Dopo gli scontri di questi giorni tra governo e Anm, ora «bisogna interrompere questa escalation di botta e risposta. Fermiamoci e dialoghiamo», è l’appello di Angelo Piraino, segretario generale del gruppo moderato di Magistratura indipendente.

Lo scontro era inevitabile dopo le esternazioni di palazzo Chigi e via Arenula?

La questione andrebbe impostata diversamente. Da una parte ci sono note non firmate, sassi lanciati nascondendo la mano. Dall’altra parte, invece, c’è stata un’ansia di rispondere che ha fatto inevitabilmente salire il livello dello scontro, con dichiarazioni reciproche dal tenore sempre più belligerante. In risultato è una preoccupante tensione tra la politica e la magistratura, in cui però stanno prevalendo le ali estreme di entrambi i mondi.

Secondo lei le note del governo non meritavano una risposta forte?

Non sto dicendo questo. Dico però che si trattava di note attribuite a non meglio precisate fonti, quasi delle grida manzoniane direi. Capisco la reazione dell’Anm e non prendo assolutamente le distanze, ma credo che alzando il livello dello scontro si fanno gli interessi solo di chi vuole fare confusione.

Quindi l’Anm è caduta in un tranello mediatico?

Le note contenevano accuse gravi e condivido tutto quello che è stato detto nel merito dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. Le sue parole e i suoi toni erano conseguenti al tenore delle note, ma se si cade nel botta e risposta non se ne esce. Ora è arrivato il momento fermarsi e di capire quello che sta succedendo.

Quello che sta emergendo è un ritorno dello scontro tra politica e magistratura. Non è così?

Io registro che questa maggioranza ha la legittimazione popolare a varare le riforme che ritiene più adatte. La magistratura, invece, ha tutto il diritto di analizzare le riforme, discuterne e instaurare un dialogo col governo. Ma nel merito, mai con toni da opposizione politica. Ecco: non voglio che la magistratura venga iscritta come controparte politica, ma è quel che succederà se si continua in questa direzione.

Secondo le famose fonti di governo, sarebbe ritornata la giustizia a orologeria per fermare la riforma di Nordio.

Quale riforma? Ho detto che questa maggioranza ha la legittimazione forte per fare le riforme, ma ad oggi non si sono viste. Il ddl di Nordio punta a risolvere problemi specifici ma non ha il sapore di una riforma di sistema. Per ora ci sono state solo manifestazioni di intenzioni.

Nel concreto, però, il governo sta dicendo che le toghe mettono sotto scacco la politica con le inchieste. Esiste davvero un modo per dialogare su questo?

Io credo di sì. Le faccio un esempio: è statisticamente inevitabile che avvengano indagini su esponenti politici, ma un dialogo costruttivo potrebbe consentire di riflettere sull’efficacia di soluzioni passate, come quella dell’immunità parlamentare che per quarant’anni ha risolto il problema. A volte un intervento mirato ma ben calibrato può risultare ben più risolutivo di riforme di più ampia portata.

All’apice della polemica, il governo ha ribadito di voler procedere alla separazione delle carriere ed è stato letto come un intento ritorsivo. È così?

Anche questo mi sembra frutto di questo clima di tensione. Si tratta di una proposta di riforma che viene da lontano, perché contenuta anche nel programma elettorale di centrodestra, ma è stata letta alla luce dell’oggi e del clima pesante che si respira. È ovvio però che quando avremo qualche testo, lo valuteremo e diremo la nostra in chiave di dialogo. Fermo restando che chi delibera è il parlamento. La magistratura non può e non vuole invadere il campo della politica.

Il ministro annuncia da mesi un testo di riforma sistematico, che però ancora non ha visto la luce.

Forse è un bene che ci sia l’estate di mezzo. Questo clima di tensione rischia di avvelenare i pozzi, perché qualunque riforma venga varata rischierà di non essere valutata per quello che è. Lo diceva Luigi Einaudi: occorre conoscere per deliberare, perché le soluzioni non maturate e non ragionate partoriscono nuovi grovigli e rinnovate urgenze di porre rimedio a mali peggiori.

Come si supera la crisi di questi giorni, allora?

Il mio desidero è che si interrompa l’escalation, ci si sieda al tavolo e si dialoghi, magari contando tutti fino a dieci prima di parlare. Il governo si è impegnato con gli elettori per fare le riforme, vorrei che ci sia la serenità giusta per valutarle sulla base del loro effettivo contenuto.

 

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