Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto al 36esimo congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati in corso a Palermo, dopo giorni di attacchi alla magistratura da parte di esponenti del governo sul caso che ha scosso la Liguria e portato agli arresti domiciliari, tra gli altri, il presidente della regione Giovanni Toti. Il guardasigilli ha assicurato che «l’indipendenza della magistratura giudicante e requirente è un principio non negoziabile. Una contiguità col potere esecutivo è inimmaginabile. Resta però il problema della separazione delle carriere». 

«Ci sono differenze nelle nostre posizioni, lo sappiamo tutti, e spesso sono state espresse anche in termini severi», ha continuato Nordio, riferendosi alle tensioni con l’Anm, su diversi temi relativi alla giustizia, «io accetto il dissenso che è il sale della democrazia. Tutte le critiche sono benvenute, a meno che non travisino gli atti». Ma ha poi precisato: «Mai mi sognerei di entrare in conflitto con la magistratura, io che sono stato magistrato per 40 anni e ho svolto il mio lavoro credo con dignità e onore.

La riforma

Nel suo intervento Nordio ha delineato la sua riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e sulla divisione in due del Consiglio superiore della magistratura. Sulle tempistiche per l’approvazione della riforma del governo sulla separazione delle carriere ha però detto di non essere in grado di rispondere, perché «in questo momento stanno affollando provvedimenti di vario tipo e siamo nel mezzo di una campagna elettorale che riduce di molto le possibilità di riunione del parlamento e dello stesso governo», e «sappiamo che la campagna elettorale impegna le energie dei partiti», ha detto a margine del suo intervento ai giornalisti. 

La separazione delle carriere, ha ricordato il guardasigilli, «era nel programma elettorale ed è un percorso sicuramente lungo perché richiede una revisione costituzionale, che che sarà fatta nel principio della dichiarazione di Bordeaux, che prevede la netta distinzione tra magistrati del pubblico ministero e magistrati giudicanti, e prevede che ci sia un’assoluta indipendenza tra pm nei confronti di qualsiasi autorità a cominciare dal potere esecutivo». Per Nordio questo, ha precisato, «è un dogma non trattabile».

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