Tra Corte dei conti e governo è rottura totale. Il Consiglio direttivo dell’Associazione Magistrati della Corte dei conti guidato da Paola Briguori si è riunito in un consiglio direttivo straordinario e ha pubblicato un duro comunicato contro le scelte della maggioranza di centrodestra. L’attacco è alla proposta di legge che porta la prima firma di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, che punta a modificare e ridurre le competenze della magistratura contabile.

L’Amcc «esprime netta contrarietà a ipotesi di riforma volte ad incidere pesantemente sui complessivi equilibri delle funzioni istituzionali della Corte dei conti come delineati dalla Costituzione», scrivono le toghe contabili, che già si erano espresse contro le modifiche durante le audizioni informali davanti alle commissioni parlamentari.

L’associazione dei magistrati della Corte dei conti ha già in prospettiva di riunirsi per approvare un piano di azione da intraprendere contro il disegno di legge ed è in calendario la convocazione dell’assemblea di tutti gli associati.

«La Corte dei conti non è freno, ma continua ad essere baricentro di legalità e garanzia per il Paese e per i cittadini che confidano nel corretto impiego delle risorse finanziarie pubbliche e, quindi, dei loro soldi», si legge nel comunicato, che apre tuttavia ad un confronto con la maggioranza, « leale e costruttivo, per promuovere processi capaci di incidere concretamente sul sistema di tutela del pubblico erario, potenziando gli strumenti di garanzia al servizio dei cittadini e di efficientamento dell’azione pubblica».

La pdl Foti

Il disegno di legge Foti è stato presentato a dicembre 2023 e punta a riformare le funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti, e a modificare la responsabilità per danno erariale.

Nella relazione al progetto si legge il senso della proposta: «Attribuire alla Corte dei Conti un nuovo ruolo di supporto agli amministratori, affinché questi possano trovare in via preventiva una concreta assistenza nella articolata gestione del denaro pubblico e non debbano più incorrere in processi per danno erariale che troppo spesso, almeno nel 60 per cento dei casi, si risolvono con assoluzioni determinate dalla infondatezza delle accuse; processi che, inoltre, hanno ripercussioni negative sulle carriere e alimentano a livello generale il circuito della paura». Tradotto: la Corte dei conti non deve più essere un controllore, ma deve assistere gli amministratori pubblici e, in seguito al suo intervento, sospendere poi nuovi giudizi di responsabilità erariale.

La proposta, infatti, prevede anche che «qualora l'atto abbia superato il controllo preventivo di legittimità e quindi sia stato vistato e registrato, non sarà più possibile sottoporre a giudizio per responsabilità erariale gli amministratori che lo abbiano adottato». Oggi, invece, la Corte dei conti può sottoporre a giudizio gli amministratori, anche se hanno adottato atti vistati dalla stessa Corte.

L’operazione di indebolimento dei poteri di controllo della Corte porta però anche il cappello di palazzo Chigi. La settimana scorsa, infatti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha detto che «il governo segue i lavori con attenzione, convinto, come recita il titolo di questo convegno, che la Corte dei Conti possa, e debba, diventare 'sempre piu' utile al Paese'». E aggiunge anche un altro passaggio: «Forse è il caso di cogliere l'occasione di questa riforma per immaginare un razionale accorpamento delle sezioni territoriali, sulla base della loro produttività».

© Riproduzione riservata