La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha all’attivo due riforme di portata quasi storica (ma mancano i decreti attuativi) come il ddl civile e penale, e una che ha fatto scalpore come il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza. E due riforme mancate: il ddl Zan e la riforma del Csm
Il bilancio del 2021 per via Arenula può dirsi parzialmente positivo. In meno di dodici mesi, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, è riuscita ad approvare due riforme di importanza centrale per la conferma dei fondi europei del Recovery. Inoltre, ha approvato il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza che sta creando un dibattito importante all’interno della magistratura per il rapporto tra giustizia e informazione.
I due nei riguardano una legge non approvata – il ddl Zan contro l’omotransfobia – e una che avrebbe dovuto essere approvata entro fine anno ma è ancora pendente: il ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario che contiene la riforma del Csm oltre che del metodo di promozione dei magistrati.
ddl penale
La riforma dell’ordinamento penale, che contiene anche la riforma del meccanismo della prescrizione, punta a ridurre la durata dei procedimenti penali come chiesto dalla Commissione europea.
Il testo di delega al governo, che è già al lavoro per i decreti attuativi, comprende tutte le fasi processuali e punta in particolare sui riti alternativi, la modifica del regime delle impugnazioni e la digitalizzazione.
Uno scivolone nell’approvazione è stato dato dal lungo braccio di ferro politico sulla riforma della prescrizione, che ha riscritto in modo sostanziale la riforma approvata dal precedente ministro del Movimento 5 Stelle, Alfonso Bonafede.
ddl civile
E’ la riforma forse più attesa, perchè punta a ridurre dell 40 per cento i tempi del giudizio civile. La legge delega è molto complessa e comprende una serie di modifiche al rito civile, semplificandolo, ma anche la creazione del nuovo tribunale della Famiglia, in cui confluirà il tribunale dei Minori.
Il testo prevede la valorizzazione delle Adr (giustizia alternativa come la mediazione); la semplificazione del procedimento civile, anche stabilizzando le innovazioni tecnologiche; rafforzare il processo esecutivo; semplificazione del rito lavoro; introduzione di un rito unico per il procedimento minorile.
Anche in questo caso dovranno essere approvati i decreti attuativi e alcune riforme, come quella della creazione del tribunale della Famiglia, avranno una fase di passaggio prima di entrare definitivamente in vigore.
dl sulla presunzione di innocenza
Il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza è stato approvato negli scorsi mesi ed è entrato in vigore a inizio dicembre.
Recepisce nel nostro ordinamento una direttiva Ue che risale a cinque anni fa e a cui non era mai stata data attuazione. Il tema sembra tautologico, visto che la presunzione di innocenza è prevista in Costituzione, invece il decreto legislativo implementa una serie di norme che hanno l’obiettivo di bloccare il cortocircuito che spesso si crea tra informazione e palazzi di giustizia, ai danni del cittadino indagato.
Il testo, che prevede di procedimentalizzare le note stampa e le conferenze stampa, togliendole dall’autonomia della polizia giudiziaria e affidandole alla responsabilità del procuratore capo, sta creando molto dibattito in magistratura.
legge zan
E’ stata una delle grandi battaglie perse dal centrosinistra in parlamento. Il governo e il ministero della Giustizia sono state investite solo lateralmente di questa legge e hanno lasciato che lo svolgimento seguisse l’iniziativa parlamentare.
La legge prevedeva la difesa rafforzata della comunità Lgbtq+ in caso di violenza connotata dall’omotransfobia.
Dopo l’approvazione alla Camera, dove Pd e Movimento 5 Stelle avevano numeri più solidi, la legge è stata bocciata dal Senato per 23 voti, con uno stop di sei mesi che di fatto ha archiviato il testo.
Ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario
Il testo della riforma doveva essere approvato – come il civile e il penale – entro la fine del 2021 per rispettare i tempi dettati dall’agenda europea.
Invece, nonostante gli annunci, gli emendamenti ministeriali al testo base non sono stati depositati entro Natale. Con il risultato che tutto slitterà a inizio 2022, proprio in concomitanza con la delicata fase politica dell’elezione del capo dello Stato, che rischia di allungare ancora i tempi.
La riforma contiene la modifica del meccanismo di assegnazione degli incarichi direttivi degli uffici giudiziari, modifiche di sistema del Csm in commissioni, la modifica dei criteri per l’assegnazione degli incarichi e la procedimentalizzazione di alcuni aspetti professionali. Inoltre, l’aspetto più controverso che ha bloccato politicamente l’iter è la riforma del sistema elettorale del Csm, su cui partiti e gruppi associativi della magistratura sono divisi.
In ogni caso, come da auspicio del presidente Mattarella, la riforma dovrebbe essere approvata in tempo per luglio 2022, data in cui il Csm verrà rinnovato.
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