaria; dunque, cosa ci vuole ad organizzare un Tfa dimezzato?

Ma lo possono fare anche le Università statali, e probabilmente lo faranno, non si può mollare del tutto questa opportunità…

Dal decreto 71 sembra poi che con un altro successivo Decreto il ministero definisca anche contenuti e modalità per i Tfa dimezzati riservati a quegli insegnanti che hanno conseguito la specializzazione all’estero (dove le scuole non sono inclusive…) e che aspettano da anni il riconoscimento del titoli.

Sarà interessante vedere che meccanismi di riconoscimento dei contenuti del percorso estero saranno previsti, ma in realtà sarà sufficiente che il candidato rinunci al contenzioso per entrare nel Tfa dimezzato bis.

Il piatto di lenticchie

È partita dunque la corsa alla torta: chi riuscirà ad accaparrarsi più candidati? Vedremo… Quello che non vedremo sarà la rivolta delle associazioni dei familiari, che tanto tuonavano contro la scarsa competenza degli specializzati tramite i Tfa normali.

Ed ora devono accontentarsi di quasi 85.000 specializzati a metà. Tale rivolta è stata evitata attraverso l’articolo 8 del decreto, che prevede una forma di continuità sul posto di sostegno, su richiesta della famiglia e con il parere positivo del dirigente. Questo il piatto di lenticchie dato in cambio della qualità della specializzazione.

 

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