Ex centrocampista, tra le altre del Werder Brema, dove ha giocato 96 partite segnando 20 reti, nel 2019 è stata nominata collaboratrice tecnica delle nazionali giovanili femminili tedesche e da giugno era entrata nello staff tecnico di Grote, il quale ha deciso di portarla con sé in prima squadra. Ma non è la prima volta che una donna allena gli uomini, non solo nel calcio
«Una notizia un po’ originale/Non ha bisogno di alcun giornale/Come una freccia dall’arco scocca/Vola veloce di bocca in bocca», cantava Fabrizio De André in Bocca di rosa. Ed è questo il caso di Marie-Louise Eta, nuova vice allenatrice dell’Union Berlino, che affianca Marco Grote, tecnico ad interim della squadra tedesca dopo l’addio di Urs Fischer: ultima in campionato e nel girone di Champions.
Ex centrocampista, tra le altre del Werder Brema, dove ha giocato 96 partite segnando 20 reti, nel 2019 è stata nominata collaboratrice tecnica delle nazionali giovanili femminili tedesche e da giugno era entrata nello staff tecnico di Grote, il quale ha deciso di portarla con sé in prima squadra.
I precedenti
Eppure non è la prima volta che una donna allena gli uomini, non solo nel calcio. In Germania era già accaduto con Inka Grings, che si è seduta sulla panchina dell’SV Straelen, quarta divisione tedesca, per poi tornare al calcio femminile, prima con lo Zurigo e poi con la nazionale Svizzera. C’è la storia di Salma Al-Majidi, Sudan, che non potendo giocare a calcio ha deciso di allenare, arrivando a guidare l’Al-Ahly di Al-Gadaref. Oppure quella di Helena Costa, portoghese, che in Francia è stata la prima donna a sedersi su una panchina maschile nel 2014, quella del Clermont. Milagros ‘Mila’ Martinez, invece, ha allenato in Giappone il Suzuka Unlimited (oggi Suzuka Point Getters) per poi tornare al femminile e oggi guida le Tigres Uanl in Messico.
Nel 1999 Luciano Gaucci ingaggiò Carolina Morace, una delle calciatrici azzurre più forti di sempre, per affidarle la panchina della Viterbese che all’epoca militava in C1, ma rimase solo due partite: una vinta e l’altra persa. Più un’operazione mediatica che un investimento professionale reale. Diversamente da quello che in Turchia è accaduto a Duygu Erdogan, giovanissima allenatrice dello staff tecnico del Galatasaray, che si è seduta in panchina contro il Kardemir Karabükspor perché Terim era squalificato.
Patrizia Panico, ex attaccante di Lazio e Nazionale (110 gol in 204 partite), oggi allena la Fiorentina, ma dal 2017 al 2021 si è occupata delle squadre azzurre maschili, a volte come vice altre come titolare della panchina. Un riconoscimento non solo alla carriera ma a una professionalità e a una preparazione indiscutibili. Così come Hannah Dingley che dopo quattro anni nel settore giovanile del Forest Green Rovers Football Club, squadra che ha fatto della sostenibilità ambientale il proprio cavallo di battaglia, è diventata l’allenatrice degli adulti, la prima di una squadra maschile di calcio professionistico inglese; attualmente penultima in League Two.
Helen Lorraine Nkwocha, ex calciatrice inglese, tra le altre di Wimbledon e Fulham, dal 2021 guida il Tvøroyrar Bóltfelag, club delle isole Far Øer, che gioca nella 1. deild, la serie B locale. In precedenza ha allenato negli Stati Uniti e Cina, ma questo incarico è un importante salto di qualità: «Con la società il punto non è stato che fossi una donna, nera, o meno, ma se avevo le competenze per guidare il club e per il momento mi ritengono una buona allenatrice».
Oltre il calcio
Nell’Nba maschile è toccato a Becky Hammon rompere il soffitto di cristallo, non senza polemiche, alle quali ha risposto Pau Gasol: «In 72 anni non c’è mai stata una donna allenatrice capo in Nba (San Antonio Spurs, ndr)… Becky Hammon può allenare in Nba. Punto. L’ho visto in allenamento quando ha notato problemi e punti più di altri coach, dopo non ho più avuto un passaggio sbagliato in tutta la stagione». Senza dimenticare, nel tennis, Amélie Mauresmo, che ha allenato Andy Murray, andando incontro a molti commenti sessisti, per poi portare Lucas Pouille alla semifinale degli Australia Open.
E se qualcuno ancora si sturba per una notizia che speriamo un giorno smetta di essere tale, ecco la risposta che Imke Wübbenhorst, durante la sua esperienza sulla panchina del Bv Cloppenburg (Germania), dette ai giornalisti che le chiedevano se i suoi giocatori indossassero i pantaloni prima che lei entrasse nello spogliatoio: «Certo che no – disse –. Sono una professionista. Scelgo i calciatori per le dimensioni del loro pene». Game, set, match.
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