In una riunione di maggioranza, la ministra Cartabia ha chiesto che lavoro emendativo della riforma si svolga interamente alla Camera e che poi, al Senato, ci sia la garanzia che il testo passi senza intoppi. Ma Lega e Iv hanno detto no, non garantendo che a palazzo Madama il testo venga confermato
La strada per approvare la riforma dell’ordinamento giudiziario è sempre più in salita. Il ddl – di cui l’arrivo in aula è già slittato all’11 aprile – è ora al centro di uno scontro parlamentare tra partiti di maggioranza- Nonostante il testo fosse stato votato all’unanimità in consiglio dei ministri, con l’arrivo in commissione la pioggia di emendamenti sta rendendo impossibile trovare l’accordo.
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha trovato davanti a sè un muro che non sospettava: decisa a mettere in campo tutti gli strumenti possibile per la concertazione, tre riunioni di maggioranza non sono ancora bastate per risolvere l’impasse.
Con il risultato, insinuato da molti in commissione, che la riforma possa addirittura saltare.
La ministra però sta lavorando e oggi si è chiuso un accordo di massima sul metodo: per permettere alla Commissione di andare avanti, gli uffici del Ministero inizieranno a mandare i pareri sui punti su cui si è registrato un accordo.
Il nodo sorteggio comunque rimane, con la ministra che ritiene incostituzionale l’emendamento e il centrodestra con Italia Viva convinti a presentarlo. Se ne tornerà a discutere giovedì, quando è stata aggiornata la riunione.
Il muro di lega e italia viva
La questione più impellente riguarda i tempi: la riforma va approvata entro maggio al massimo, se si vuole eleggere il prossimo Csm, che va al voto tra giugno e luglio, con la nuova legge elettorale.
Per questo la ministra ha provato a porre ai partiti una condizione di partenza: che il lavoro emendativo si svolga interamente alla Camera e che poi, al Senato, ci sia la garanzia che il testo passi senza intoppi.
In questa logica, alla riunione di maggioranza hanno partecipato anche i membri della commissione Giustizia al Senato, in modo da dare anche a loro la possibilità di lavorare sul testo, anche se per tramite dei colleghi deputati formalmente investiti della prima lettura.
Proprio questa richiesta di metodo, però, è stata bocciata dall’asse tra Lega e Italia Viva: i due partiti non hanno dato la disponibilità a impegnarsi affinchè al Senato il testo venga confermato per come lo invierà la Camera.
Proprio questa posizione intransigente rischia di far naufragare la riforma. Il capogruppo M5s in commissione Giustizia, Eugenio Saitta, infatti, davanti alla presa di posizione di Lega e Iv ha detto che questo «rappresenta un problema politico» per la maggioranza e il governo. Il tavolo, comunque, si è aggiornato a questa mattina.
I punti controversi
Non solo sui tempi di approvazione: la distanza permane anche sul merito. La ministra ha ribadito di nutrire «dubbi costituzionali» su alcuni argomenti oggetto di emendamento e in particolare sull’introduzione del sorteggio temperato nella legge elettorale del Csm.
Ha però manifestato apertura su tutte le altre ipotesi di modifica del metodo di elezione dei consiglieri togati. Su questa posizione ha incassato l’appoggio sia del Pd che del Movimento 5 Stelle, ma la maggioranza si è divisa.
Il punto, infatti, è diventato oggetto di scontro politico: Pierantonio Zanettin, capogruppo di Fi alla Camera, ha confermato di sostenere il sorteggio temperato e non condivide i dubbi della ministra, mentre Cosimo Ferri, di Iv, ha annunciato che chiederà che il suo emendamento che prevede il sorteggio venga votato in ogni caso in commissione.
Difficile immaginare come si esca da questo angolo: le posizioni dei partiti di maggioranza sembrano inconciliabili e il tempo corre.
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