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Care lettrici, cari lettori
La settimana della giustizia vede al centro una serie di passaggi legislativi importanti: l’arrivo in aula alla Camera della riforma della Giustizia e il via libera in consiglio dei ministri del decreto legislativo sulla presunzione di innocenza.
E’ continuato poi anche il dibattito intorno alla riforma del testo unico sulle nomine approvato dal Csm la settimana scorsa. All’intervista del togato di Area, Marcello Basilico ha risposto il togato di Unicost, Marco Bisogni, dando una versione un po’ diversa di come si sono svolti i fatti intorno alle due proposte.
La riforma della giustizia
Il 9 dicembre è arrivata in aula alla Camera la riforma costituzionale della Giustizia, accolta in particolare da Forza Italia come «un momento storico» alla memoria di Silvio Berlusconi.
La riforma costituzionale, infatti, contiene la misura simbolo della separazione delle carriere dei magistrati giudicanti da quelli requirenti. Prevede di conseguenza anche la creazione di due Csm, da cui viene scorporata la funzione disciplinare e assegnata ad un’unica Alta corte. Infine, prevede che i consiglieri vengano scelti attraverso il sorteggio puro.L’iter di approvazione sarà lungo: essendo una legge costituzionale serviranno due passaggi alle camere e dunque si arriverà a settembre 2025 secondo le previsioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Poi, con tutta probabilità secondo le dichiarazioni delle opposizioni, ci sarà anche un referendum confermativo all’inizio del 2026.
Politicamente, la riforma partita in sordina ora è diventata il cavallo di battaglia anche della premier Giorgia Meloni: unificante per la maggioranza, con il vantaggio di aggregare anche Italia viva e Azione. Contrarie, invece, Pd, Avs e Movimento 5 Stelle, secondo cui la riforma ha l’obiettivo di indebolire la magistratura.
In aula il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha difeso la bontà del testo, dicendo che «non tocca l'indipendenza e autonomia della magistratura. Non è un intervento punitivo e non ha una componente ideologica». Un dato, tuttavia, è certo: la riforma riguarda l’ordinamento giudiziario, già modificato dalla riforma Cartabia, e dovrà esprimersi anche il Csm. Contro hanno già preso posizione tutti i gruppi associativi e l’effetto, dunque, sarà un nuovo scontro tra toghe e governo.
decreto legislativo sulla presunzione di innocenza
Via libera ha ottenuto in consiglio dei ministri il decreto legislativo che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare personale fino a quando non siano concluse le indagini preliminari.
La stretta - già fortemente criticata dall’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione nazionale della stampa come «norma bavaglio» – impedisce di riportare in modo letterale il contenuto degli atti, che potranno solo essere citati per riassunto. Il testo si riferisce alle ordinanze di custodia cautelare personale, dunque riguarda le misure cautelari in carcere, gli arresti domiciliari ma anche per esempio gli obblighi o divieti di dimora e obblighi di firma. Si potrà invece continuare a pubblicare con virgolettati le ordinanze di custodia cautelare reali, come i sequestri.
Il testo, frutto della battaglia del deputato di Forza Italia Enrico Costa, non prevede però un nuovo apparato sanzionatorio per i giornalisti. Il giornalista che pubblicherà passaggi di ordinanze incorrerà nel reato di pubblicazione arbitraria di atti, la cui pena è l’ammenda da 51 a 258 euro.
Su questo tema aveva scritto, qualche mese fa, una riflessione critica il professor Glauco Giostra.
«Le ordinanze di custodia cautelare emesse durante le indagini sono atti anche di centinaia di pagine dal contenuto delicatissimo; comprendono testi di intercettazioni telefoniche, verbali di sommarie informazioni, riferimenti espliciti a relazioni di polizia giudiziaria. La pubblicazione letterale è un modo per eludere la segretezza delle intercettazioni, ed è uno strumento del marketing giudiziario», ha commentato Enrico Costa, deputato di Forza Italia.
Il Tar respinge il ricorso sulla sospensione di Natoli
Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della consigliera laica del Csm di Fratelli d'Italia, Rosanna Natoli, contro la sospensione deliberata dal plenum del Csm lo scorso settembre. Per il Tar il ricorso della consigliera «è, in parte, infondato e, in parte, inammissibile per difetto di giurisdizione».
La sospensione è la conseguenza di quanto accaduto durante un procedimento disciplinare: Natoli era membro della sezione Disciplinare e, durante un’udienza, l'avvocato Carlo Taormina ha depositato una chiavetta usb con l'audio e la trascrizione di un incontro avvenuto tra la sua assistita, la giudice catanese Maria Fascetto Sivillo sotto procedimento disciplinare, e la stessa Natoli.
La Cassazione dà il via libera al referendum sull’Autonomia
L’ufficio centrale per il referendum ha depositato un’ordinanza di ventotto pagine in cui ritiene che il quesito referendario sulla riforma dell’Autonomia sia ancora pienamente legittimo, nonostante i cambiamenti sostanziali imposti dalla recente sentenza della Corte costituzionale, che ha toccato sia l’elenco di materie devolvibili che la fissazione dei Lep (livelli essenziali di prestazione).
Rimane in piedi il quesito sulla totale abrogazione della riforma, cade invece il quesito di abrogazione parziale visto che la sentenza costituzionale ha già espunto o riformato le parti di cui si chiedeva l’abrogazione.
Ora, tuttavia, l’ultima parola spetta comunque alla Consulta, che entro il 20 gennaio dovrà pronunciarsi sulla coerenza costituzionale dei quesiti referendari e che non potrà non tener presente il contenuto della sua stessa sentenza di parziale incostituzionalità della riforma.
L’Ambrogino a un organismo del Coa di Milano
Il 7 dicembre il Comune di Milano ha consegnato gli Ambrogini d’oro e tra i premiati c’era anche l’Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento, costituito presso l’Ordine degli Avvocati di Milano. Il premio, ritirato dal Presidente dell’Ordine Antonino La Lumia dal Coordinatore dell’Organismo Carmelo Ferraro, è stato motivato così: «Istituito nel 2016, grazie all'impegno dell'Ordine degli Avvocati di Milano, ha l'obiettivo di tendere una mano a chi si trova in uno stato di insolvenza. Accogliendo la sfida di affrontare un fenomeno non solo economico ma sociale e occupandosi sia di semplici consumatori sia di imprese, collaboratori autonomi o enti no profit, permette a cittadini caduti nella crisi finanziaria di riprendere in mano la propria vita attraverso l'attivazione delle procedure di sovraindebitamento. Grazie alla preziosa attività pro bono dei suoi professionisti, riesce a intercettare necessità, bisogni e urgenze di una fascia fragile della popolazione e del tessuto produttivo della città, evitando rischiosi contatti con sistemi di illegalità come l'usura. Con la sua opera evita che la collettività si sobbarchi i costi indiretti legati al debito e apre la strada verso nuove interpretazioni delle norme».
Tutto rinviato per i nuovi posti in Dna
Dopo l’approvazione del testo unico sulle nomine, arriva al Csm la nomina di 7 nuovi sostituti in Direzione nazionale antimafia.
La scelta, che avrebbe dovuto essere fatta nel plenum dell’11 dicembre, è stata inviata alla seduta del 18 dicembre, a causa del deposito di osservazioni da parte degli esclusi.
Le proposte sul tavolo sono due, con con cinque nomi votati all’unanimità da tutti i membri della Terza Commissione e due altri nomi fatti dai gruppi di lavoro.
I nomi “comuni” sono quelli di Ida Teresi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Paolo Sirleo, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, Antonio De Bernardo, pm a Catanzaro, Federico Perrone Capano, sostituto procuratore a Bari e Stefano Luciani, sostituto procuratore a Roma.
Per quanto riguarda gli altri nomi, la proposta A (sostenuta da Area e Magistratura indipendente) ha indicato Eugenio Albamonte, sostituto procuratore a Roma, e Antonella Fratello, sostituto procuratore a Napoli. La proposta B sostiene invece Maurizio Giordano, sostituto procuratore a Napoli, e Giovanni Musarò, sostituto procuratore a Roma.
Il problema delle smart card dei giudici
Venerdì 6 dicembre i dirigenti delle Corti di appello hanno ricevuto una mail da un ufficio ministeriale con la comunicazione che “a causa di una direttiva vincolante europea, i certificati di firma sulle CMG emesse prima di gennaio 2024 verranno revocati da autorità a partire dal primo gennaio 2025”, e con l'invito a dare “priorità al personale di magistratura ai funzionari delegati poiché maggiormente influenzati dal provvedimento”.
Il ministero della Giustizia ha assicurato che il processo civile telematico non subirà alcuna interruzione di servizio, ma ancora non è stato chiarito se i certificati delle card verranno prorogati.
Per questo è intervenuto l’Anm, chiedendo al ministero di chiarire eventuali necessità organizzative.
Il nuovo database della giustizia amministrativa
A partire dal 10 dicembre la giustizia amministrativa lancia il nuovo portale OpenGA, disponibile sul sito web istituzionale, che offrirà al pubblico l'accesso a 15 tipologie di dataset di open data contenenti informazioni dettagliate sui ricorsi pendenti, sui provvedimenti emessi e su numerosi altri aspetti delle attività giudiziarie amministrative.
Il portale OpenGA consentirà di consultare informazioni aggiornate sui ricorsi pendenti, su tutti i provvedimenti adottati e in particolare su quelli riferiti agli appalti pubblici. L'accesso al portale è gratuito e sarà possibile scaricare i dataset in formati facilmente consultabili e riutilizzabili, in linea con le normative europee sugli Open Data.
Le vittime in Costituzione
La Commissione Giustizia del Senato ha dato parere positivo, con solo il voto negativo del senatore di Iv Ivan Scalfarotto, al nuovo testo unificato che punta ad inserire in Costituzione la tutela delle vittime di reato.
Il testo, dopo lo stop per le perplessità di Forza Italia («si altererebbe il rapporto tra pubblico ministero e difesa nel processo», aveva spiegato Pierantonio Zanettin) si è arrivati al compromesso di inserire questa tutela, non più nell'articolo 111 che disciplina il giusto processo, ma nell'articolo 24 (terzo comma) che indica chi può agire in giudizio. Così il testo arriverà in Aula.
Nordio sul calendario della penitenziaria
Dopo le pesanti critiche al calendario 2025 della polizia penitenziaria, raffigurata in atteggiamenti violenti con manganelli, scudi e pistole (qui trovate un commento del presidente delle Camere penali, Francesco Petrelli) il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto alle richieste di ritiro: «La Giustizia ha la bilancia e la spada. La bilancia senza spada sarebbe impotente, occorre coniugare entrambe le cose. Nell'Inno di Mameli l'elmo di scipio è l'elmo di Scipione non dei vigili del fuoco, la coorte era la compagnia dell'esercito romano. La spada è la custode della legge, la nostra polizia penitenziaria, che lavora purtroppo in condizioni difficili vista la violenza nei loro confronti, ha il diritto di difendersi».
L’aula bunker del processo Rinascita Scott
«L'imponente Aula Bunker di Lamezia Terme, costruita a tempo di record per la celebrazione del maxi processo ''Rinascita Scott'' e divenuta, nella Calabria giudiziaria, simbolo del ''processo penale di lotta'', è stata gravemente danneggiata da un temporale autunnale che l'ha resa impraticabile all'attività processuale. Con la caduta di questa simbolica ''fortezza giudiziaria'' va in frantumi l'irrazionale costruzione dei processi di massa, costringendo una intera sezione della Corte di Appello di Catanzaro a traslocare, insieme ai suoi giudici, nel complesso carcerario di Catania-Bicocca», si legge in una nota dell'Unione camere penali italiane.
«Giudici e avvocati, dal 3 febbraio 2025, saranno costretti ad un mortificante pendolarismo giudiziario, per celebrare un processo che, per le difficoltà logistiche, per la presenza di oltre 230 imputati e per il numero di detenuti, sarà caratterizzato da udienze fiume, senza vincoli di orario, nelle quali sarà impossibile garantire una adeguata difesa a tutela dei diritti di coloro che vi sono coinvolti. I giudici chiamati a celebrare, nella fase di appello, il processo simbolo dell'efficientismo repressivo di massa, si troveranno, così, inevitabilmente lontani dal modello di processo che dovrebbe essere proprio di un moderno stato liberale, che tutela i diritti e le garanzie dell'accusato. Assistiamo, così, attraverso la costruzione irrazionale e l'uso mediatico delle maxi-inchieste, alla celebrazione dell'egemonia delle procure ed al travolgimento delle garanzie difensive, viste sempre più spesso come ostacolo allo svolgimento dei processi. Ma l'eclatante fallimento logistico di questo maxi-processo non fa altro che mettere in risalto il problema, ben più grave e più ampio, della conclamata inefficienza del modello e della sua distanza rispetto alla funzione fondamentale propria del processo penale, che è quella dell'accertamento, oltre ogni ragionevole dubbio, della fondatezza dell'ipotesi accusatoria e della responsabilità dei singoli».
Intanto, la Camera penale di Cosenza ha proclamato per il 18 dicembre l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale di tutti gli avvocati impegnati esclusivamente innanzi agli Uffici giudiziari del Tribunale di Cosenza, del Giudice di Pace di Cosenza e della Magistratura di Sorveglianza di Cosenza. La decisione, comunicata tra gli altri, anche al ministro della Giustizia, fa seguito proprio alla decisione di celebrare il processo denominato "Reset" nell'aula bunker di Castrovillari e non a Cosenza, dopo l'inagibilità dell'aula bunker di Lamezia Terme.
Delmastro sul caso Cospito
Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, ha risposto alle domande del pm Rosaria Affinito, nel corso dell’udienza del processo in cui è imputato per rivelazione di segreto in relazione al caso Cospito, l’anarchico detenuto al regime di 41bis.
«Se un documento mi arriva senza classificazione io lo posso utilizzare, se arriva classificato io invece non posso utilizzarlo e quindi resto muto», ha detto, spiegando di aver iniziato a occuparsi del caso Cospito «perché un certo mondo giornalistico e culturale spingeva per la revoca del ministro del 41 bis a Cospito».
Delmastro ha aggiunto che è stata una sua iniziativa, «ma in Parlamento ne parlai con il ministro, con gli altri sottosegretari e al governo», ma «la richiesta a voce e per mail al capo del Dap era invece una mia autonoma iniziativa». «Le informazioni mi arrivarono via mail dall'allora capo del Dap Giovanni Russo: si trattava di una sintesi del Nic ma io ho chiesto l'integrale e mi sono arrivate così le relazioni Nic e Gom con la dicitura 'limitata divulgazione'. Ho chiesto allora cosa fosse questa dicitura che non conoscevo. A me è stato detto che la limitata divulgazione riguardava solo l'ufficio del Dap ed era nata quando era a capo Francesco Basentini: si trattava di una circolare per evitare che le risposte chieste dal ministro arrivassero prima ai giornali che al ministro». Qui trovate una ricostruzione più accurata di quanto Delmastro ha detto in udienza.
Il Pd contro la “giustizia non giusta”
Il Pd ha presentato le sue proposte sulla giustizia da inserire per emendamento nel Milleproroghe: una ulteriore proroga per l'entrata in vigore del processo penale telematico e più assunzioni negli uffici dei Giudici di Pace.
La deputata del Pd Debora Serracchiani, responsabile giustizia, ha detto che «Vogliamo porre l'attenzione su quella che abbiamo definito giustizia non giusta, siamo di fronte a un ministro che si occupa di grandi sistemi, penso alla separazione delle carriere, penso alla riforma della Corte dei Conti, penso ad esempio al sistema delle intercettazioni, piuttosto che all'abolizione dei reati come è accaduto sull'abuso d'ufficio, che pero' non toccano la vita quotidiana di coloro che vivono la giustizia ogni giorno» e «Oggi sono operativi solo il 37% dei Giudici di Pace necessari per lo svolgimento dei processi a loro affidati, che porta ad avere udienze che sono state già rinviate al 2028 o addirittura al 2030 e poi c'è il tema del processo telematico, noi siamo assolutamente favorevoli alla digitalizzazione del sistema giustizia e alla modernizzazione del sistema giustizia, per questo abbiamo lavorato affinchè venissero spesi bene i fondi del Pnrr e che purtroppo proprio sul tema del processo telematico si sono fermati».
Il convegno a Milano di Unicost
Oggi, venerdì 13 dicembre alle 14.30, presso il Palazzo di Giustizia di Milano si terrà l'evento "Giustizia e società: il nodo della comunicazione", organizzato da Unicost, alla presenza di numerosi esperti e magistrati e a cui prenderò parte anche io. Sarà possibile seguire il dibattito su Radio Radicale.
L'evento si aprirà con i saluti di Giuseppe Ondei, Presidente della Corte di Appello di Milano; Francesca Nanni, Procuratore generale presso la medesima corte; Antonino La Lumia, Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano; e dei Segretari distrettuale e nazionale di Unicost, Tiziana Gueli e Stefano La Torre. Alla tavola rotonda e al dibattito parteciperanno: Valentina Alberta, Presidente della Camera penale di Milano; Giuseppe Amato, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma; i componenti del CSM Michele Forziati, Antonino Laganà, Marco Bisogni e Roberto D'Auria; Fabio Roia, Presidente del tribunale di Milano; il direttore del Centro Studi Nino Abbate di Unicost, Antonio Balsamo; Vittorio Manes, professore di diritto penale dell'Università di Bologna Alma mater studiorum.
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