- La Uefa non ha concesso al comune di Monaco di Baviera di illuminare con i colori della bandiera arcobaleno l’Allianz Arena in occasione della prossima partita di Euro2020 tra Germania e Ungheria.
- L’«evento esistente» che non si allineerebbe con l’apparizione dei colori della bandiera Lgbt+ è lo scontro tra la nazionale di Angela Merkel e quella di Viktor Orban, che ha appena fatto approvare una legge contro «la promozione dell’omosessualità ai minori».
- Questa non è la prima polemica “politica” degli europei: forti proteste si sono levate per la maglia dell’Ucraina, così come le tanti voci di scontento nella destra europea per i giocatori che si inginocchiano contro il razzismo.
La Uefa non ha concesso al comune di Monaco di Baviera di illuminare con i colori della bandiera arcobaleno l’Allianz Arena in occasione della prossima partita di Euro2020 tra Germania e Ungheria.
Per la federazione calcistica europea quella presentata dal sindaco e dal consiglio comunale del capoluogo bavarese contro «l’omofobia e l’intolleranza in Ungheria» è una «richiesta politica» e come tale non può essere accettata: «La Uefa comprende che l’intenzione è anche quella di inviare un messaggio per promuovere la diversità e l’inclusione, una causa che la Uefa sostiene da molti anni, avendo unito le forze con i club europei, le squadre nazionali e i loro giocatori, lanciando campagne e numerose attività in tutta Europa per sottolineare come il calcio dovrebbe essere aperto a tutti e di conseguenza la Uefa ha proposto date alternative per l’illuminazione che si allineano meglio con gli eventi esistenti».
L’«evento esistente» che non si allineerebbe con l’apparizione dei colori della bandiera Lgbt+ sullo stadio di Monaco, è lo scontro in programma per mercoledì 23 giugno tra la nazionale della cancelliera tedesca Angela Merkel e quella del presidente ungherese Viktor Orban.
Negli ultimi anni Orban si è distinto per le sue posizione e la sua legislazione contro l’allargamento dei diritti civili nel suo paese e che, il 15 giugno, ha fatto approvare una legge che vieti la «promozione dell’omosessualità ai minori»: «Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni», si legge nel testo.
La legge vieta anche la trasmissione in prima serata di film come I diari di Bridget Jones, Harry Potter e Billy Elliot: potranno essere visti solo in tarda notte, con un annuncio che ne vieti la visione ai minori di 18 anni. Non si potranno più far leggere agli adolescenti nemmeno libri che mettono in scena amore omosessuale.
Proprio nel giorno in cui in Italia il Vaticano si schiera contro il Ddl Zan, la Uefa ricorda che – nonostante tutte le iniziative che sta portando avanti per «eliminare la discriminazione dal gioco» del pallone – è un’organizzazione «politicamente e religiosamente neutrale. Dato il contesto politico di questa specifica richiesta – un messaggio che mira a una decisione presa dal parlamento nazionale ungherese – la Uefa deve declinare questa richiesta». In altre parole, meglio non infastidire Orban.
Questa non è la prima polemica “politica” dall’inizio degli europei. La federazione ha costretto l’Ucraina a cambiare l’illustrazione del paese raffigurata sulla maglietta della nazionale perché comprendeva ancora la Crimea (annessa dalla Russia nel 2014, ndr) e compariva la scritta “Gloria ai nostri eroi”, con riferimento alle proteste di piazza Maidan che hanno portato alla fine della presidenza filorussa di Viktor Janukovyc.
Ci sono poi le tante proteste dei leader politici della destra europea contro la decisione della Uefa di permettere ai giocatori di inchinarsi contro il razzismo all’inizio di ogni partita: ognuno è libero di farlo o non farlo (come nell’ultima partita dell’Italia contro il Galles, quando solo mezza squadra ha aderito al gesto). In questo caso però, nonostante le tanti voci di dissenso, la federazione ha deciso di andare avanti. Iniziative contro il razzismo sì, contro la discriminazioni per l’orientamento sessuale e di genere no: due pesi, due misure.
© Riproduzione riservata