Senso della misura, sobrietà, ragionevolezza, disponibilità al dialogo ed al confronto sono i sintomi dell’equilibrio personale e, quindi, professionale che deve caratterizzare la vita pubblica del magistrato. Perciò, egli deve non solo essere, ma anche apparire imparziale.
La presenza di Iolanda Apostolico ad una manifestazione pubblica, organizzata da associazioni cattoliche e partecipata da moltissimi giovani, a tutela dei diritti dei migranti bloccati sulla nave Diciotti, in precarie condizioni di salute, non inquinava la sua imparzialità, neppure apparente. L’imprevisto incrociarsi con alcuni contestatori della manifestazione e l’intervento delle forze dell’ordine, l’ha posta davanti ad una scelta: dileguarsi per non appannare la sua imparzialità o interporre il suo corpo, insieme con altri genitori ed adulti presenti, per evitare i contatti tra i più aggressivi e la polizia.
Chiamata cinque anni dopo a convalidare il provvedimento di trattenimento di un migrante, ed avendo scelto di esporsi a tutela di giovani manifestanti, Iolanda Apostolico è venuta meno al suo dovere di essere imparziale?
L’imparzialità
L’imparzialità è l’attitudine a giudicare senza pregiudizi, anche quelli silenziosamente sedimentati nel giudicante, per adottare decisioni conformi al diritto. Non è una condizione data una volta per tutte, ma da sottoporre sempre a verifica. Non esiste, infatti, un magistrato che non abbia idee generali o che non abbia vissuto esperienze che ne hanno segnato la vita personale, incidendo sulle sue convinzioni. Per questo, l’imparzialità nella valutazione del caso concreto è un onere che, talvolta si è tentati di assolvere, rifugiandosi nel tecnicismo ipocrita. L’unico modo per verificare se la giudice di Catania è venuta meno al suo dovere d’imparzialità è leggere la motivazione della sua decisione che è spiegata in modo trasparente e controllabile in un atto che può essere criticato, oltre che impugnato.
A leggerlo si apprende che la giudice, disapplicando il decreto ministeriale, ha affermato il primato del diritto europeo su quello nazionale, in conformità ai principi costituzionali. La disapplicazione del diritto interno a favore di quello europeo costituisce un dovere del magistrato, quando la direttiva non applicata dallo Stato riconosce con chiarezza diritti delle persone, specie in materia di libertà. Iolanda Apostolico, dunque, ha esercitato i suoi doveri di magistrato a tutela dei diritti, nonostante le omissioni del Legislatore nazionale.
Così operando ha incarnato la ragione di fondo che giustifica la autonomia ed indipendenza della magistratura. Queste, infatti, non sono un privilegio corporativo, ma piuttosto un presidio costituzionale indispensabile al magistrato, per giudicare in libertà di coscienza e secondo il diritto costituzionale e sovranazionale le scelte del Legislatore, espressione della maggioranza politica del momento, che mettono in crisi i diritti fondamentali delle persone, specie le più indifese.
Anche per questo la successiva aggressione alla persona del magistrato, piuttosto che alle ragioni del provvedimento costituisce un pericoloso precedente, ancora più inquietante perché proveniente da un ministro, sulla base di documenti ricevuti da fonte ancora ignota, ma certamente acquisiti da persone autorizzate a filmare la manifestazione.
Gli ex magistrati
Nel frattempo è sempre più evidente una sinergia culturale tra ex magistrati che ricoprono cariche di governo e Magistratura Indipendente (il gruppo associato della magistratura da cui molti di loro provengono). Non si tratta più solo del collateralismo nella selezione dei magistrati chiamati a supportare le attività dei ministeri, ma di una polifonia culturale, volta a stimolare nei magistrati prudenza, riservatezza e rigore tecnocratico nell’interpretazione. Tutte qualità necessarie al magistrato, ma non sufficienti, senza una sua chiara consapevolezza della partita in gioco sui diritti; perché se il magistrato è troppo attento a se stesso, può facilmente scivolare sul piano inclinato della pavidità interpretativa, a tutela di sé e dei suoi privilegi. Un magistrato timoroso che usa il tecnicismo interpretativo, quale mascheramento della sua infedeltà al dovere costituzionale di tutelare i diritti fondamentali delle persone.
Le intimidazioni a futura memoria, architettate tramite archivi d’ignota gestione, e le influenze culturali esercitate nella magistratura, grazie alla sinergia tra magistrati di ispirazione conservatrice che stanno dentro e fuori il governo, giustificano uno stato di allerta. Perché il tema non è solo quale orientamento culturale prevarrà, il tema è se ci sarà ancora un magistratura disposta a prendersi la responsabilità di tutelare i diritti fondamentali delle persone, anche quando le maggioranze parlamentari o governative le mettono in crisi. E’ una partita, perciò, che riguarda i diritti di tutti e la sostanza degli equilibri costituzionali tra poteri dello Stato.
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