L’imperativo della maggioranza è convertire il decreto legge sulle carceri, senza modifiche e con la fiducia, entro la fine della settimana e dunque in tempo per la chiusura estiva del parlamento ed entro il termine del 2 settembre. Per questo, alla Camera è in corso una marcia forzata: oggi il testo arriverà in aula, ieri invece la commissione Giustizia ha dato il via libera al testo approvato in Senato e conferito mandato al relatore, il presidente Ciro Maschio di Fratelli d’Italia, bocciando tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni.

Eppure, come hanno denunciato tutti gli operatori del settore – dagli avvocati penalisti alla magistratura di sorveglianza, fino ai garanti territoriali dei detenuti - il decreto legge è un guscio vuoto davanti all’emergenza carceri in corso ormai da mesi. Dall’inizio dell’anno si è toccato il numero record di 62 suicidi di detenuti, l’ultimo dei quali si è impiccato nel carcere di Cremona, e il sovraffollamento è fuori controllo (61.480 detenuti, a fronte di una capienza effettiva delle carceri di poco più di 51mila posti letto), con rivolte all’ordine del giorno, l’ultima delle quali avvenuta nel carcere minorile di Torino. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, lo aveva descritto come un «intervento vasto e strutturale», in realtà l’unica norma sostanziale contenuta nel decreto riguarda l’assunzione di mille agenti entro il 2027, mentre l’articolo 5 prevede un teorico snellimento delle procedure per ottenere il beneficio della liberazione anticipata, ma senza cambiare l’ammontare degli attuali 45 giorni ogni sei mesi. Vengono poi aumentate le telefonate mensili per i reclusi e si istituisce un registro di strutture per l’accoglienza di detenuti che possono accedere alle misure alternative. 

I restanti articoli, invece, non riguardano le carceri: viene introdotto il nuovo reato di peculato per distrazione (necessario per tentare di scongiurare la procedura di infrazione Ue dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio) e la proroga dell’entrata in vigore del nuovo tribunale della famiglia introdotto dalla riforma Cartabia.

La maggioranza

Proprio l’articolo 5 è stato oggetto di scontro anche dentro la maggioranza durante la fase di conversione al Senato. Forza Italia, infatti, si era inizialmente detta d’accordo con la proposta del senatore di Italia Viva Roberto Giachetti, che proponeva di portare a 60 i giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi, e aveva presentato un pacchetto di nove emendamenti tra i quali uno che prevedeva di portare a 4 anni il limite di pena per ottenere gli arresti domiciliari. La presa di distanza di FI dalla linea di Lega e FdI ha però provocato più di uno scossone, tanto che prima del sì al Senato è servito un vertice di maggioranza per evitare lo scontro.

FI ha dovuto cedere e gli emendamenti sono stati falcidiati: sette emendamenti eliminati e i due rimasti sono stati riformulati, di fatto introducendo solo la possibilità di ottenere la detenzione domiciliare anticipata solo per per gli ultrasettantenni che abbiano una pena residua da scontare tra i due e i quattro anni, eccetto quelli condannati per reati gravi, o per i detenuti che si trovano in gravissime condizioni di salute. Poco più di qualche centinaio di detenuti, quindi. Anche sulla proposta Giachetti, infine, è arrivato il passo indietro e il testo rimane per ora fermo in commissione. Unico piccolo segnale di attenzione è l’iniziativa di FI con il Partito radicale "Estate in carcere", «per monitorare la situazione e individuare i punti di criticità» visitando le carceri per incontrare i detenuti e gli operatori, ha detto il deputato Pietro Pittalis, membro della commissione Giustizia. Il treno per intervenire subito in modo concreto, però, è stato perso e anche ieri il via libera in commissione è arrivato nel silenzio di dichiarazioni da parte di esponenti di FdI e Lega.

Il risultato, infatti, è un testo blindato che non interviene nè sull’emergenza suicidi nè su quella del sovraffollamento e per questo le opposizioni, in segno di protesta, non hanno partecipato ai lavori di commissione e hanno sollevato – respinta– anche la questione pregiudiziale di costituzionalità per mancanza dei requisiti di necessità e urgenza del decreto legge. «Tardivo e inutile», è stato l’attacco del Pd con il senatore Alfredo Bazoli.

 Paradossalmente, il dl carceri si caratterizza quindi soprattutto perchè introduce un nuovo reato. Ovvero quel peculato per distrazione che va a colmare il vuoto di tutela lasciato dall’abrogazione (ancora non promulgata dal Colle) dell’abuso d’ufficio, con la pratica – discutibile perchè rischia di produrre discrasie di sistema – di usare la decretazione di urgenza per creare un nuovo reato. Per i detenuti, invece, si prospetta un agosto all’insegna dell’emergenza e la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente, se continuerà ad essere ignorata.

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