La procura etnea sarà contesa tra un candidato espressione dei gruppi associativi e uno sostenuto da laici e indipendenti. Non c’è Ardita, il più esperto di borghesia mafiosa catanese
La scelta del Csm sul procuratore di Catania cade nei giorni dello scontro tra magistrati ed esecutivo, acuito dall’avviso di garanzia all’ex generale Mario Mori, indagato per concorso in strage per omissione. Storie lontane che trovano anche nella città etnea un insolito incrocio con la fine dei giochi per Sebastiano Ardita, magistrato antimafia, escluso a sorpresa dalla corsa a procuratore capo. Ardita, vicino ad Antonino Di Matteo, pm nel processo trattativa stato-mafia (poi finito con una raffica di assoluzioni), e rimasto senza corrente, è stato escluso dalla corsa davanti al plenum.
Catania è stata crocevia negli ultimi anni di inchieste che hanno scoperchiato un sistema di mazzette e ruberie in diversi settori della pubblica amministrazione, lo dimostrano, tra gli altri, gli arresti per corruzione di dirigenti di vertice dell’ispettorato del lavoro, Anas, genio civile. Da ultimo il procedimento giudiziario che ha coinvolto il numero due della regione, Luca Sammartino, voluto nella Lega da Matteo Salvini, indagato per corruzione elettorale in una indagine che ha portato in carcere amministratori locali per mafia.
Eppure il magistrato con più conoscenza delle dinamiche criminali e della borghesia mafiosa di quel territorio viene escluso anzitempo dalla corsa per lo scranno più alto della procura.
Il voto
La commissione incarichi direttivi, infatti, dopo cinque settimane di rinvii, molte polemiche e dopo aver audito tutti i candidati, ha deciso: sarà una corsa a due, con da una parte il procuratore capo di Potenza Francesco Curcio e dall’altra l’aggiunto di Catania Francesco Puleio. Peculiare, però, è la dinamica che ha portato questi due candidati ad ottenere tre voti a testa in commissione. Curcio, “papa straniero” e considerato molto vicino al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, era il candidato più vicino alla corrente progressista di Area ma su di lui è confluita anche la preferenza di Unicost e, a sorpresa, anche quella dei conservatori di Magistratura indipendente.
Si sta così rinsaldando un’asse inedito, che vede i due principali gruppi associativi uniti nonostante gli orientamenti opposti. Secondo fonti interne, si tratterebbe di tentativi di stabilizzare un accordo in vista della prossima presidenza dell’Associazione nazionale magistrati, dopo la conclusione del quadriennio sotto la guida di Giuseppe Santalucia di Area.
Su Curcio i movimenti interni ai gruppi hanno portato a una convergenza rispetto all’orientamento iniziale. Non si tratta di un fatto inedito: lo stesso è accaduto per la nomina dell’avvocato generale di Cassazione. In quel caso il nome è stato quello di Gabriele Mazzotta, sostenuto da Area ma eletto grazie alla sponda dei togati di Mi.
Dall’altra parte, invece, Puleio è stato sostenuto dal togato indipendente Andrea Mirenda, relatore della pratica che nei giorni scorsi aveva attaccato i gruppi perché riteneva che volessero ritardare la nomina per poterla fare “a pacchetto” con la procura generale di Napoli e Salerno, pratica criticata dal Quirinale: «Le correnti hanno una mentalità spartitoria e vogliono arrivare alla quadratura», aveva accusato. Su Puleio sono arrivati anche i due voti dei laici Daniela Bianchini (Fdi) e di Ernesto Carbone di Italia Viva.
Sono stati esclusi così i due candidati che – su otto presentati – erano considerati i più qualificati per ragioni di curriculum. È stato scartato infatti il nome di Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto di Catania e Ardita, ex direttore del Dap, e profilo di grande esperienza. Per lui erano scesi in piazza anche associazioni antimafia, ma inutilmente. Per Catania il Csm ha in mente altro.
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