Care lettrici, cari lettori

questa settimana è stata tutta proiettata sul voto europeo dell’8 e 9 giugno, con il mondo della giustizia ancora impegnato a discutere sulla riforma costituzionale annunciata dal ministro Carlo Nordio.

L’altro evento che ha segnato la settimana e che era stato anticipato nella scorsa newsletter ha riguardato la nuova configurazione delle commissioni del Csm, che hanno lasciato il centrodestra estremamente scontento e a questo ho dedicato un approfondimento.

Durante il plenum, poi, c’è stato uno scontro sul caso della valutazione di professionalità del magistrato Emilio Sirianni, che ha risollevato la questione dei parametri di indipendenza delle toghe. Un dibattito che ormai ritorna con estrema frequenza e che ha prodotto una spaccatura tra consiglieri laici e togati.

Le parole di Nordio

Il guardasigilli Carlo Nordio è intervenuto in settimana con alcune considerazioni ulteriori rispetto alla sua riforma, che vale la pena segnalare:

- Sul referendum possibile: «Sono certo che se andassimo a referendum lo vinceremmo a larga maggioranza perché gli italiani vogliono questa riforma», ha detto specificando che «Ho conosciuto moltissime persone anche di sinistra, a favore della riforma. Penso a Giuliano Pisapia, con cui ho scritto un libro e molti altri. C'è un largo tratto della sinistra che è garantista e che dovrebbe esserlo anche più della destra, perché nella sua tradizione storica dovrebbe essere dalla parte del più debole».

- Sullo sciopero dell’Anm: «Lo sciopero è un sacro strumento di lotta della classe lavoratrice. Esiste anche per alcuni casi la precettazione. Se i magistrati accettano questo tipo di lotta che facciamo la precettazione dei pm? Sarebbe una contraddizione metafisica. Per cui spero che i magistrati non scioperino. Sono poi convinto che gli italiani non capirebbero uno sciopero dei magistrati» perchè «il credito della magistratura, che è già crollato in questi anni, crollerebbe ancora di più. Un potere non può scioperare, sarebbe come se scioperasse il Governo o il Parlamento».

- Sulle correnti: «Oggi il Csm viene eletto attraverso i voti dei magistrati iscritti nelle varie correnti. Il Csm sta alle correnti come il Parlamento sta ai partiti. Quando siamo sotto elezioni i telefoni bruciano perché i colleghi vanno a cercare il voto. Questo è perfettamente lecito, comporta però lo stesso legame che avviene tra i partiti e i parlamentari. C'è una specie di mercimonio perfettamente lecito finche non raggiunge le patologie del caso Palamara. La magistratura non deve essere indipendente solo dall'esecutivo e dal legislativo ma anche da se stessa».

Il ddl sulla magistratura onoraria

Nel frattempo, l’ultimo cdm prima delle europee ha approvato un disegno di legge che riguarda la magistratura onoraria, con riferimento ai magistrati onorari già in servizio alla data di entrata in vigore del d.lgs.116/2017. Con il provvedimento, si procede ad una complessiva messa a sistema della figura del magistrato onorario, che abbia optato per la conferma, risolvendo i profili di criticità emersi dalla procedura d'infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia.

Il provvedimento fissa  in modo preciso i doveri e i diritti, tra i quali la previsione di un orario massimo settimanale (di 36 o 16 le ore di lavoro a settimana, a seconda del regime esclusivo o meno), l'estensione di importanti tutele assistenziali relative a malattia e maternità e al trattamento di fine rapporto. 

Ancora suicidi in carcere

Questa settimana i suicidi in carcere dall’inizio dell’anno sono arrivati a 39, cui si aggiungono 4 agenti della polizia penitenziaria. 

Il detenuto, che aveva da poco compiuto 31 anni, era di origini pakistane ed era in carcere a Regina Coeli da settembre scorso per rapina e lesioni e ancora in attesa di primo giudizio, si è impiccato nella sua cella.

A Regina Coeli sono presenti 1.140 detenuti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio.

Il tribunale di Milano in materia di liquidazioni

Il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, con una nota ha reso noto che sono stati incrementati del 16% i parametri di liquidazione del danno patrimoniale con un ottica di adeguamento all'aumento del costo della vita.

Il gruppo danno alla persona costituito all'osservatorio sulla giustizia civile di Milano, coordinato da Damiano Spera ed Elena Riva Crugnola e costituito da magistrati, avvocati, medici legali e professori universitari, ha aggiornato tutte le tabelle relative alla liquidazione del danno non patrimoniale.

«L'intenso lavoro svolto ha avuto come fine quello di attualizzare i parametri di liquidazione adottati dai giudici civili all'aumento del costo della vita e ciò in relazione alla circostanza che gli indici di riferimento erano fermi al 2018-2021. Mediamente si è avuto un incremento del 16% dei parametri liquidativi in un'ottica di effettiva tutela del soggetto danneggiato da un fatto illecito altrui. Il lavoro svolto consentirà una risposta giudiziaria più aderente all'aumentato costo della vita nel difficile compito della quantificazione della sofferenza della persona».

Mori e la fuga di notizie a Firenze

Il generale Mario Mori, assolto nel processo trattativa Stato-mafia e ora nuovamente indagato per le stragi di Firenze del 1993, ha denunciato l’ennesima fuga di notizie dalla procura di Firenze.

«Sono stato sentito dalla procura di Firenze nel pomeriggio di ieri in quanto indagato per strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo ed eversione. Al termine, l'atto istruttorio è stato secretato e poi, a fortiori, il procuratore capo ha ribadito la segretezza dell'interrogatorio e il conseguente obbligo, per tutti presenti, di non divulgarne i contenuti», ha scritto in una nota, aggiungendo che però «oggi su Repubblica, edizione Firenze, ci sono ampi riferimenti sia all'interrogatorio di ieri, sia all'audizione dell'anno scorso, atto parimenti coperto da segreto investigativo e, quindi, di contenuto non divulgabile. Il tutto in aperta violazione di legge e delle disposizioni impartite dal procuratore». «Preciso altresì che non ho alcun rapporto con il quotidiano Repubblica - spiega - e men che meno con la redazione di Firenze. Constato che il circo giudiziario e mediatico, già sconfitto a Palermo, si è rimesso in moto. Mi domando se non sia doveroso un intervento del Csm nella sua interezza e del ministro della Giustizia per verificare (e per i provvedimenti conseguenti) fonte e modalità di tale fuga di notizie, oltretutto imprecise».

Il tema della fuga di notizie dalle procure torna quindi al centro del dibattito, in un’inchiesta già di per sè molto mediatizzata.

Ferri chiede di rientrare dal fuori ruolo

Il plenum del Csm ha deliberato di sollecitare l'Avvocatura dello Stato a resistere in giudizio contro il ricorso, proposto innanzi al Tar del Lazio, da Cosimo Maria Ferri.

L'ex sottosegretario alla giustizia ed ex leader di Magistratura Indipendente ha chiesto l’annullamento della delibera con la quale il Csm, il 17 maggio del 2023, ne ha disposto il collocamento fuori luogo presso il Ministero della giustizia.

Il Csm si era mosso perchè la legge Cartabia prevede un periodo di fuori ruolo per le toghe che rientrano dalla politica e Ferri era risultato eletto consigliere comunale alle elezioni amministrative del 2022 nel Comune di Massa Carrara con proclamazione degli eletti due giorni dopo l'entrata in vigore della riforma.

Di qui l’oggetto del contendere: secondo il Csm il caso di Ferri è soggetto alle nuove norme, Ferri invece sostiene che la data da tenere presente è quella della sua accettazione alla candidatura, manifestata ben 50 giorni prima dell'entrata in vigore della Cartabia. Toccherà al Tar decidere.  

Il caso Sirianni al Csm

Con 15 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, il plenum del Csm ha deliberato il mancato superamento, per valutazione negativa, da parte di Emilio Sirianni, magistrato civile della Corte di Appello di Catanzaro, della VII valutazione di professionalità.

La spaccatura – netta tra laici e togati – ha aperto un caso in consiglio, in considerazione soprattutto delle motivazioni della valutazione negativa. Sirianni (toga di Magistratura democratica), infatti, si era espresso in favore dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, a cui aveva dato consigli giuridici sul suo modello di accoglienza dei migranti e insieme a lui aveva criticato l’operato del procuratore Nicola Gratteri, ed era finito indagato dalla procura di Locri. 

Il magistrato è stato prosciolto nell'indagine penale e nel procedimento disciplinare, tuttavia il caso ha pesato sulla valutazione del consiglio in merito alla sua imparzialità e indipendenza.

Di nuovo, dunque, sono finite al centro del dibattito le opinioni di una toga: nel caso di Sirianni, le conversazioni con Lucano erano avvenute in un contesto privato e i due sono amici. In questo approfondimento trovate una ricostruzione del dibattito in plenum e la nota di Magistratura democratica.

Nordio sfida il Csm sul caso Uss

Il ministro Nordio ha utilizzato una prerogativa solo raramente utilizzata dai guardasigilli: ha chiesto l’incolpazione coatta dei tre giudici della corte d’appello di Milano che avevano concesso i domiciliari ad Artem Uss, il russo poi evaso.

Dopo la notizia dell’evasione, il ministro aveva mandato a Milano gli ispettori e lo scontro era scoppiato sul fatto che ad essere sindacato («grave e inescusabile negligenza», lo aveva definito Nordio) fosse un atto motivato.

Un mese fa il pg di Cassazione Luigi Salvato, titolare dell’azione disciplinare, aveva disposto il non luogo a procedere nei confronti dei giudici milanesi. Il ministro Nordio ha risposto disponendo di procedere coattivamente.

La decisione certamente solleverà ulteriori polemiche di interferenza del governo nelle funzioni della magistratura, perchè al centro del giudizio disciplinare imposto da Nordio c’è una motivazione «non sufficientemente ponderata», ma comunque si tratta di un atto motivato.

Le motivazioni d’appello del processo a Davigo

La corte d’appello di Brescia ha depositato le motivazioni della conferma della condanna di Piercamillo Davigo per rivelazione di segreto d’ufficio per il caso dei verbali di Amara.

Davigo ha «portato a conoscenza di una selezionata platea di destinatari notizie coperte da segreto investigativo attraverso una serie di incontri informali, pur consapevole di gettare una sinistra luce sull'operato della Procura della Repubblica e sui due colleghi del Csm, dottori Mancinetti e Ardita».

Davigo ha sempre detto di aver agito in buona fede e per ripristinare la legalità, ma ha attuato «una serie di irrituali e illecite confidenze, che poi hanno sortito quell'effetto finale di una fuga di notizie 'senza eguali precedenti', già stigmatizzata dall'Autorità giudiziaria umbra».

Nelle motivazioni la corte ha criticato anche il pm Paolo Storari, assolto in via definitiva per lo stesso reato in un altro processo (aveva scelto il rito abbreviato) per ignoranza di norma extrapenale. Nelle sentenze che «hanno avallato la sua versione, non si rinviene alcuna giustificazione in ordine alla ragione» per cui il pm «non abbia ritenuto di percorrere la strada maestra tracciata dall'ordinamento per porre rimedio all'asserito ostracismo del procuratore capo Francesco Greco al suo anelito investigativo».

Per la Corte, «la piena conoscenza di Davigo dei limiti delle proprie attribuzioni» esclude «radicalmente, che egli possa poi avere ritenuto di adempiere un dovere». Invece, l'ex pm di Mani Pulite ha scelto «una sovraesposizione personale del tutto singolare».

Davigo, con l'avvocato Davide Steccanella, presenterà ricorso in Cassazione contro la condanna.

Nomine al Csm

Il Csm ha votato il nuovo presidente del Tribunale di Terni, dottoressa Emilia Fargnoli; il presidente del Tribunale di Lecco, Marco Tremolada; il presidente del Tribunale di Trapani, Alessandra Camassa; il nuovo Avvocato generale presso la Corte di Appello di Palermo, Sergio Barbiera; il nuovo Avvocato generale presso la Corte di Appello di Venezia, Nicola Proto; il nuovo Procuratore generale della Corte di Appello di Firenze, Ettore Squillace Greco e il nuovo presidente del Tribunale di Novara, Andrea Pio Carlo Ghinetti. 

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