Il valzer delle nomine dentro il Csm si è concluso dopo una settimana di travaglio dell’ufficio di presidenza, guidato dal vicepresidente Fabio Pinelli. Ci sono volute infatti parecchie riunioni (e molto tese) per compilare le liste dei nuovi componenti delle otto commissioni che si rinnovano ogni 16 mesi.

Al centro del contendere, come spesso è accaduto, c’erano la composizione e la presidenza della Quinta commissione, che si occupa degli incarichi direttivi e dunque è dove si scaricano tutte le tensioni per la guida dei principali uffici giudiziari.

Contesa tra i laici, alla fine l’ha spuntata Ernesto Carbone di Italia viva: eletto in minoranza. Il suo nome ha superato in ufficio di presidenza le aspirazioni del centrodestra, che puntava sulla laica di FdI Isabella Bertolini. Secondo fonti interne, Bertolini avrebbe avuto l’appoggio di Pinelli, mentre la prima presidente di Cassazione Margherita Cassano e il procuratore generale Luigi Salvato avrebbero spinto per la soluzione Carbone.

L’equilibrio, però, si è cercato con il vicepresidente togato del gruppo conservatore di Magistratura indipendente Eligio Paolini, cui si sono aggiunti la consigliera della Lega Claudia Eccher e i togati Maurizio Carbone di Area, Mimma Miele di Md e Michele Forziati di Unicost.

Salta all’occhio, tuttavia, l’assenza di un laico di FdI, che è la componente più numerosa del centrodestra e aspirava ad avere almeno diritto di tribuna. Anche la Lega è rimasta fuori dalle presidenze, inoltre la laica Claudia Eccher è stata spostata dalla Sesta commissione, dove era relatrice della delicatissima pratica sui test psicoattitudinali per i magistrati.

«Così la commissione è ingestibile e ingiustificabile», trapela da fonti d’area centrodestra, secondo cui un Csm teoricamente a maggioranza conservatrice sarebbe invece sempre più sbilanciato sulla minoranza. E qualcuno, maliziosamente, sospetta che a influire siano state «forze istituzionali».

La compensazione

L’insoddisfazione forte è stata solo mitigata dal fatto di aver ottenuto altri ruoli a parziale compensazione. A FdI, infatti, è toccata la presidenza di due commissioni: la Nona che segue i rapporti istituzionali ma soprattutto la Quarta, che si occupa delle valutazioni di professionalità. Quest’ultima sarà guidata da Bertolini e l’incarico è di peso, perché si occuperà anche del tanto temuto “fascicolo” delle toghe introdotto dalla riforma Cartabia. Anche la composizione complessiva lascia presagire una maggioranza d’area, con due togati di Mi e un’altra laica di FdI e due soli posti lasciati all’area progressista.

Altra richiesta del centrodestra era stata la guida della Sesta commissione, che invece è toccata al togato centrista di Unicost, Roberto D’Auria. La Sesta è infatti l’altro tassello pregiato: da questa commissione, infatti, passano i pareri sulle riforme. Qui arriverà, quindi, il testo del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere e lo smembramento del Csm.

FdI puntava a ottenere la presidenza, invece il laico di FdI Felice Giuffrè ha ottenuto solo il ruolo di vice ma ha guadagnato la guida dell’Ufficio studi e dunque potrà giocare un ruolo forte nei lavori preparatori di tutta la documentazione del consiglio. In ogni caso l’approvazione dei pareri è collegiale e peserà il fatto che tutti i gruppi associativi – Mi compresa – si sono già espressi contro la riforma.

La composizione delle commissioni

Al netto delle presidenze, nelle commissioni chiave ognuno dei sei componenti può giocare un ruolo fondamentale.

Nella Quinta, oltre a Carbone, sono stati indicati la consigliera della Lega Claudia Eccher e i togati Eligio Paolini di Mi, Maurizio Carbone di Area, Mimma Miele di Md e Michele Forziati di Unicost.

Nella Sesta, invece, i componenti sono il presidente D’Auria di Unicost, i togati Antonello Cosentino di Area, Eligio Paolini di Mi e l’indipendente Roberto Fontana, insieme ai laici Roberto Romboli del Pd e Felice Giuffrè di FdI.

Quanto alle altre presidenze in commissioni, a Tullio Morello di Area è andata la Prima commissione, competente sulle pratiche a tutela e sui trasferimenti d’ufficio dei magistrati; Paola D’Ovidio di Magistratura indipendente sarà a capo della

Terza commissione che gestisce l’accesso in magistratura e l’autorizzazione ai fuori ruolo; Maria Vittoria Marchianò, anche lei di Mi, presiederà la Settima commissione, che gestisce l’organizzazione degli uffici giudiziari; a Maurizio Carbone di Area è andata la presidenza dell’Ottava commissione che si occupa della magistratura onoraria e Daniela Bianchini, laica in quota FdI, andrà alla Nona commissione, che gestisce le attività internazionali del Csm.

Il nuovo organigramma entrerà in vigore dal 10 giugno e durerà fino al 9 ottobre 2025, perchè la composizione delle commissioni cambia ogni 16 mesi.

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