Con l’inizio del nuovo anno scolastico, riprenderà il programma europeo denominato “Frutta, verdura e latte nelle scuole”. Ma i dati mostrano che non riesce a coinvolgere un numero significativo di bambini, e che manca attenzione verso chi ha allergie, intolleranze o altre restrizioni alimentari.
La merenda è un pasto importante per i ragazzi, e soprattutto è importante che sia sana. L’Unione europea ha da tempo appuntato la propria attenzione sull’alimentazione dei più giovani.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico, riprenderà il programma dell’Ue denominato “Frutta, verdura e latte nelle scuole”, volto insegnare i bambini sane abitudini alimentari e ad avvicinarli all’agricoltura. Il programma nasce dalla considerazione che il consumo di frutta e verdura fresche e latte nei paesi dell’Ue non soddisfa le raccomandazioni nutrizionali, mentre aumenta quello di alimenti trasformati, spesso ricchi di zuccheri aggiunti, sale e grassi. Inoltre, un bambino su tre nell’Ue, nella fascia d’età compresa tra sei e nove anni, è sovrappeso o obeso.
Pertanto, la promozione di un’alimentazione sana, varia e bilanciata, insieme a uno stile di vita salubre e a un’attività fisica regolare, è un tema sempre più importante, anche e soprattutto per i più giovani. Un approccio integrato e globale tra alimentazione e stile di vita riduce il rischio di determinate malattie ed è un investimento sulla salute pubblica.
Questo è il motivo per cui l’Ue ha deciso di intervenire al fine di incoraggiare i bambini a seguire una dieta e uno stile di vita sani, anche in considerazione del notevole potenziale che i pasti scolastici hanno nel promuovere abitudini alimentari corrette e sostenibili.
Il programma
Dal 2017, il programma europeo – con fondi erogati agli stati aderenti – da un lato, promuove fra gli alunni, dall’asilo nido alla scuola secondaria, una nutrizione salutare e una dieta bilanciata attraverso la distribuzione di frutta, verdura e latte; dall’altro lato, supporta attività educative tese ad aumentare il consumo di questi prodotti e a favorire un corretto stile alimentare; inoltre, sostiene attività didattiche su tematiche quali l’agricoltura biologica, la produzione sostenibile e gli sprechi alimentari.
Gli stati membri possono decidere in quale modo attuare gli interventi, scegliendo il tipo di prodotti da somministrare agli alunni o l’argomento delle attività didattiche da organizzare.
Lo stanziamento totale dell’Ue per il programma, nel periodo 2017-23, è stato fissato a 250 milioni (scesi a 220 milioni dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue) per anno scolastico. I fondi sono suddivisi per paese, in base – tra l’altro – al numero di minori e al livello di sviluppo regionale.
Ogni paese può trasferire parte dei suoi fondi per frutta e verdura al latte, o viceversa, a seconda delle sue priorità e delle sue esigenze.
Per l’anno scolastico 2023/2024, il budget per i 27 paesi Ue è di 126.094.810 euro per frutta e verdura e di 94.709.325 euro per il latte. La dotazione per l’Italia è di 15.293.816 euro per l’ortofrutta e di 6.910.347 euro per il latte.
Per quanto riguarda l’ortofrutta, l’Italia è al terzo posto dopo Germania e Spagna, mentre per il latte è in sesta posizione.
Nel 2022, attraverso una consultazione pubblica, la Commissione ha avviato una revisione del programma per allinearlo alla strategia Farm to Fork e al piano europeo Beating Cancer. Revisione che nel quarto trimestre 2023 potrà portare a una proposta di regolamento.
Frutta, verdura e latte
Nell’ambito del programma dell’Ue, gli stati membri che vi aderiscono approvano un elenco di prodotti (in collaborazione con le loro autorità sanitarie e nutrizionali) idonei a favorire il raggiungimento dell’obiettivo di aiutare i ragazzi ad adottare una dieta sana. Nell’elenco dev’essere data preferenza a frutta e verdura fresca, nonché a latte senza aggiunte. Tuttavia, al fine di sostenere una dieta varia e/o esigenze nutrizionali specifiche, si può anche mettere a disposizione degli studenti frutta e verdura trasformati, come succhi di frutta, e alcuni prodotti lattiero-caseari, come yogurt e formaggio. Nella scelta degli alimenti da inserire nell’elenco devono essere seguiti alcuni criteri selettivi: stagionalità, varietà, disponibilità, salute e aspetti ambientali.
I paesi aderenti al programma possono anche incoraggiare il consumo di prodotti locali, a catena di fornitura corta, biologici e di qualità. Generalmente, nell’elenco non sono ammessi alimenti con zuccheri aggiunti, sale, grassi e dolcificanti o aromi artificiali. Tuttavia, le autorità sanitarie e nutrizionali dei singoli stati possono consentirne, in via eccezionale, quantità limitate.
Le lacune
Come emerge dalla risoluzione del parlamento europeo del 9 maggio scorso sull’attuazione del programma di distribuzione di frutta, verdura e latte nelle scuole, i dati mostrano che esso non riesce a coinvolgere un numero significativo di bambini (nell’anno scolastico 2019/2020, ad esempio, sono stati interessati solo 19,1 milioni su 76,2 milioni di studenti dell’Ue). In molti casi, infatti, l’importo dei finanziamenti che gli stati membri ricevono dall’Ue non è sufficiente a raggiungere tutti i gruppi destinatari in ogni regione, a motivare tutte le scuole a partecipare e, quindi, a produrre l’impatto desiderato.
Inoltre, alcuni stati membri non utilizzano appieno i fondi disponibili, principalmente a causa dell’elevato numero di procedure amministrative e burocratiche per riuscire a usarli. Basti pensare che in Italia il programma è rivolto solo ai bambini che frequentano la scuola primaria (6-11 anni), mentre dovrebbe avere un’estensione più ampia, come detto.
Il parlamento Ue ha invitato la Commissione, tra le altre cose, ad aumentare i fondi per il programma, ad incrementare la frequenza settimanale di distribuzione e a tenere conto della situazione dei bambini con allergie, intolleranze e altre restrizioni alimentari, stanziando finanziamenti supplementari per l’acquisto di prodotti alternativi diversificati. Infatti, alcuni di essi non hanno accesso al programma a causa della mancanza di opzioni adeguate alle loro restrizioni dietetiche.
Ad esempio, dato che il latte caseario è l’unica opzione offerta nel regime attuale, gli intolleranti al lattosio non ricevono prodotti in linea con le loro condizioni mediche.
Ciò nonostante, le bevande vegetali non sono inserite nel programma. Insomma, fare merenda con cibi salutari al posto di snack e alimenti trasformati, è un ottimo obiettivo. Ma sarebbe ancora meglio se una merenda sana fosse anche un’opportunità di inclusione dei bambini con particolari esigenze nutrizionali.
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