In due giorni di riunioni tese, l’Associazione nazionale magistrati si è spaccata sul sistema per eleggere i futuri consiglieri. Così come anche la politica, che ne discute perchè la riforma è contenuta nel ddl sull’ordinamento giudiziario
La legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura è il centro del dibattito attuale della categoria, fermo in una impasse che sembra insolubile.
Nel corso del fine settimana se ne è discusso in una tesissima assemblea dell’Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe, dove tutti i gruppi associativi hanno preso posizione e si sono divisi.
Lo stesso dibattito anima anche il Csm, ma soprattutto la commissione Giustizia della Camera, dove sono attesi gli emendamenti del governo al testo base del ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario.
La riforma della legge elettorale è così delicata perchè è considerata il metodo principale per mettere fine al fenomeno del cosiddetto “correntismo”, limitando in modo drastico il potere dei gruppi associativi emerso in seguito allo scandalo Palamara.
Il timore dei magistrati, però, è che la fretta di approvare il testo – previsto dal Pnrr e secondo i tempi da licenziare entro il 2021 – porti a poca condivisione con le toghe. Soprattutto in vista della prossima tornata elettorale al Csm, attesa per luglio 2022.
L’attuale sistema
L’attuale sistema con cui vengono eletti i 16 membri togati del Csm è stato introdotto nel 2002 e prevede che per candidarsi si debba presentare un numero minimo di firme.
La divisione è in tre “collegi”: la giurisdizione di legittimità (ovvero i giudici di Cassazione) che elegge 2 membri; i pubblici ministeri che ne eleggono 4 e le giurisdizioni di merito che ne eleggono 10.
Ogni votante esprime una sola preferenza per ognuna delle tre categorie.
Il problema principale è l’ampiezza dei collegi, che sono su scala nazionale, dunque ogni singolo candidato, anche se non formalmente inserito in una lista, per venire eletto deve quasi necessariamente appoggiarsi a una corrente che lo sostenga sul territorio.
La soluzione proposta
La proposta dei tecnici per riformare il Csm prevede il passaggio dei membri togati da 20 a 24, con l’ipotesi di una rinnovazione parziale dell’organo ogni due anni in modo da non consolidare maggioranze che non sono previste per il funzionamento del consiglio. Quest’ultima soluzione, pur piacendo molto alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, ha trovato molto scetticismo sia tra i togati che tra i partiti politici.
Quanto alla legge elettorale, la proposta è di proporzionale puro con il meccanismo del singolo voto trasferibile: prevede la candidatura di singoli e non più di liste; crea più collegi plurinominali in cui gli elettori indicano almeno tre candidati in ordine di preferenza.
Per essere eletti bisogna prendere un numero minimo di voti fissato con una formula che mette in relazione il numero di voti e quello dei seggi. Al primo spoglio si assegnano i seggi a chi raggiunge la soglia richiesta con le prime preferenze ricevute; se rimangono seggi non assegnati si effettua un secondo spoglio, con cui si ripartiscono le schede che indicano il candidato più votato come prima preferenza, assegnandole in base alle seconde preferenze. E poi alle terze, se ci sono ancora seggi vuoti.
Il sorteggio
La due giorni di assemblea non è stata sufficiente: non è stata approvata alcuna mozione che dia conto dell’orientamento prevalente nel sindacato delle toghe.
Le posizioni nel comitato direttivo centrale sono rimaste molto distanti ma il tema centrale del dibattito è stato il sorteggio.
Magistratura indipendente si è espressa contro l'ipotesi di voto singolo trasferibile, perchè ritenuto un meccanismo che favorisce le cordate elettorali e non risolve il problema del correntismo.
Anche Autonomia e Indipendenza si è opposta alla soluzione proposta dalla commissione ministeriale.
Il gruppo di Articolo 101, il più giovane entrato in Anm e composto da magistrati cosiddetti “anticorrentisti” perchè unitisi in antagonismo alle correnti tradizionali, ha riproposto il sorteggio come unica soluzione per combattere il potere delle correnti.
A favore della proposta ministeriale, invece, si è espressa Unicost, la corrente centrista. Anche i progressisti di Area guardano positivamente al meccanismo proporzionale.
L’impasse è poi stata certificata dal fatto che è stata bocciata la proposta di indire un referendum dentro la categoria per far esprimere tutti i magistrati iscritti all’Anm e frutto della richiesta di Articolo 101 e A&I.
Il meccanismo del sorteggio, però, potrebbe essere portato all’attenzione della commissione Giustizia dai partiti del centrodestra e anche Italia Viva non sarebbe pregiudizialmente contraria.
Se venisse proposta, però, significherebbe andare contro l’impostazione della Guardasigilli, che non ha mai accolto l’idea del sorteggio come un metodo per depurare la magistratura da meccanismi poco limpidi.
Nell’idea dei proponenti, si tratterebbe comunque di un sorteggio temperato: ad essere sorteggiata sarebbe una rosa di nomi, tra i quali poi gli elettori sceglierebbero chi mandare al Consiglio superiore della magistratura.
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