I magistrati di Milano hanno acceso un faro sulla compravendita di una villa a Forte dei Marmi. Per i coniugi della ministra e del presidente del Senato plusvalenza da un milione
C’è un altro filone nell’indagine Visibilia che potrebbe creare altre difficoltà alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, che riguarda la compravendita della villa di Francesco Alberoni in Versilia. Un’operazione immobiliare svelata nel luglio 2023 da Domani e raccontata attraverso atti catastali e documenti societari. L’inchiesta di Domani ricostruiva la speculazione sulla villa, che era stata acquistata e poi rivenduta solo un’ora dopo da Dimitri Kunz D’Asburgo, compagno di Daniela Santanchè, e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, con una plusvalenza di un milione di euro.
L’operazione era stata conclusa il 12 gennaio 2023, quando Kunz e Di Cicco avevano firmato alle 10:18 davanti a un notaio di Milano l’atto di vendita di una villa a Forte dei Marmi, del valore di 3,45 milioni di euro. Un immobile immerso nel verde di 350 metri quadrati su tre livelli, con giardino e piscina venduta all’imprenditore Antonio Rapisarda. Quello stesso immobile era stato comprato dai due 58 minuti prima, alle 9.20 del 12 gennaio, per 2,45 milioni da Alberoni.
Come rivelato dall’Ansa la Guardia di finanza è stata delegata a indagare per riciclaggio sui flussi di denaro e la destinazione della plusvalenza, per capire se quella somma sia servita a coprire i debiti di Visibilia.
Affare di famiglia
L’affare concluso dai partner delle due cariche dello stato, il presidente del Senato e la ministra del Turismo, è stato concluso senza soldi: dagli atti risulta che la coppia di soci era riuscita a saldare la compravendita grazie al denaro già ricevuto da Rapisarda, l’acquirente finale dell’immobile, imprenditore e frequentatore di Forte dei Marmi, del Twiga, amico di Kunz e della famiglia La Russa.
Kunz e De Cicco sembrano quindi aver ricoperto la funzione di intermediari, intascando il profitto di un milione di euro, lordi, e anticipando solo 350mila euro per l’acquisto della villa, che era di proprietà del sociologo Francesco Alberoni, scrittore con una lunga collaborazione al Corriere della Sera, nonché candidato nelle liste per le europee di Fratelli d’Italia nel 2019 a 89 anni.
Domani aveva chiesto un commento a Rapisarda, che aveva detto di conoscere Kunz da molto tempo e spiegato che in quel periodo era in cerca di una casa più grande in Versilia. «E Dimitri (Kunz, ndr) mi aveva detto che stava trattando questo immobile, per il quale avevano già fissato il prezzo. Oltretutto ci sono molti lavori da fare per rimetterla in sesto, lavori importanti. Tuttavia aggiunse che non era stato semplice chiudere con Alberoni perché c’erano questioni di eredità non facili da risolvere. Alla fine mi comunicò il buon esito, “Antonio io la prendo a prezzo favorevole”», aveva spiegato l’imprenditore a Domani, aggiungendo che il compagno di Santanchè non voleva venderla, ma aveva accettato perché «ho insistito».
E sulla plusvalenza di un milione di euro Rapisarda, che ha definito Kunz «un amico», aveva commentato, rispondendo a Domani, che «è stato bravo, lui mi ha detto questo è il prezzo...e io ho detto va bene».
L’intreccio
L’operazione di acquisto e vendita potrebbe aver aiutato Kunz e Santanchè a mettere da parte denaro per i debiti delle loro aziende. Nei giorni della compravendita infatti le società della ministra, da tempo in difficoltà, continuavano a portare brutte notizie: dai bilanci in perdita al rifiuto dei revisori di certificare i conti del 2021, alla denuncia nel giugno 2022 da parte di un gruppo di piccoli azionisti nei confronti di Visibilia.
Intanto il 22 marzo la procura di Milano ha depositato il provvedimento di chiusura delle indagini per la prima inchiesta giudiziaria sulla presunta truffa all’Inps. Gli inquirenti ipotizzano che Visibilia editrice e Visibilia concessionaria, gestite all’epoca da Santanchè, abbiano irregolarmente fruito della cassa integrazione Covid.
Se il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha chiesto di aspettare un possibile rinvio a giudizio per chiedere le dimissioni della ministra – aggiungendo che «ha già chiarito che eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe» – la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, al Forum su Europa e pace, senza riferimenti espliciti, ha chiesto le dimissioni immediate: «Io non so in quale altro paese si sia visto una ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello stato che resta in carica e che pensa non ci sia un problema. Siamo tutti garantisti, ma davanti ad un’accusa così grave non si può aspettare l’esito del processo, perché è un’accusa che va a minare la credibilità e l’onorabilità dell’istituzione che quella stessa ministra ricopre».
© Riproduzione riservata