Ex presidente della Corte Costituzionale, professoressa alla Bocconi di diritto costituzionale, il suo è un nome “tecnico” e prenderà in mano il ministero di via Arenula, lasciato dal Cinque stelle Alfonso Bonafede
- Professoressa di diritto costituzionale alla Bocconi, è stata la prima donna presidente della Corte costituzionale, il cui mandato si è concluso l’anno scorso.
- Di origini lombarde, considerata vicina agli ambienti cattolici di Comunione e Liberazione, è molto vicina al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
- Si trova davanti il compito di riordinare un ministero centrale in vista del Recovery Fund: le riforme del civile e del penale – fondamentali per velocizzare la giustizia come chiede l’Europa - sono ferme in parlamento come quella delicata del Csm.
Il nome di Marta Cartabia per il ministero della Giustizia significa portare a via Arenula una tecnica capace di mediare, che si trova davanti il compito di riordinare un ministero centrale in vista del Recovery Fund.
Lei, oggi professoressa di diritto costituzionale alla Bocconi, è stata la prima donna presidente della Corte costituzionale, il cui mandato si è concluso l’anno scorso. Di origini lombarde, considerata vicina agli ambienti cattolici di Comunione e Liberazione e una carriera accademica veloce con la cattedra del costituzionalista Valerio Onida, Marta Cartabia si è formata alla Statale di Milano e poi in America sotto la guida del giurista di fama internazionale Joseph Weiler.
Durante il suo mandato in corte Costituzionale si è contraddistinta per l’attenzione al mondo del carcere, argomento che ha affrontato anche in uno tra i suoi primi interventi da presidente emerita: «La dignità va intesa come incomprimibile possibilità di recupero, di riscatto, qualunque cosa sia accaduta prima, qualunque fatto sia stato commesso: qui è la dignità della persona», ha detto all’università MIlano Bicocca.
Proprio sul tema del carcere, dunque, potrebbe spendere le sue energie di ministra in sinergia con il Partito democratico, che da mesi punta a rimettere sui binari di approvazione la legge di riforma dell’esecuzione penale scritta dall’ex guardasigilli Andrea Orlando.
Fedelissima del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Cartabia è considerata tra le riserve pregiate della Repubblica: una tecnica capace di mediare dopo che proprio la giustizia è stata tra i temi più divisivi del passato governo Conte II.
Il ministero della Giustizia, infatti, ribolle delle tante questioni irrisolte lasciate aperte dall’ormai ex guardasigilli Alfonso Bonafede. La più impellente: la velocizzazione dei processi (chiesta anche dall’Unione europea come condizione per i fondi della Next Generation Eu) con due riforme, civile e penale, che però per ora sono ferme al palo. La più spinosa: la riforma del Csm, con la magistratura associata ancora invasa dalle polemiche del caso Palamara.
Chi l’ha vista muovere i primi passi alla Consulta nel 2011 racconta di una sua grande capacità di coltivare relazioni umane e la descrive come una persona ambiziosa e capace di interpretare al meglio ogni situazione. Cartabia avrà bisogno proprio di queste caratteristiche per sciogliere i tanti nodi che la aspettano.
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