Una nuova puntata della nostra inchiesta sulla ministra. Questa volta ci sono di mezzo la moglie del presidente del Senato La Russa e il compagno di Santanchè. E una villa in Versilia acquistata e poi venduta in un lampo, con un enorme guadagno immediato
Comprare una casa e rivenderla meno di un’ora dopo. Guadagnando un milione di euro. È questo l’affare segreto, una speculazione da record, che lega la famiglia di Ignazio La Russa e Dimitri Kunz, il compagno di Daniela Santanchè. Il cerchio si è chiuso il 12 gennaio scorso.
Quel giorno, come ha scoperto Domani, Kunz si presenta da un notaio a Milano accompagnato da Laura Di Cicco, moglie del presidente del Senato, e insieme firmano l’atto di vendita di una villa a Forte dei Marmi, una residenza di lusso immersa nel verde del Parco della Versiliana: 350 metri quadrati su tre livelli, con giardino e piscina. L’acquirente, si legge nei documenti, è l’imprenditore Antonio Rapisarda, che sborsa 3,45 milioni.
Kunz e Di Cicco incassano una lauta plusvalenza, un milione tondo tondo, perché avevano comprato quello stesso immobile per 2,45 milioni. Ma la sorpresa più grande è un’altra. Il contratto d’acquisto della villa era stato siglato alle 9.20 del 12 gennaio, solo 58 minuti prima di cedere quello stesso immobile a Rapisarda con un rogito firmato alle 10 e 18 minuti, come si legge nell’atto notarile consultato da Domani.
Meno di un’ora, quindi, per guadagnare un milione di euro. Un colpo grosso da fare invidia a uno speculatore di Borsa. Un’operazione lampo realizzata dalla moglie della seconda carica dello stato in tandem col fidanzato, nonché partner d’affari, della ministra del Turismo.
La Russa e Santanchè si conoscono da decenni: il presidente del Senato guida la corrente milanese del partito di Giorgia Meloni, la stessa corrente a cui fa riferimento anche la ministra, un’imprenditrice con la passione della politica che in queste settimane è finita al centro di un vortice di accuse e sospetti per via del tracollo del suo gruppo di aziende col marchio Visibilia.
E proprio La Russa, questa volta in veste di avvocato, nei mesi scorsi ha più volte offerto la sua consulenza all’amica Daniela, che da novembre scorso, insieme tra gli altri a Kunz, è indagata dalla procura di Milano. Di certo però nessuno poteva finora immaginare che il compagno di Santanché e la moglie del presidente del Senato fossero impegnati insieme in un business milionario che ruota attorno a un immobile di gran pregio.
Mordi e fuggi in Versilia
La vicenda che Domani è in grado di ricostruire, un affare di famiglia e insieme anche di governo, prende forma molti mesi prima di quel memorabile 12 gennaio. I documenti ufficiali rivelano infatti che la villa al centro di questa sorprendente operazione apparteneva al sociologo Francesco Alberoni, nome molto noto al grande pubblico per i suoi libri e la sua lunga collaborazione al Corriere della Sera. Il primo atto va in scena il 22 luglio dell’anno scorso, quando Kunz e Di Cicco firmano un preliminare con l’avvocato Elisabetta Nati, procuratrice speciale di Alberoni, che ha 93 anni.
C’è un antefatto, però: al momento del preliminare i due compratori potevano disporre della casa già da un paio di settimane. Nell’atto depositato al catasto si legge infatti che a partire dal 5 luglio «alla parte acquirente è stato concesso il possesso dell’immobile anche al fine di curare la manutenzione del giardino e quant’altro fino al rogito».
La coppia Kunz-Di Cicco va di fretta. Neppure il tempo di metter mano al nuovo acquisto e all’orizzonte si profila già un altro compratore. Il 7 ottobre la moglie di La Russa e il fidanzato di Santanché firmano un nuovo contratto preliminare, ma questa volta per vendere quella stessa villa che meno di tre mesi prima avevano promesso di acquistare.
Entra in scena a questo punto Antonio Rapisarda, che si presenta per conto della Springstar, una sua società personale, e s’impegna a rilevare la villa di Forte dei Marmi versando un milione di caparra come anticipo su un prezzo finale di 3 milioni e 550 mila euro.
Strada facendo, però, il compratore, ottiene uno sconto di 100 mila euro, «in dipendenza – si legge nel rogito – di alcune irregolarità edilizie riscontrate e ad oggi risolte». Si arriva così alla data fatidica del 12 gennaio, quando Kunz e Di Cicco firmano in rapida successione il primo atto, con controparte Alberoni, e poi quello con Rapisarda. Una compravendita a dir poco fortunata, anche considerando che dal milione di plusvalenza va detratta l’imposta di 247 mila euro versata al Fisco.
C’è un altro fatto curioso nella prodigiosa speculazione immobiliare: la firma dei due rogiti è avvenuta non solo lo stesso giorno, a meno di un’ora l’uno dall’altro, ma anche in due studi notarili diversi, a Milano, distanti tra loro quattro chilometri circa, 15 minuti d’auto.
Un amico da un milione
Tutto legale, certo, tutto regolare. Di sicuro, però, sembra quantomeno sorprendente che lo stesso immobile venga acquistato poi rivenduto nell’arco della stessa giornata, anzi della stessa mattina, con un guadagno del 40 per cento. Tanto che, a questo punto, è lecito chiedersi qual era il prezzo giusto della villa di Forte. Quello a cui Alberoni ha ceduto l’immobile oppure quello, molto più elevato, pagato da Rapisarda, l’acquirente finale.
Interpellato da Domani, Rapisarda ha detto di conoscere Kunz da molto tempo, «frequentiamo Forte dei Marmi e lì ci si vede». Poi ha spiegato che in quel periodo era alla ricerca di una casa più grande in Versilia: «E Dimitri (Kunz, ndr) mi aveva detto che che stava trattando questo immobile, per il quale avevano già fissato il prezzo. Oltretutto ci sono molti lavori da fare per rimetterla in sesto, lavori importanti. Tuttavia aggiunse che non era stato semplice chiudere con Alberoni perché c’erano questioni di eredità non facili da risolvere. Alla fine mi comunicò il buon esito, “Antonio io la prendo a prezzo favorevole”».
Rapisarda sostiene che Kunz non voleva venderla, ha accettato «perché io ho insistito». Rapisarda, inoltre, ammette che sapeva «benissimo che Kunz l’aveva presa a 1 milione in meno, ma il mercato di Forte è quella roba lì», spiega. Ma come è possibile che nel giro di così poco tempo il valore lieviti di un milione?, chiediamo. «Eh, lui l’ha trattata prima con prezzi più bassi, è stato bravo, lui mi ha detto questo è il prezzo...e io ho detto va bene». Questa operazione ha tutte le caratteristiche di un favore a un amico in difficoltà.
«Gli ho fatto un favore certamente, ma non è altro che una classica compravendita. La loro fortuna è che avevano questa chicca tra le mani». Rapisarda conosce anche la famiglia La Russa. I rispettivi figli, i suoi e quelli del presidente del Senato, si frequentano. Quando gli chiediamo se l’affare possa essere servito a coprire i debiti di Visibilia, risponde: «Sono sincero non conoscevo questa vicenda di Visibilia, se poi loro hanno usato soldi perché utili a sanare la società non credo ci sia nulla di male. Per me Dimitri è un amico, e non lo è perché fidanzato di Santanchè, lo conosco da molto prima che la loro storia d’amore iniziasse. Dimitri per quello che lo conosco è una persona normalissima, tranquilla, disponibile, non ha mai fatto pesare il ruolo, o i legami con la ministra».
Questa la versione di Rapisarda, che non aiuta granché a capire perché mai il prezzo della villa sia letteralmente esploso tra la prima e la seconda compravendita. Di certo, l’amico di Kunz non è un uomo d’affari alle prime armi. Milanese di nascita, 56 anni, casa nell’elegante quartiere di Brera, spesso presente agli eventi mondani della capitale degli affari, Rapisarda è un manager ben conosciuto negli ambienti finanziari.
Erede dei Gentilini, la dinastia di industriali che più di un secolo fa crearono a Roma l’omonimo marchio di biscotti, l’acquirente della villa di Forte ha però lasciato da tempo tutti gli incarichi operativi nelle aziende di famiglia. Tra queste c’era anche la Rapisarda Fluid, una fabbrica di tubi venduta al gruppo Usa Caterpillar.
L’imprenditore milanese ora tira le fila di alcune iniziative immobiliari e buona parte delle sue attività sono state concentrate sotto l’ombrello della Springstar, una società con base a Milano, controllata dall’imprenditore insieme ai due figli.
Quel giorno di gennaio, mentre la coppia Kunz-Di Cicco metteva a segno l’affare della vita, Daniela Santanchè annunciava ai microfoni di Radio 24 che «il settore del turismo è partito molto bene nel 2023». Oltreché per albergatori e ristoratori, l’anno nuovo era iniziato alla grande anche per il compagno della ministra, che il 12 gennaio, assieme alla moglie del presidente del Senato, ha messo la firma sulla favolosa plusvalenza da un milione di euro.
Una plusvalenza che di certo è servita a riportare un po’ di luce in un orizzonte che si faceva sempre più buio per la ministra e il suo fidanzato. Sui giornali erano infatti già emerse le prime notizie sulle gravi difficoltà finanziarie di Visibilia.
I debiti con banche e fisco viaggiavano ormai da tempo ben oltre il livello di guardia ed era più che concreto il rischio di fallimento per l’intero gruppo, anche per effetto dell’inchiesta penale avviata dalla procura di Milano. Sul registro degli indagati erano già stati iscritti i loro nomi, Santanché più Kunz, con le ipotesi di reato di bancarotta e falso in bilancio.
Negli atti finora raccolti dai pm non c’è l’operazione immobiliare tra la moglie di La Russa e il fidanzato della ministra. Di certo, però, il grande affare in Versilia si innesta in contesto di estrema fragilità finanziaria per Santanché e il fidanzato, imbrigliati nelle società della galassia Visibilia. Kunz, peraltro, nel momento in cui porta a termine la doppia operazione della villa in Toscana è ancora l’amministratore unico di Visibilia editrice, una delle società finite sotto la lente dei magistrati milanesi.
Debiti e conflitti d’interessi
La villa di Forte dei Marmi dista solo tre minuti di auto dallo stabilimento balneare Twiga. E qui la storia ci riporta a uno dei luoghi simbolo dell’ascesa di Santanchè e del suo amico di sempre Flavio Briatore, che del bagno dei vip, o presunti tali, è fondatore, azionista e infaticabile promoter. Anche la ministra è stata socia del Twiga fino a novembre e poi, una volta approdata al governo come responsabile del Turismo, ha venduto le sue azioni al fidanzato Kunz e allo stesso Briatore. La vendita ha fruttato circa 2,7 milioni di euro e, almeno nelle intenzioni, doveva servire a placare le polemiche sul possibile conflitto di interessi tra i due ruoli di Santanchè: quello di imprenditrice balneare e, allo stesso tempo, titolare del dicastero che dei balneari è chiamato a occuparsi.
Tuttavia, come ha svelato Domani nei giorni scorsi, Santanché continua a beneficiare degli incassi del locale versiliano. Tramite un’azienda di cui è azionista insieme al compagno Kunz, la ministra del turismo incassa una percentuale sul fatturato del Twiga. Denaro che verrà usato per pagare i debiti con il fisco contratti da Visibilia, l’azienda che per evitare il fallimento ha avviato davanti al tribunale fallimentare un procedimento di ristrutturazione del debito. Questo meccanismo è stato descritto dagli stessi legali della ministra nel loro ricorso.
Il piano di rientro prevede, appunto, il contributo dei ricavi provenienti dalla gestione del Twiga. Un fatto non banale, perché riporta al centro il conflitto di interessi della ministra del Turismo, che partecipa ai tavoli tecnici con le associazioni dei balneari sulle concessioni pubbliche.
Pare che il meccanismo che sfrutta il Twiga scelto per saldare le rate con l’Agenzia delle Entrate (1,2 milioni divise in 10 anni) abbia fatto sobbalzare sulla sedia la presidente del consiglio Giorgia Meloni, tenuta all’oscuro del metodo che potrebbe avere ripercussioni sull’immagine del governo. Anche perché è stato studiato e attuato nel pieno della legislatura, con Santanché ministra in carica che crea la società in affari di nuovo con lo stabilimento di Briatore. Azienda che questa volta avrà la missione principale salvare Visibilia dal tracollo.
House of Santa
Le ville sono una costante nella vita di Santanché imprenditrice. La dimora milanese, nel centro città, è da qualche mese vincolata per garantire i debiti con banche, fisco e una delle società della galassia Visibilia. Il consulente chiamato dalla ministra a valutare l’abitazione ha scritto nella perizia il valore di 6 milioni di euro.
Del resto, la residenza è dotata di ogni confort: più di 600 metri quadri, con piano interrato adibito a sala fitness e piscina. E poi marmi, mosaici, ogni angolo è lusso, nel più celebre tratto di Santanché, che ama raccontarsi come imprenditrice, prima ancora che ministra, come non ha mancato di sottolineare nell’informativa letta in Senato mercoledì 5 luglio per difendersi dalle accuse riportate sui giornali. Davanti ai suoi colleghi senatori ha omesso molte cose, ha anche mentito sull’indagine a suo carico. In compenso ha dedicato moltissimo del tempo a disposizione ad attaccare il nostro giornale, definendo il lavoro fatto da Domani «una pratica schifosa».
La colpa sarebbe quella di aver pubblicato la notizia “Santanché indagata”, un fatto vero. Non sappiamo se esiste un collegamento tra Visibilia e l’operazione immobiliare in Versilia. Non c’è dubbio però che Kunz, uno dei protagonisti della fortunata compravendita, già amministratore di Visibilia editrice e indagato dai magistrati milanesi al pari Santanché, nei mesi più delicati per la storia del gruppo imprenditoriale ha incassato insieme alla moglie del presidente del Senato una plusvalenza milionaria grazie all’imprenditore Rapisarda. Che utilizzo ne avrà fatto resta per ora uno dei gialli dell’estate 2023, all’insegna della ministra del Turismo.
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