Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Sempre con riferimento al periodo successivo all’adesione dell’on. Lima alla corrente andreottiana, le dichiarazioni - del tutto autonome, completamente disinteressate ed intrinsecamente attendibili (per il loro contenuto puntuale e dettagliato, per la loro coerenza logica, per la loro univocità, per la loro spontaneità) - di una pluralità di collaboratori di giustizia soggettivamente credibili convergono nell’affermare che il medesimo esponente politico sviluppò intensi rapporti con Stefano Bontate, uno dei più autorevoli capi di “Cosa Nostra”.

Il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia all’udienza del 4 novembre 1996 ha riferito che Stefano Bontate (capo del "mandamento" di Santa Maria di Gesù), attraverso Rosario Nicoletti, Matteo Citarda (rappresentante della “famiglia” di Viale Lazio) e Giuseppe Albanese (“uomo d’onore”), instaurò stretti rapporti con Salvo Lima.

Il Marino Mannoia vide diverse volte Stefano Bontate e Gaetano Fiore (“uomo d’onore” della “famiglia” di Pagliarelli) incontrarsi con Salvo Lima all’interno dei locali del bar Baby Luna (nei giorni in cui l’esercizio era chiuso), ed in appartamento adibito ad ufficio, di proprietà del Fiore, sito nelle vicinanze dello stesso bar. Il Marino Mannoia in queste occasioni accompagnò il Bontate e notò che quest’ultimo si incontrava con i predetti individui, ma non prese parte ai colloqui, mantenendosi entro i limiti inerenti al suo ruolo di semplice “uomo d’onore”.

Stefano Bontate, intorno al 1978-79, riferì al Marino Mannoia che Salvo Lima era un “uomo d’onore” riservato della “famiglia” di Viale Lazio.

Il collaborante ha aggiunto che anche Salvatore Riina e Giuseppe Calò conoscevano Salvo Lima.

Le dichiarazioni rese in proposito dal Marino Mannoia all’udienza del 4 novembre 1996 sono le seguenti:

Pm Natoli: (...) Quali erano i rapporti tra “Cosa Nostra” ed il mondo della politica?

Mannoia F.: ecco, ritornando... facendo un passo indietro, dapprima Paolo Bontade, Vincenzo Rimi, Antonino Salamone, prediligevano, diciamo, la monarchia, poi, col passare degli anni, si resero conto che non potevano restare indietro, ma adeguarsi e, quindi, (...) abbracciare la Democrazia Cristiana, che era il partito più importante di allora. Quando poi diviene rappresentante Stefano Bontade, lui ha cercato diciamo di ingrandire (...) le sue conoscenze politiche. Dapprima intraprende rapporti con Vincenzo Nicoletti, perché aveva (...) un terreno con una villa adiacente alla proprietà del Bontade stesso, al Magliocco (...).

Attraverso il Nicoletti, e poi, successivamente, con l’amicizia del vecchio Matteo Citarda, per tramite del vecchio Matteo Citarda e Giuseppe Albanese allacciò rapporti anche con Salvo Lima. Bontade conosceva molto bene, perché era un personaggio politico che era anche nelle sue mani, e aveva anche lui terreni nel nostro territorio, nel territorio di Stefano Bontade, l’Onorevole Gioia, il Senatore Cerami, l’Onorevole D’Acquisto...

Presidente: chi è che aveva questi terreni, Mannoia?

Mannoia F.: sì, allora, i terreni che erano nel territorio di Bontade erano quelli dell’Onorevole Nicoletti, che era proprio adiacente alla villa del Bontade, alla proprietà Bontade di Magliocco. E... nello stesso territorio, controllato dalla “famiglia” Bontade, vi era anche una grossa proprietà l’Onorevole Gioia.

Pm Natoli: scusi Signor Mannoia, lei ha detto Vincenzo Nicoletti, è sicuro di questo nome di battesimo?

Mannoia F.: no! (...)

Pm Natoli: chi era questo Nicoletti?

Mannoia F.: e... sì, era...

Pm Natoli: era un uomo d’onore? Era...

Mannoia F.: no, no, era un democri... un onorevole della Democrazia Cristiana, certamente...

Pm Natoli: quindi...

Mannoia F.: ...ho sbagliato nel dire Vincenzo, ma sicuramente è il Nicoletti di cui parlo io, Onorevole democristiano, e che aveva la proprietà a Fondo Magliocco, limitrofa a Stefano Bontade, non si può sbagliare con questi, diciamo, particolari situazioni.

Pm Natoli: sa se per caso si chiamasse Rosario?

Mannoia F.: Rosario Nicoletti.

Pm Natoli: Rosario.

Mannoia F.: sì.

Pm Natoli: ma...

Mannoia F.: ...scusate, ma a volte uno può fare dei lapsus… (...)

Pm Natoli: (...) Matteo Citarda, Giuseppe Albanese chi sono o chi erano?

Mannoia F.: Matteo Citarda, il vecchio Matteo Citarda era suocero di (...) Giovanni Bontade, suocero di Mimmo Teresi, Girolamo Teresi, e suocero di

Giuseppe Albanese, noi lo chiamavamo Pinuzzo Albanese. Era il rappresentante della “famiglia” di Viale Lazio.

Pm Natoli: quindi, uomo d’onore, rappresentante di questa “famiglia” e suocero di tre uomini d’onore, pure loro? Tutti e tre?

Mannoia F.: sì, tutti e tre uomini d’onore, come l’Onorevole Lima, che faceva parte della sua... della sua “famiglia”.

Pm Natoli: Onorevole...

Mannoia F.: Salvo, Salvo Lima.

Pm Natoli: lei ha conosciuto l’Onorevole Salvo Lima come uomo d’onore?

Mannoia F.: no, io l’ho avuto detto da Stefano Bontade, in maniera riservata, non mi è stato mai presentato.

Pm Natoli: che cosa esattamente, vuole chiarire questo punto?

Mannoia F.: io ebbi modo di vedere diverse volte Stefano Bontade insieme a Gaetano Fiore, che si incontravano con il Lima, sia nella... in un ufficio, in una casa adibita ad ufficio, nelle vicinanze del “Baby Luna”, e sia nel “Baby Luna”, alcune volte nei giorni di chiusura. Il Bontade mi disse che era uomo d’onore riservato della “famiglia” di Matteo Citarda.

Pm Natoli: quindi, di questa “famiglia” di via Lazio.

Mannoia F.: sì.

Pm Natoli: riesce a collocare nel tempo questa notizia? Quando Bontade le parla di Lima come uomo d’onore?

Mannoia F.: ma... negli ultimi anni, prima della sua morte, verso il ’78, ’79.

Pm Natoli: ecco, quindi, ad esempio, con riferimento a fatti della sua vita, lei era già sposato?

Mannoia F.: sì, io sì.

Pm Natoli: quindi, siamo dopo il...?

Mannoia F.: ’78.

Pm Natoli: dopo il ’78. E questa notizia, scusi se insisto, Bontade gliela dà in termini di certezza, ovviamente?

Mannoia F.: e certamente.

Pm Natoli: le disse Bontade o comunque è a sua conoscenza, se vi fosse qualche altro familiare dell’Onorevole Lima che faceva parte o aveva già fatto parte di “Cosa Nostra”?

Mannoia F.: no! Questo non lo ricordo.

Pm Natoli: quindi, le parlò soltanto di Salvo Lima?

Mannoia F.: sì.

Pm Natoli: senta, questi rapporti con gli uomini politici, ai quali lei ha fatto riferimento finora, erano intrattenuti soltanto da Stefano Bontade o anche da altri esponenti di “Cosa Nostra”?

Mannoia F.: no, erano intrattenuti, come ho già detto, da Stefano Bontade, da Giuseppe Albanese e da Matteo Citarda, ma anche da Salvatore Riina e Pippo Calò, anche loro conoscevano Salvo Lima, e soprattutto avevano nelle mani Vito Ciancimino. Anche Michele Greco aveva diciamo, nelle mani, diciamo... gli Onorevoli palermitani.

Presidente: al plurale ha detto? Gli Onorevoli!

Mannoia F.: sì.

Pm Natoli: ecco, vuole chiarire giustamente al Tribunale questo riferimento agli Onorevoli?Cioè, chi erano queste persone, questi uomini politici? Soltanto quelli che lei ha menzionato o anche qualche altro?

Mannoia F.: no, in poche parole io non ricordo tutti gli Onorevoli, ma avevano l’intera... l’intera classe politica siciliana nelle mani.

Pm Natoli: eh! Vuole arricchire, se ci riesce...

Mannoia F.: soprattutto la Democrazia Cristiana, io ho parlato di Gioia, di Ciancimino, di (...) Rosario Nicoletti, di Salvo Lima, di Cerami, D’Acquisto e tanti altri che io non posso ricordare. (...)

Pm Natoli: ecco, ma limitiamoci soltanto, appunto, ai suoi ricordi personali. Lei questi personaggi politici, questi uomini politici li ha visti personalmente incontrarsi con alcuni uomini d’onore?

Mannoia F.: sì, io personalmente ho visto incontrare Salvo Lima e il Nicoletti con Bontade.

Pm Natoli: e questo lo ha già detto! Giovanni Gioia?

Mannoia F.: so che Gioia era in buoni rapporti col Bontade, io non credo di averlo incontrato.

Pm Natoli: e quindi lo apprende da chi di questo rapporto?

Mannoia F.: da Stefano Bontade.

Pm Natoli: da Stefano Bontade!

Mannoia F.: aveva... e poi era sotto la... diciamo, la protezione di Stefano, aveva una vasta estensione di terra nel nostro territorio.

Pm Natoli: ricorda se quest...

Mannoia F.: vi era una “guardianeria” (guardiania), diciamo, all’interno della... del terreno di Gioia.

(...)

Pm Natoli: che significa una guardiania, lo vuole spiegare?

Mannoia F.: cioè, guardiania significa che vi era una persona che era... diciamo, addetta al controllo di questa... di questa tenuta, e il quale Gioia, naturalmente, usciva qualcosa di soldi per garantire, perché (...) la tranquillità.

Pm Natoli: ...questa persona faceva parte di “Cosa Nostra”?

Mannoia F.: sì, io non so esattamente chi era, perché in epoche molto... molto lontane, di cui non mi sono addentrato, ma faceva parte della “famiglia” di Stefano.

Dopo essersi soffermato sui rapporti instaurati negli anni ’70 da Stefano Bontate con alcuni esponenti politici, il Marino Mannoia ha precisato:

Pm Natoli: senta, tra i personaggi politici frequentati da Stefano Bontade, ve ne era qualcuno che per quella che è la sua personale conoscenza, aveva una maggiore intimità con Stefano Bontade? E se sì quale. Mannoia F.: ma certamente Salvatore Lima. (...)

Pm Natoli: (...) A proposito, ecco, di Salvo Lima, Salvatore Lima, lei vede incontrarsi Bontade e Lima, a parte i locali del “Baby Luna” quando... cioè nelle occasioni alle quali ha già fatto riferimento, ne ricorda qualche altra?

Mannoia F.: sì, ho detto anche l’appartamento adibito a ufficio di proprietà di Gaetano Fiore.

Pm Natoli: quindi, Gaetano Fiore lì aveva due luoghi, diciamo: un appartamento ed i locali del “Baby Luna”.

Mannoia F.: sì. I due posti dove io ho visto che si sono riuniti, incontrati Stefano con Gaetano Fiore con Salvatore Lima, con Salvo Lima. (...) questi sono i due posti (...) in cui io, personalmente, accompagnando il Bontade, vidi incontrare Gaetano Fiore e Salvo Lima.

Pm Natoli: senta, ma Gaetano Fiore chi è? Lo vuole descrivere al Tribunale? (...)

Mannoia F.: Gaetano Fiore era un anziano uomo d’onore della “famiglia” di Pagliarelli.

Pm Natoli: la “famiglia” di Pagliarelli di quale mandamento faceva parte a quel tempo?

Mannoia F.: a quel tempo era ancora, siamo... verso il ’78/’79 ancora fa parte del mandamento Bontade.

Pm Natoli: del mandamento di Stefano Bontade. E quindi Gaetano Fiore che attività svolgeva? Faceva soltanto l’uomo d’onore o faceva dell’altro? Aveva un’attività apparente?

Mannoia F.: lui aveva, oltre ad avere il “Baby Luna”, aveva rifornimento di carburanti ed era, diciamo, un grosso costruttore edile.

Pm Natoli: ed era un grosso costruttore edile. Senta Signor Mannoia, questi locali del “Baby Luna” ricorda qualche altro incontro particolare in quegli anni?

Mannoia F.: sì, nel gennaio, nei primi mesi del ’79, ci riunimmo nei locali sottostanti al “Baby Luna” con alcuni componenti di “Cosa Nostra” statunitensi, parenti di Salvatore Inzerillo, e membri di “Cosa Nostra” sia della “famiglia” Di Stefano, sia della “famiglia” di Totò Inzerillo.

Pm Natoli: chi erano? Ne ricorda qualche nome?

Mannoia F.: come americano vi era John Gambino e un suo zio; poi (...) come palermitani, vi ero io, Stefano Bontade, Salvatore Federico, molti, molti altri della stessa “famiglia”. Vi era poi Salvatore Inzerillo, vi era Santino Inzerillo, e tanti altri

uomini d’onore della “famiglia” di Inzerillo. Insieme certamente Gaetano Fiore ed altri.

Pm Natoli: per caso ricorda le ragioni di questo incontro? Ha detto all’inizio del ’79.

Mannoia F.: sì, allora le ragioni di questo incontro erano soprattutto per un riferimento a grossi quantitativi di eroina che da lì a poco si doveva... io stesso dovevo raffinare.

Pm Natoli: quindi traffico di stupefacenti. (...) Lei sa per chi votava “Cosa Nostra” o perlomeno, a questo riguardo che cosa può dire al Tribunale?

Mannoia F.: io posso dire che in epoche antecedenti al periodo Bontade, tutta “Cosa Nostra” votava per la Democrazia Cristiana.

Pm Natoli: sa se vi era necessità da parte di “Cosa Nostra”, o perlomeno come si sviluppava, si manifestava questo voto. Era spontaneo o c’era una organizzazione?

Mannoia F.: no, il voto era spontaneo nel senso che la Democrazia Cristiana era il partito prediletto e quindi il partito votato da tutta l’intera “Cosa Nostra”. E quando dico

“Cosa Nostra” si allarga il raggio a tutti i parenti, amici e conoscenti. E non vi erano particolari pressioni per votare questo partito, ma era una cosa oramai stabile nel tempo che si votava Democrazia Cristiana. [...].

Per quanto attiene alla formale affiliazione dell’on. Lima all’associazione mafiosa, le dichiarazioni de relato del Marino Mannoia non hanno trovato riscontro in altri elementi di convincimento, e sono, anzi, contraddette dalle asserzioni di altri collaboranti.

Con riguardo, invece, alle affermazioni compiute dal Marino Mannoia in ordine agli incontri tra l’on. Lima e Stefano Bontate presso il bar Baby Luna, sono emersi inequivocabili riscontri estrinseci che ne confermano la veridicità.

In particolare, il collaboratore di giustizia Angelo Siino, all’udienza del 17 dicembre 1997, ha dichiarato di avere visto Salvo Lima incontrarsi con Stefano Bontate nei primi anni ’70 presso il bar Baby Luna, di cui erano titolari i fratelli Fiore. Ha aggiunto che il Bontate cercava di avvicinare Lima esclusivamente per questioni di alto livello, e si avvaleva quale tramite, per inviare i suoi “ordini” al Lima, del proprio cognato Giacomo Vitale. Ha specificato che l’on. Lima fu sempre aiutato in tutti i modi dall’organizzazione mafiosa, fu il referente politico di tutti gli esponenti mafiosi (tra cui Stefano Bontate e diversi soggetti appartenenti alla “famiglia” mafiosa in cui era inserito il padre dello stesso Lima), e “rimase sempre ai vertici del rapporto mafia-politica”. […].

Il collaboratore di giustizia Antonino Calderone, escusso all’udienza del 17 settembre 1996, ha confermato che Gaetano Fiore, appartenente alla “famiglia” di Pagliarelli, si occupava

intensamente di politica, “era vicino agli uomini politici”, ed intratteneva stretti rapporti con Stefano Bontate, il quale talvolta organizzava riunioni presso i locali del bar Baby Luna nei giorni di chiusura dell’esercizio. […].

La circostanza che presso il bar Baby Luna venissero organizzate da “uomini d’onore” riunioni elettorali è stata confermata dal collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino all’udienza del 15 dicembre 1995.

Dalla deposizione testimoniale resa dall’isp. Salvatore Bosco all’udienza del 19 febbraio 1997 si desume che:

- i fratelli Gaetano, Salvatore, Giovanni, Umberto, Michele e Pietro Fiore erano soci della Geco S.p.A., costituita in data 10 Novembre 1973, che aveva come oggetto sociale la gestione commerciale di aziende ed esercizi pubblici (quali bar, caffè, pasticcerie, ristoranti, alimentari, supermercati, rivendita di tabacchi ecc.);

- Umberto Fiore era amministratore unico della Geco S.p.A. ed era titolare della licenza di esercizio pubblico per il bar-ristorante-pasticceria Baby Luna, sito a Palermo in viale della Regione n.1843;

- in data 1° Dicembre 1994 venne escusso, quale persona informata sui fatti, Nicolò Di Gregorio, il quale dichiarò di avere prestato servizio come banconista presso il bar Baby Luna, alle dipendenze della Geco S.p.A., dal 1973 al 1992, specificò che l’esercizio era già avviato da diverso tempo quando lui era stato assunto, aggiunse che nel piano inferiore del bar vi erano una piccola pizzeria ed una piccola stanza adibita ad ufficio, esplicitò che il giorno di chiusura settimanale del bar coincideva con il martedì (ad eccezione dei periodi di festività quando l’esercizio rimaneva chiuso), riferì di avere conosciuto, tra gli avventori del bar, il fratello dell’on. Lima e Stefano Bontate, e precisò che il Bontate conosceva e frequentava i fratelli Umberto, Gaetano e Pietro Fiore, indicati come proprietari del bar; il Di Gregorio affermò inoltre di non avere mai visto l’on. Lima nei giorni di apertura del bar;

- in pari data venne escusso Domenico De Lisi, che riferì di avere lavorato presso il bar Baby Luna come capo pizzaiolo nel periodo compreso fra il 1968 e il 1983, evidenziò che i fratelli Umberto, Gaetano, Salvatore e Pietro Fiore ricevevano numerose visite in una piccola stanza adibita ad ufficio posta nel piano inferiore del bar, e sostenne di non avere mai visto Stefano Bontade e l’on. Salvo Lima tra i frequentatori dell’esercizio;

- i fratelli Fiore avevano cointeressenze in diverse società imprenditoriali, nel campo dell’edilizia, del commercio di carburanti, della conduzione di esercizi pubblici, dei terreni agricoli;

- Gaetano e Umberto Fiore furono raggiunti da un mandato di cattura emesso in data 9 Marzo 1988 perché accusati dei reati di cui all’art. 416 c.p. ed agli artt. 112 e 416 bis c.p..

Il fatto che il Di Gregorio ed il De Lisi non abbiano mai visto l’on. Lima all’interno del bar Baby Luna nei giorni lavorativi è perfettamente coerente con il contenuto delle dichiarazioni del Marino Mannoia, il quale ha precisato che il predetto esponente politico si recava in tale luogo per incontrare Stefano Bontate e Gaetano Fiore nei giorni di chiusura dell’esercizio. Del resto, lo spessore mafioso dei suoi interlocutori rappresentava certamente un fattore idoneo ad indurre il Lima ad adottare particolari cautele per evitare che simili colloqui giungessero a conoscenza di una pluralità indeterminata di persone.

Il rapporto privilegiato intercorso tra Salvo Lima e Stefano Bontate è stato evidenziato anche dal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, […]. Dalle dichiarazioni del Mutolo si evince, dunque, che Stefano Bontate (al pari di Gaetano Badalamenti, Girolamo Teresi, Giacomo Vitale, Rosario Riccobono) espletava, nell’interesse di “Cosa Nostra”, il compito di mantenere i contatti con l’on. Lima anche per trasmettergli le istanze provenienti da altri “uomini d’onore”; dopo l’uccisione di Stefano Bontate, questo compito venne assunto dai cugini Salvo, ferma restando la possibilità che taluni esponenti di vertice di “Cosa Nostra” come Salvatore Riina conferissero direttamente con il predetto uomo politico.

Dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo emerge il collegamento esistente negli anni ’70 tra l’on. Salvo Lima e Michele Greco. Il Di Carlo, infatti, ha riferito che i Greco, dopo una iniziale vicinanza alla corrente fanfaniana, si schierarono con la corrente andreottiana, cui erano assai legati già nel 1974-75. […]

La circostanza che Salvatore Greco (fratello di Michele Greco), intorno al 1976-78, appoggiasse la corrente andreottiana, è desumibile anche dalla deposizione del collaboratore di giustizia Tullio Cannella, il quale ha riferito che Salvatore Greco caldeggiava la candidatura di Sebastiano Purpura (appartenente alla corrente dell’on. Lima), ed ha specificato di avere preso parte ad una riunione svoltasi – in occasione di una competizione elettorale verificatasi in quegli anni – presso la Sezione di Via Conte Federico della Democrazia Cristiana, diretta da Girolamo Di Vita (indicato come “un limiano di ferro, personaggio vicino a Pino Castellana, cognato di Michele Greco, personaggio amico e vicino a Salvatore Greco”), con la partecipazione di Salvo Lima, Sebastiano Purpura, Ignazio Pullarà e Salvatore Greco.

Il Cannella ha aggiunto di avere partecipato anche ad un’altra riunione, organizzata da Girolamo Grigoli presso la Sezione di Guarnaschelli-Roccella della Democrazia Cristiana, con la presenza dell’on. Lima, del Purpura, e di alcuni esponenti mafiosi di spicco. [...]

© Riproduzione riservata