Quando si dice la coincidenza. Proprio nel giorno in cui viene alla luce l’indagine della procura di Roma che coinvolge, come indagato, anche il rappresentante italiano di Elon Musk, dal governo italiano è arrivata una nuova apertura di credito nei confronti del gruppo del miliardario sudafricano.

Ieri, dalle colonne del Sole 24 Ore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al digitale, Alessio Butti ha confermato che Starlink, controllata da Musk, è l’interlocutore principale di Roma per la fornitura di una copertura satellitare alle aree del Paese più remote e meno accessibili dai cavi in fibra. “Test con Musk per usare il satellite contro i ritardi del Pnrr”, titola il giornale della Confindustria.

Una premier per amica

L’alleanza d’affari delineata da Butti, che ieri (altra coincidenza sfortunata) ha presieduto a Cernobbio il G7 del digitale, appare come la naturale prosecuzione della sintonia politica tra Musk e Giorgia Meloni, illuminata giusto tre settimane fa dai reciproci abbracci e sorrisi al gala dell’Atlantic Council di New York. Un’occasione, quella, per la premier, di ribadire l’ammirazione per la “preziosa genialità” (parole sue) del patron di X e di Tesla, grande ammiratore e generoso finanziatore di Donald Trump.

Adesso però, dalle carte della procura di Roma affiora il sospetto che Andrea Stroppa, rappresentante in Italia di Musk, sia stato il beneficiario di “notizie riservate in ordine a decisioni assunte nel corso di riunioni ministeriali”. Notizie che avrebbero avuto come destinatario ultimo proprio le aziende di Musk, che nelle carte giudiziarie vengono indicate come il “gruppo statunitense”.

Ex hacker in carriera

Stroppa, 30 anni, grande esperto di tecnologie digitali con un passato da hacker (indagato da minorenne, ha ricevuto il perdono giudiziale), poco più che ventenne era stato ingaggiato da Marco Carrai, l’imprenditore fiorentino grande amico di Matteo Renzi.

Più di recente invece le cronache lo descrivono come amico e collaboratore di Musk, mandato in avanscoperta per stringere nuove relazioni d’affari in Italia. Tra queste anche quella con il gruppo Unipol guidato da Carlo Cimbri, il colosso delle assicurazioni che due anni fa ha anche partecipato alla cordata di investitori internazionali che ha finanziato l’acquisto di Twitter da parte del miliardario.

Concorrenti di Stato

La vicinanza agli ambienti di governo, esibita da entrambe le parti, avrebbe invece dovuto aprire la strada a un affare di grande rilievo strategico come gli appalti a Starlink per la fornitura di connessioni internet con il satellite satellite in aree dove la fibra stenta ad arrivare, vuoi per la conformazione del territorio, vuoi perché la popolazione è troppo scarsa per garantire un ritorno economico agli operatori via terra. I principali tra questi sono due aziende partecipate dallo Stato con cui Starlink finirebbe per trovarsi in concorrenza.

Da una parte abbiamo Fibercop, ceduta da Tim agli americani di Kkr, con il Mef socio al 16 per cento. E poi Open Fiber, di cui è azionista di maggioranza la Cassa depositi e prestiti. Entrambe le aziende, comprensibilmente, guardano con grande preoccupazione allo sbarco in Italia del gruppo statunitense, per di più con l’appoggio del governo.

Le sperimentazioni della copertura via satellite sarebbero già partite in tre regioni, ma è noto che Musk punta a un coinvolgimento diretto nell’affare, anche come partner societario, dello Stato italiano.

L’inchiesta della procura di Roma adesso potrebbe diventare un ostacolo serio sulla strada dell’alleanza d’affari tra il governo e Starlink. Nel frattempo Stroppa si dichiara convinto di dimostrare ”la sua totale estraneità rispetto ai fatti oggetto d’indagine”.

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