- Il magistrato milanese Paolo Storari, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per aver consegnato a Piercamillo Davigo i verbali segreti di Amara, è stato interrogato dai magistrati di Brescia.
- Durante l’interrogatorio, durato più di quattro ore, Storari ha depositato anche dei documenti, tra cui gli scambi di mail tra lui e il procuratore capo di Milano, Francesco Greco e l’aggiunta Laura Pedio.
- Tra Storari e i vertici, infatti, sono sorte divergenze nella gestione dei verbali e Storari avrebbe rivelato la cosa a Davigo perchè preoccupato dell’inerzia del suo ufficio.
Il magistrato di Milano, Paolo Storari, è stato ascoltato per più di quattro ore dai pubblici ministeri di Brescia. «Ha chiarito la sua posizione, basta buttare inutilmente fango su una persona», ha detto il difensore Paolo Della Sala fuori dalla procura.
L’accusa nei suoi confronti è di rivelazione di segreto d’ufficio per aver consegnato al togato del Consiglio superiore della magistratura, Piercamillo Davigo, i verbali redatti dall’ex avvocato dell’Eni, Piero Amara. Il contenuto di quei verbali, poi, è stato rivelato da Davigo ad alcuni membri del Csm e al presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, e nell’inverno scorso sono stati inviati con plico anonimo alle redazioni di Repubblica e del Fatto Quotidiano. Storari, tuttavia, si è difeso sostenendo di aver agito per autotutelarsi da eventuali conseguenze disciplinari a causa dell’inerzia della procura milanese, guidata da Francesco Greco.
La competenza all’indagine, che inizialmente era Roma perchè si riteneva che il passaggio di documenti – avvenuto nell’aprile 2019 – fosse avvenuto alla sede del Csm, è passata a Brescia. Interrogato nella Capitale, infatti, lo stesso Storari ha detto di aver dato i documenti a Davigo nella sua casa di Milano. Durante l’interrogatorio, inoltre, Storari avrebbe spiegato di non aver ceduto documenti riservati: «Quello che è tecnicamente avvenuto è che delle informazioni, perchè i verbali non sono che il supporto di informazioni, sono state comunicate ad una persona autorizzata a riceverle», aveva commentato il difensore Paolo della Sala.
Davanti ai magistrati bresciani, Storari ha dato la sua versione dei fatti e ha depositato dei documenti, tra i quali una serie di email che dovrebbero dimostrare le sue reiterate richieste al procuratore capo Greco e all’aggiunta con cui indagava, Laura Pedio, di aprire immediatamente un fascicolo sulla presunta loggia Ungheria di cui Amara aveva rivelato l’esistenza nei verbali. Secondo Storari, infatti, era necessario procedere alle iscrizioni nel registro delle notizie di reato per proseguire l’indagine e verificare l’attendibilità dei racconti dell’ex legale. Storari, infatti, sarebbe stato poco convinto della veridicità delle parole di Amara e sarebbe stato pronto a indagarlo per calunnia.
Depositati documenti
Nel corso dell’interrogatorio davanti al procuratore di Brescia Francesco Prete, tuttavia, potrebbe entrare anche la questione di come venne gestita l’inchiesta sul cosiddetto “falso complotto” Eni, nell’ambito della quale Amara rese i verbali e che si è conclusa in primo grado con l’assoluzione di tutti gli indagati. Una vicenda su cui Brescia ha già indagato e archiviato il procedimento in seguito alla segnalazione – sempre frutto di dichiarazioni di Amara – del fatto che il presidente del collegio giudicante fosse stato avvicinato dai legali dell’Eni.
Dopo Storari, non è escluso che Brescia convochi – almeno come testimoni – anche gli altri magistrati al centro della vicenda: il pensionato Piercamillo Davigo che ha ricevuto i verbali, ma anche i colleghi milanesi e i membri del Csm che sono venuti a conoscenza dei contenuti.
Questi stessi fatti, inoltre, saranno con buona probabilità al centro di un procedimento disciplinare a carico di Storari su cui il procuratore generale di Cassazione, Giovanni Salvi, già sarebbe al lavoro. Sul suo tavolo e su quello del procuratore di Milano Francesca Nanni, infatti, è già arrivata la relazione di Greco che ricostruisce nel dettaglio l’iter di acquisizione dei verbali e le iniziative intraprese dalla sua procura. Obiettivo: smentire la tesi dell’inerzia sostenuta da Storari e difendere il buon operato dell’ufficio.
I punti oscuri della vicenda sono ancora molti: le ragioni della condotta “informale” utilizzata da Storari e da Davigo per mettere il Csm al corrente sia dell’esistenza di una presunta loggia segreta che dello scontro interno alla procura di Milano, ma anche la prudenza della procura di Milano nel procedere all’apertura di un fascicolo in seguito alle dichiarazioni di Amara. Oltre che, naturalmente, l’esistenza della loggia Ungheria.
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