L’Agenzia fornisce aiuto a milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e in altre zone della regione. La Knesset ha approvato nella serata del 28 ottobre una legge per la messa al bando dell’Unrwa scatenando l’ira dei paesi membri dell’Onu
Nella serata del 28 ottobre il parlamento israeliano ha approvato dei testi di legge per mettere al bando l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e l’ha designata come organizzazione terroristica. Una decisione senza precedenti e fortemente criticata da diversi paesi occidentali e del mondo arabo. L’Agenzia fornisce aiuto a milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e in altre zone della regione. Un supporto essenziale che ha evitato una catastrofe umanitaria peggiore di quella in corso. Per Elisa Cardillo, del dipartimento comunicazione di Unrwa, «non c’è nessuna organizzazione Onu o umanitaria in grado di sostituire Unrwa a Gaza e fornire gli stessi servizi».
Come avete reagito all’approvazione della legge presentata alla Knesset?
È una decisione senza precedenti nella storia delle Nazioni Unite, non è mai successo che uno stato membro dell’Assemblea generale promuovesse dei testi legislativi simili. Non sappiamo ancora se e come queste leggi verranno implementate, però le conseguenze che ci possiamo aspettare sono effettivamente disastrose.
Di che tipo di conseguenze parliamo?
Una parte dei testi approvati prevede che l’Unrwa non possa interagire con ufficiali israeliani e soprattutto non possa operare più in territori considerati sotto il controllo di Israele. Questo avrebbe un impatto disastroso su tutti i servizi che vengono forniti ai rifugiati palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e in Gerusalemme Est. Parliamo di servizi sanitari, legati all’istruzione, alla protezione internazionale e di risposta alle emergenze. In questo anno di guerra il ruolo di Unrwa è stato fondamentale per rispondere alle esigenze della popolazione di Gaza fin dove è stato possibile. Senza Unrwa la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore. Dal 7 ottobre 2023 a fine settembre 2024 abbiamo fornito più di 5.8 milioni di consulti medici. Immaginate cosa accadrebbe se un servizio del genere non fosse più disponibile.
Come è cambiato il vostro lavoro dal 7 ottobre a Gaza e in Cisgiordania?
Per quanto riguarda la Cisgiordania, la situazione è peggiorata da Ottobre 2023 ad oggi, con degli sviluppi negativi per la sicurezza dei rifugiati palestinesi e dei servizi a cui hanno accesso. Ci sono stati momenti in cui il nostro personale non riusciva ad arrivare nelle nostre strutture. A Gaza è diverso. Non c’è un posto sicuro nella Striscia. La maggior parte del nostro personale sono palestinesi sfollati più e più volte nel corso della guerra. Molti di loro hanno continuato a lavorare senza sicurezza e senza accesso a beni essenziali visto che l’accesso umanitario è stato ristretto dall’inizio della guerra. Sono stati introdotti limiti sia per quanto riguarda l’accesso di aiuti dall’esterno sia per il movimento di questi all’interno della Striscia. L’impatto è stato enorme.
Un impatto anche sul vostro personale.
Dall’inizio della guerra 237 dipendenti sono stati uccisi, un numero devastante. Anche in questo caso non c’è un precedente nella storia delle Nazioni unite di tanti dipendenti uccisi in un singolo conflitto o contesto di emergenza umanitaria. Contiamo anche 190 tra scuole e strutture distrutte, danneggiate o interessate da operazioni militari. In una visione più di insieme, dall’ottobre 2023 abbiamo notato un aumento della disinformazione rispetto all’agenzia. In generale l’Unrwa è in uno stato di precarietà finanziaria, anche da prima di ottobre dello scorso anno. Con le accuse del governo israeliano, molti donatori hanno sospeso temporaneamente i fondi, che poi sono stati ripresi ad eccezione degli Stati Uniti che erano il principale donatore.
Il governo israeliano vi ha accusato di avere tra il vostro personale anche persone che hanno partecipato agli attacchi del 7 ottobre
L’Unrwa non ha un servizio di polizia, non ha un servizio di intelligence o militare di alcun tipo. Siamo un’organizzazione umanitaria che viaggia su binari completamente diversi rispetto a quelli di uno stato. La lista di tutti i membri dello staff viene condivisa su base regolare con le autorità israeliane. Quando a gennaio 2024 abbiamo ricevuto per la prima volta accuse sul fatto che alcuni membri dello staff sarebbero stati coinvolti negli attacchi del 7 ottobre, il commissario generale ha deciso di prendere una misura immediata e di sospendere tutte le persone segnalate dalle autorità israeliane. È stata una misura preventiva per la serietà delle accuse, che testimonia come l’Agenzia prenda molto seriamente accuse fondate rivolte ai membri del suo personale e a seguito della quale è stata condotta un'indagine indipendente dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi interni.
Vi siete dati una spiegazione di come mai siete nel mirino del governo israeliano?
La nostra interpretazione è che questa è una campagna volta a screditare l’agenzia e delegittimare il suo ruolo nel fornire servizi fondamentali ai rifugiati palestinesi, anche le leggi approvate ieri rientrano in questo schema. Sono cose mai accadute prima proprio perché in violazione del diritto internazionale. Gli stati membri dell’Onu sono chiamati a rispettarlo.
Tornando sul campo. Avete aggiornamenti dal nord di Gaza? Da settimane non entrano aiuti umanitari e l’esercito israeliano sta conducendo un assedio totale.
Abbiamo personale che è sempre stato lì. Ha fornito servizi essenziali nei rifugi, ma la comunicazione che abbiamo con il nord è molto frammentaria. Un nostro collega qualche giorno fa ci ha detto che la maggior parte di loro stanno perdendo la speranza e aspettano il proprio destino. La situazione è molto tragica.
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