Milan-Napoli in chiaro su DAZN, previa registrazione gratuita. Un meccanismo tutt’altro che neutro. Un evento per chi da più di un decennio è abituato alle pay TV, pagare per vedere lo sport, soprattutto il calcio. Milan-Napoli va in onda anche sul canale de L’Équipe, il cui gruppo, dopo la fine del contratto con beIN Sports, ha acquistato i diritti per trasmettere in Francia due partite a giornata e gli highlights della Serie A, insieme con la Coppa Italia e la Supercoppa, che saranno trasmesse integralmente.

L’Italia, tra i cinque paesi con i maggiori campionati europei, è quello dove si paga, si fa per dire, di meno per vedere il calcio in televisione: 578 euro; 660 in Francia; 780 in Germania, 905 in Inghilterra; 1.319 in Spagna (fonte, calcioefinanza.it). Poi ci sarebbero anche gli altri sport come il basket, il tennis, la Formula Uno, la MotoGP, per i quali servono altri soldi e, in questo caso, sono quasi tutti fruibili su Sky Sport.

Negli Stati Uniti per vedere tutta la NFL in televisione ci si deve abbonare a quattro servizi streaming diversi per un totale annuo che si aggira intorno ai 650 dollari. Per il basket bastano 99,99 dollari per avere la NBA League Pass, l’accesso alla piattaforma streaming ufficiale della Lega che comprende la visione in diretta e on demand di tutte le partite di ogni singola squadra della regular season, l’All-Star Weekend, i playoff e le Finals, oltre agli highlights di 10 minuti di ogni partita tutte le mattine, un archivio dei match del passato, tutte le Finals degli ultimi 23 anni, NBA Action, interviste e altro ancora. Con l’abbonamento Premium, da 139,99 dollari l’anno, si possono utilizzare in contemporanea 3 diversi dispositivi.

Negli Stati Uniti, però, i calendari dei quattro sport più popolari, baseball, basket, hockey e football americano, in attesa del soccer, sono armonizzati in modo tale che non si sovrappongano: l’estate è dedicata alla MLB, l’autunno alla NFL, inverno e primavera alla NHL e all’NBA. In Europa, invece, le stagioni coincidono con l’anno scolastico e tutto è organizzato in base ai calendari calcistici che, mediaticamente e quindi economicamente, fanno la parte del leone. Senza contare le festività, dove le leghe statunitensi piazzano le partite che possono attirare più spettatori, come l’NBA per esempio fa nel giorno di Natale o in occasione del Martin Luther King Day.

Ma negli USA i calendari non sono armonizzati solo tra i vari sport ma anche all’interno delle stesse leghe, considerando che ci sono impianti che servono discipline diverse, e questo anche su spinta dei vari broadcaster che così cercano di servire un pubblico più ampio possibile evitando sovrapposizioni che potrebbero cannibalizzarlo.

Tutto il contrario della ratio che da sempre guida campionati e coppe di calcio in Europa, dove il più forte oscura il più piccolo, così come è accaduto in Italia tra la Serie A e quelle inferiori.

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Il modello USA

L’idea statunitense è che non esista una sola stagione per lo sport, spalmato invece su tutto l’anno civile, considerando anche momenti come il draft e il mercato per tenere sempre alta l’attenzione degli spettatori. La WNBA, l’NBA femminile, va a occupare la fase della stagione in cui quella maschile riposa, conquistando così un proprio spazio e tutti gli appassionati; registrando nuovi record, grazie anche alle nuove star come Angel Reese e Caitlin Clark.

Restando all’NBA, la Lega ha costruito un sistema di intrattenimento integrando i media a disposizione, dalla televisione alle app, dallo streaming ai social, con l’opportunità di vedere gli highlights a partita in corso, oppure una versione condensata della stessa. Scelte che, probabilmente, cozzano con la nostra abitudine di fruire lo sport dal divano di casa ma che alla fine offrono una proposta completa per tutti i pubblici, da quello maschile a quello femminile, da quello giovane a quello più anziano, poiché alla fine l’obiettivo è quello di crescere economicamente tutti insieme: la Lega, le franchigie e i media, arricchendosi vicendevolmente. Non è un caso che proprio l’NBA sia passata da 2,4 miliardi di dollari l’anno, per i diritti televisivi 2014-24, ai 7 per il nuovo decennio, coinvolgendo NBC, Amazon ed ESPN.

Un sistema sportivo, tra draft e salary cap, e mediatico che nei decenni ha permesso alle leghe e alle franchigie di crescere economicamente e vedere accrescere il proprio valore, tanto che quello di mercato delle squadre della NFL si aggira intorno ai 190 miliardi di dollari, mentre sono cresciute di molto anche quelle della MLS, con valori di gran lunga superiori a molti club europei.

Negli Stati Uniti si ragiona come movimento, cercando di funzionare come sistema all’interno del quale ognuno possa trovare la propria soddisfazione economica e per farlo ci deve essere una distribuzione geografica e di vittorie sportive che possa tenere alta l’attenzione del pubblico in un flusso continuo di emozioni: con una visione capitalistica e tutt’altro che decoubertiana.

Distante anni luce dalla cultura calcistica, anche da quella che aveva partorito la Super Lega.

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