Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia è stata caratterizzata dalla ripresa delle schermaglie tra governo e magistratura, in particolare in seguito alla richiesta di condanna a 6 anni per il vicepremier Matteo Salvini nell’ambito del processo Open arms.

Ci sono state poi ulteriori reazioni al caso della consigliera laica sospesa, Rosanna Natoli, che tuttavia è intenzionata a tenere duro e a non dimettersi. Intanto, nuova fumata nera anche per la nomina del nuovo giudice costituzionale.

Sul fronte degli approfondimenti, infine, propongo una piccola inchiesta sul dilagare dei delitti all’arma bianca, sulle cui cause mi sono confrontata con l’ex procuratore minorile di Milano, Ciro Cascone.

Open arms: governo contro le toghe

Processo politico o meno, quello di Palermo per il caso Open arms a Matteo Salvini ha già prodotto un effetto: è diventato il gancio mediatico per il centrodestra per spingere sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere di giudici e pm. «Si tratta di un processo politico e di un tentativo della sinistra di attaccare il governo e il diritto alla difesa dei confini nazionali», sono state le parole del leader della Lega al consiglio federale del partito. 

Salvini ha dato segno di voler puntare sulla linea comunicativa della persecuzione giudiziaria da parte dei pm politicizzati, circoscrivendo alla categoria della magistratura requirente la vocazione a condurre processi politici, in accordo con la sinistra.

Per questo ha chiamato alla mobilitazione i suoi sostenitori in vista dell’udienza del 18 ottobre, perché manifestino davanti al tribunale di Palermo. «Nessuna chiamata alle armi. Ci sarà una mobilitazione di cui si stanno valutando le modalità», ha provato a stemperare i toni uscendo dal vertice federale del partito Giulia Bongiorno, senatrice leghista ma soprattutto avvocato di Salvini. «Non c’è nessuna voglia di acutizzare scontri con la magistratura», ma «nell’ambito di questo processo ci sono alcune anomalie», ha aggiunto.

La magistratura associata, con il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, ha parlato di uno «scadimento del linguaggio, pericolosissimo quando si parla della magistratura come istituzione», mettendo in guardia dai rischi di un continuo scontro tra politica e toghe. La direzione, però, è stata ormai imboccata.

Ancora sul caso Natoli

In attesa di conoscere l’esito delle istanze presentate dalla consigliera laica sospesa Rosanna Natoli, continuano le reazioni al caso. «Tutti abbiamo avuto modo di ascoltare quell'audio pubblicato su tutti i giornali e di fronte a quell'audio c'è poco da discutere. Non è possibile pensare di proseguire nell'impegno di un mandato consiliare quando ci si incontra, da componente della sezione disciplinare, con un magistrato incolpato, con processi già definiti e altri da definirsi», ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, e «le dimissioni, come auspicavamo, sarebbero state un rimedio meno doloroso e faticoso».

Il gruppo di Articolo 101 ha invece pubblicato una nota in cui sottolinea che «la vicenda Natoli, oltre che essere un clamoroso esempio di caduta etica di un componente del Csm, conferma ciò che è evidente da anni, ossia il degrado istituzionale del Consiglio. Purtroppo, a parte il sacrificio del reprobo usato come capro espiatorio di turno, non si è mai fatto niente, né all'interno né all'esterno, per risolvere alla radice l'essenziale problema che affligge l'Istituzione consiliare, ossia l'essere la stessa divenuta dominio di gruppi partitici, togati e non, che la gestiscono secondo logiche di potere politico e non secondo criteri di amministrazione legale e imparziale». E ancora «La consigliera Natoli avrebbe dovuto dimettersi immediatamente e dimettersi è ciò che la stessa, se avesse un minimo senso di responsabilità istituzionale, dovrebbe ancora fare. D'altro canto, riteniamo doveroso, a questo punto, che si faccia completa chiarezza su quanto emerso dalle registrazioni divenute di dominio pubblico, accertando sotto ogni profilo quanto accaduto. Le ombre che il caso getta sul funzionamento della Sezione disciplinare del CSM non possono non essere dipanate, a garanzia di tutti i magistrati e della funzione giurisdizionale il cui esercizio è agli stessi costituzionalmente affidato».

Giudice costituzionale

Nuova fumata nera: il parlamento in seduta comune non ha eletto il giudice costituzionale mancante ormai da parecchi mesi. Si tratta della sesta votazione andata a vuoto, per cui serviva la maggioranza qualificata dei tre quinti dei componenti del parlamento. Nessuno, però, ha raggiunto il quorum.

Il risultato è l’ennesimo rinvio di una votazione a cui però sembrano mancare le basi per sbloccarsi: non esiste un confronto serio tra maggioranza e opposizione per individuare un nome comune. Nella votazione odierna sono risultati 7 voti dispersi, 343 schede bianche e 24 schede nulle.

Si dovrà quindi andare alla settima votazione, non ancora calendarizzata. Tra le ipotesi c’è quella di collocarla a dicembre, quando saranno in scadenza altri tre giudici costituzionali. In questo modo potrebbe avvenire una sorta di spartizione, con una nomina “a pacchetto”: tre nomi al centrodestra, uno alle opposizioni.

Separazione delle carriere

Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha detto che «L'accelerazione sulla separazione delle carriere risale a prima dell'estate» e che «in commissione alla Camera mancano una dozzina di audizioni. Considerati i tempi di una riforma costituzionale, il nostro obiettivo è di concludere il primo passaggio parlamentare entro Natale».

Caso Eni-Nigeria

I pm di Brescia hanno chiesto la pena di otto mesi di reclusione nei confronti dei pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati di rifiuto di atti di ufficio per non aver depositato atti "in favore delle difese" degli imputati, tutti assolti definitivamente, nel processo milanese sul caso Eni Nigeria.

Secondo l’accusa, De Pasquale e Spadaro, hanno «scelto di non adempiere agli obblighi che la legge impone loro», ossia non di «selezionare» gli elementi di prova ma depositarli tutti alle parti processuali. Invece «con il loro comportamento omissivo», hanno nascosto atti favorevoli agli imputati, avrebbero leso il diritto di difesa. «E il fatto che entrambi esercitino ancora le proprie funzioni e in assenza di critica del proprio operato, fa sì che la pena non possa essere sospesa perché c'è la possibilità che le condotte possano essere reiterate».

Il difensore Massimo Dinoia ha invece sostenuto che non ci sia nessun «obbligo giuridico inderogabile e indifferibile di deposito» degli atti raccolti da terzi in merito all'attendibilità di un testimone dichiarante e non per dimostrare l'innocenza degli imputati.

Il legale ha contestato il capo di imputazione di rifiuto di atti d’ufficio, dicendo che «non c'è alcuna norma che imponga in via immediata e diretta il deposito: le norme sono generiche e non contengono indicazioni specifiche ma enunciazioni di principi». A ciò si aggiunge il fatto che l'obbligo di raccogliere le prove a discarico spetta al pm in fase di indagini per una questione di economia processuale e che il pm in dibattimento è una parte ha il compito di dimostrare la sua ipotesi accusatoria.

Legittimo impedimento avvocati

Sì dell'Aula del Senato al ddl sul legittimo impedimento del difensore. Il provvedimento, proposto dalla Lega, passa ora alla Camera e prevede la possibilità anche per gli avvocati di avvalersi della restituzione in termini o del rinvio dell'udienza se assenti per malattia o impedimenti comunque legati alla salute.

Il Consiglio Nazionale Forense ha espresso grande soddisfazione per l'approvazione: «Questo importante provvedimento, frutto di un costante impegno del Cnf, riconosce e tutela il diritto degli avvocati a svolgere il proprio ruolo senza pregiudicare il diritto alla difesa dei cittadini».

Mediazione civile

Il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che introduce disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, in materia di mediazione civile e commerciale e negoziazione assistita.

Il decreto - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi - apporta alcuni correttivi per i quali sono state raccolte le convergenti indicazioni dei soggetti interessati, quali il Consiglio nazionale forense e le associazioni di organismi privati, oltre che dai giudici e dagli esperti. In materia di mediazione, si interviene in particolare in modo da operare una chiara distinzione tra la disciplina della mediazione “telematica”, i cui atti sono completamente digitalizzati, e la disciplina delle modalità di partecipazione agli incontri con collegamento da remoto. Di conseguenza, si allinea a tali previsioni anche la disciplina della negoziazione assistita con modalità telematica.

Costa torna in Forza Italia

Il deputato eletto con Azione, Enrico Costa, che ha portato avanti molte battaglie in materia di giustizia, è tornato in Forza Italia: «Mi sono sforzato di spiegare che Azione era nata all'opposizione del Governo Conte bis, composto dalle stesse forze del Campo Largo, ma le mie osservazioni sono state liquidate come critiche di un insofferente, anziché seri argomenti di discussione. E' sotto gli occhi di tutti che i partiti del 'campo largo' hanno posizioni antitetiche rispetto alla linea che abbiamo rappresentato in questi anni. E' sufficiente pensare alla violente critiche che hanno riservato alle mie proposte sulla giustizia per avere chiara l'impraticabilità di quell'area da parte di chi sostiene una politica garantista», ha dichiarato.

La vittima in Costituzione

«L'inserimento della "vittima" in Costituzione contraddice frontalmente i principi fondamentali che la stessa costituzione garantisce in materia di diritto penale liberale. I diritti dell'indagato e dell'imputato sono altrettanti limiti all'esercizio del terrificante potere che lo Stato in grado di mettere in campo contro di lui», si legge in una nota di Francesco Petrelli, presidente dell'Unione Camere Penali Italiane. «Per questo al centro del processo e delle garanzie e posto chi è investito da questo potere e per questa ragione il principio fondamentale della presunzione di non colpevolezza è scritto in costituzione, la vittima non ha necessità di tutela costituzionale perché la sua parte si schiera lo Stato nel processo penale e perchè dalla sua parte si schiera l'opinione pubblica nel "processo mediatico". Ogni soluzione che alterasse questo equilibrio, ammantata da ragioni più o meno etiche, travolgerebbe la natura stessa del processo penale. Il rinvio alla prima commissione dell'esame del ddl costituzionale sulla proposta, a seguito dell'intervento del Senatore Pierantonio Zanettin, è un ottimo segnale di riflessione da parte della politica nella speranza che le nuove audizioni possano portare al ritiro del ddl».

Nomine al Csm

Presidente tribunale Ivrea: nominata Antonia Mussa, attualmente giudice tribunale Torino

Presidente tribunale minorenni Potenza: nominato Arturo Maria Pavese, attualmente giudice tribunale minorenni Potenza

Presidente sezione corte appello Messina: nominato Massimo Gullino, presidente sezione lavoro corte appello Reggio Calabria

Presidente sezione tribunale Firenze: nominato Alessandro Ghelardini, attualmente giudice tribunale Firenze

Presidente sezione tribunale Ragusa: nominato Vincenzo Ignaccolo, attualmente giudice tribunale Ragusa

Presidente sezione tribunale Monza: nominata Silvia Pansini, attualmente giudice tribunale Monza

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