Mentre l’attenzione è tutta concentrata sull’annuncio della riforma, il Csm attualmente in carica ribolle.

Ad agitarlo è la formazione delle otto commissioni che cambiano ogni 16 mesi, e in particolare l’indicazione dei membri della Quinta. Nevralgica perchè quella che decide sugli incarichi direttivi e composta da quattro togati e due laici, lo scontro interno ha riguardato la nomina dei laici e del presidente.

La scelta dei nuovi componenti e dei vertici ha impegnato l’ufficio di presidenza – composto dal vicepresidente Fabio Pinelli, con la prima presidente di Cassazione Margherita Cassano e il procuratore generale di Cassazione Luigi Salvato – in una riunione fiume nel pomeriggio, anticipata da polemiche sotterranee in merito alla scelta dei laici da inserire nella quinta commissione.

Lo scontro

Secondo fonti dell’opposizione, a fare pressioni per la nomina di una laica di FdI – Isabella Bertolini – si sarebbe mosso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex toga Alfredo Mantovano, non nuovo a sortite nel campo dell’organo di governo autonomo delle toghe.

Secondo le stesse fonti, l’obiettivo sarebbe quello di ottenere la guida della commissione a un nome di fiducia della maggioranza. A contenderle il posto, il nome alternativo è quello del laico di Italia Viva, Ernesto Carbone, che è già stato componente della commissione. 

«Le agenzie annunciano che i laici di Fratelli di Italia mirano ad ottenere la presidenza della commissione incarichi direttivi e dell'ufficio studi dell'attuale Consiglio. Sorge il dubbio che la riforma non miri a togliere la politica dal Csm ma semplicemente ad affidare il Csm, e con esso la autonomia e la indipendenza della magistratura, alla politica dei partiti», è stato il commento del segretario della corrente progressista di Area, Giovanni Zaccaro.

Fonti del gruppo di centrodestra, invece, negano qualsiasi interferenza ma riferiscono di una legittima aspirazione di tribuna in questa commissione chiave da parte di un laico del gruppo di Fratelli d’Italia, che è il più numeroso in consiglio, «anche perchè esiste un principio di rotazione».

In questa tornata, FdI punta anche a ottenere per il laico Felice Giuffrè la guida dell’ufficio studi del Csm, che ha un ruolo centrale nel lavoro preparatorio sui pareri relativi alle riforme, compresa quella costituzionale di separazione delle carriere.

Dopo una lunga camera di consiglio, durata oltre tre ore, l’esito peggiore a riprova dell’impasse: fumata nera. Per le nomine delle nuove commissioni ci sarà tempo fino al 5 di giugno.

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