- Francesco Picarone è un dem fedelissimo del presidente Vincenzo De Luca, prima consigliere comunale poi assessore a Salerno prima di approdare, nel lontano 2015, nel consiglio regionale, dove da otto anni guida la commissione Bilancio
- Picarone ha reagito alla nostra inchiesta sul sistema De Luca contestando i riferimenti alla sua parabola politica, ai suoi legami con i clan di Salerno.
- «Falso che abbia costruito rapporti con camorristi. Falso che sia mai stato sottoposto ad indagini preliminari per concorso esterno alla mafia. Falso che sia in contatto con gli uomini del clan D’agostino», scrive il suo legale, Francesco Saverio D'Ambrosio. Tuttavia, quanto scritto da Domani, non è il frutto di fantasiose ricostruzioni dei cronisti, ma trova piena corrispondenza nelle carte giudiziarie.
Francesco Picarone è un consigliere regionale del Pd, fedelissimo del presidente Vincenzo De Luca, prima consigliere comunale poi assessore a Salerno prima di approdare, nel lontano 2015, nel consiglio regionale dove da otto anni guida la commissione Bilancio, organismo chiave nel funzionamento della regione. Picarone ha reagito alla nostra inchiesta sul sistema De Luca contestando i riferimenti alla sua parabola politica, ai suoi intrecci con i clan di Salerno.
«Falso che abbia costruito rapporti con camorristi. Falso che sia mai stato sottoposto ad indagini preliminari per concorso esterno alla mafia. Falso che sia in contatto con gli uomini del clan D’agostino», scrive il suo legale, Francesco Saverio D'Ambrosio. Tuttavia, quanto scritto da Domani, non è il frutto di fantasiose ricostruzioni dei cronisti, ma trova piena corrispondenza nelle carte giudiziarie ottenute dal nostro giornale. Informative della polizia inviate nel 2018 alla procura salernitana.
Il risentimento di Picarone nei confronti di Domani è in realtà iniziato qualche giorno fa, quando chi scrive lo aveva chiamato per avere una replica sulle questioni di cui ci saremmo occupati a partire da una storia che era già emersa sui giornali locali nel 2021e che non abbiamo neanche citato negli articoli. La reazione di Picarone era stata a dir poco scomposta: «Mi fa schifo quello che sta facendo, sono una persona perbene, si presta a uno scontro politico becero». Come spesso accade con chi ricopre ruoli pubblici in Italia, alle domande seguono insulti.
Lo scooter e il boss
Partiamo dalla storia sollevata dai giornali locali nel 2021, così titolava Il Mattino. «Picarone, quel pressing sui dirigenti del Ruggi «favore» a Marigliano». Di cosa si parlava? Di intercettazioni intercorse tra Picarone e Pietrofesa, leader degli ambulanti, quest'ultimo faceva da tramite tra il consigliere e il boss, Ciro Marigliano, per un posto da trovare alla compagna di Marigliano all'ospedale Ruggi, tentativo abortito, nonostante i tentativi del consigliere.
Le carte sono quelle dell'inchiesta sui mercatini di Natale e contengono anche il dettaglio dello scooter. «È quello anche il periodo in cui viene rubato lo scooter delle figlie del consigliere(...) In quella circostanza si rivolse direttamente a Marigliano per ritrovare il mezzo», scriveva il quotidiano, fondato da Matilde Serao.
Per questo avevamo contattato Picarone, per chiedere una replica su questo presunto e insolito scambio di favori. «Io ho fatto la denuncia ai carabinieri e mi sono rivolto a tante persone, a persone che vivono nei quartieri, il motorino non mi è mai stato restituito e, ove mai fosse stato trovato, avrei fatto una denuncia di ritrovamento. Non mi sono mai rivolto a Ciro Marigliano, non ho mai parlato con lui, non c'è nessuna intercettazione. Se qualcuno ha chiesto a lui io non ho la minima idea. Mi sono occupato degli ambulanti, ma mai del resto, non mi sono mai interessato del posto all’ospedale Ruggi», aveva risposto.
Le altre carte
Domani, due giorni fa, ha pubblicato una prima puntata dell'inchiesta sul sistema De Luca riportando un fatto, l'iscrizione nel registro degli indagati di Picarone per complicità con la camorra, dato menzionato anche nell'articolo del Mattino di due anni fa. A questo, però, abbiamo aggiunto notizie inedite, come le parole dei collaboratori di giustizia e dettagli contenuti nell'informativa sul suo conto precisando che l'indagine era stata archiviata a seguito dello stop alle intercettazioni disposto dal giudice che aveva negato l'autorizzazione richiesta dalla procura antimafia di Salerno.
Nelle carte troviamo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Per esempio, Ciro De Simone, che nel 2016 aveva detto: «Il clan D’Agostino quando c’erano le elezioni si interessava della campagna elettorale dei vari candidati a cui era interessato. Ad esempio i fratelli Matteo e Ciro Marigliano facevano la propaganda elettorale per Picarone, assessore del comune di Salerno». Il riferimento era alle comunali del 2011.
Giuseppe De Simone, invece, aveva detto sempre nel 2016: «Marigliano Ciro (il boss, ndr) è amico dell’assessore Picarone del comune di Salerno. Li ho spesso visti insieme davanti al bar Sole e luna». Nell'informativa i detective definiscono i collaboratori e le fonti di prova «coerenti e convergenti con gli esiti delle consultazioni elettorali, tenutesi nel 2011, per il rinnovo del consiglio comunale di Salerno (...) i medesimi (Picarone e Savastano, ndr) avevano ottenuto il maggior numero di preferenze proprio nei rioni di Pastena, Mariconda e zone limitrofe, corrispondenti alle aree di maggior influenza del clan D’Agostino», si legge. Nel 2016 la distrettuale antimafia di Salerno aveva chiesto l'autorizzazione a intercettare i politici e i camorristi, e nell’informativa si legge: «(...)Picarone Francesco, Savastano Giovanni, Zoccola Fiorenzo, tutti indagati, a vario titolo, dei delitti di cui agli artt. 416bis e 416ter c.p». Indagine, come detto, arenata dopo il diniego a intercettare gli indagati.
L’uomo di De Luc sui contatti con Marigliano ha spiegato: «Io sono vissuto in un quartier popolare, conosco tutti, altra cosa è dire che io li abbia frequentati, non li ho mai frequentati». Picarone è disposto a prendere posizione contro il boss, abbiamo chiesto. La risposta: «Se lui fa quello che fa ed è accusato di qualcosa deve rispondere alla giustizia. Io non c'entro niente con lui. Io non devo dare giudizi, è la giustizia che deve dare responsi. Certo che prendo le distanze, che domande sono».
L’amico del presidente
Per capire il legame di Picarone con il presidente della regione De Luca è utile citare altre conversazioni intercettate e contenute nell’informativa della polizia. Il consigliere oggi non ha alcuna pendenza giudiziaria, ma gli ascolti raccontano molto del suo potere e della vicinanza a De Luca. Per commentare questioni politiche e l'indagine a carico di Ciro Pietrofesa, Picarone parlava al telefono con Claudio Postiglione, autista del presidente della regione, che ha un ruolo più ampio di quello ufficiale. Era il 2016.
II due parlano dei mercatini di natale e di un bando. In una conversazione successiva, invece, Picarone era impegnato a telefono con Pietrofesa, leader degli ambulanti. Quest'ultimo, quando apprendeva di alcune difficoltà per la sua nomina nell'organo di governo di Confesercenti, si muoveva tentando di coinvolgere il presidente. Così aveva fatto recapitare una lettera a De Luca tramite l'autista Postiglione e «negli stessi frangenti contattava telefonicamente e poi incontrava di persona Picarone affinché questi intercedesse presso il Governatore per sollecitare quanto richiesto nella missiva fattagli recapitare dall’autista».
Telefonate che chiariscono la vicinanza tra Picarone e De Luca, chiara anche dai verbali di Fiorenzo Zoccola, detto Libero, il ras delle cooperative e degli appalti comunali. «L’indicazione del presidente (De Luca, ndr) circa la ripartizione dei voti alle regionali tra Savastano e Picarone, nella misura del 70 e 30 per cento, fu da me veicolata alle altre cooperative che avrebbero dovuto quantomeno tenerne conto», ha detto l’uomo delle coop.
Oggi Zoccola risponde di corruzione, appalti, affidamenti, proroghe in cambio di voti e consenso. Picarone resta in consiglio regionale, presidente della commissione bilancio, e senza alcuna noia giudiziaria. E ha la stima di sempre del suo referente politico: De Luca.
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