Applaudo il nuovo stilista, l’argentino Adrian Appiolaza per aver scelto come musica un disco di duemila copie pubblicato negli Anni 80. Per aver portato alla sfilata la sua bulldog francese Cena. E per aver scritto la parola Pace su due modelli che finiranno nelle boutique di tutto il mondo.
«Tra pioggia e taxi che non si trovano, ci mancava solo il concerto di Kanye West», diceva una pierre della moda per spiegare le assenze degli artisti alla sua cena. Da Emma a Lazza, erano tutti al Forum per lui. Anche Big Mama voleva andarci, ma si trovava a New York a parlare alle Nazioni Unite, dice uno. Io invece sono ancora ipnotizzata dalla playlist della sfilata di Moschino al Museo della Permanente, prima col pezzo elettronico Parola di Donato Dozzy e Anna Caragnano, poi con l’altro pezzo Cinismo Abitativo di Mauro Sabbione, Omaggio a Architettura Sussurrante dell’architetto Alessandro Mendini.
Un disco di duemila copie pubblicato negli Anni 80, nato per slegare «la disciplina del design dal contesto industriale e consumista», negli anni in cui Franco Moschino aveva iniziato la sua linea. Applaudo il nuovo stilista, l’argentino Adrian Appiolaza per averla scelta. Per aver portato alla sfilata la sua bulldog francese Cena. E per aver scritto la parola Pace su due modelli che finiranno nelle boutique di tutto il mondo.
Il trasportino di Patricia Gucci
A pochi metri da qui, in via Bigli, mi aspetta l’amico Ildo Damiano che ha curato la presentazione della stilista Patricia Gucci. La nipote di Guccio e figlia di Aldo, col compagno Gregory Lee, ha creato il marchio di valigeria Aviteur – un trolley costa sugli 8 mila euro - e per il trasportino in pelle ha usato come modella il suo maltese Lola. Io ho Olga, Pitbull di 25 chili, che cosa me ne faccio, penso. E mi torna in mente l’amica Giulia Parisi in arte Dog Fashion Blogger che ha disegnato pigiami per cani abbinati a quelli dei padroni, domani la chiamo. Finisco la serata al party di Alessandro Enriquez, al Mercato centrale, al primo piano della stazione da poco inaugurato. La parola wow è d’obbligo, inciderei un disco anche su questo.
In Franciacorta via dallo smog
L’altra sera, mentre a Milano tutti si lamentavano dello smog che ci sta uccidendo - poi il sindaco Sala ha detto che i dati erano falsati, e alle cene abbiamo cominciato a discutere più che sulla separazione tra Chiara Ferragni e Fedez – sono stata accompagnata al Relais del consorzio Franciacorta, a respirare aria buona. Alla cena, di fianco agli amici Umberta e Franco Beretta, Piero Piazzi, Andrea Patumi e Dario Maltese, ho gustato il risotto mantecato alla robiola e cavolo nero dello chef Stafano Cerveni e la faraona al mandarino dell’altro chef, Riccardo Scalvinoni. E ho brindato con tre diversi bicchieri di Franciacorta al nuovo disegno del marchio insieme al presidente del consorzio Silvano Brescianini e all’amica Francesca Zocchi.
Bottura fa l’uovo con Fazio
Il giorno dopo, a Milano non ho resistito all’incontro con la migliore barman d’Italia Martina Bonci, di casa a Firenze, alla Gucci Osteria. «Arrivo al Park Hayatt col boss», mi ha scritto riferendosi allo chef stellato Massimo Bottura, lì per suggellare la partnership con la cioccolateria Lavoratti di proprietà del conduttore Fabio Fazio. Davanti alla platea, dove ho riconosciuto la moglie del conduttore Gioia Selis e il critico gastronomico Paolo Marchi, la coppia ha mostrato agli ospiti l’uovo di Pasqua, che l’anno prima era stata opera di Carlo Cracco.
Io già pensavo al brindisi col Giardino delle Meraviglie, nome del drink creato da Bonci, immerso in un blocco di ghiaccio Hoshizaki. Prima però Bottura ha raccontato l’aneddoto sull’ossessione dei dettagli. A proposito di sé e del regista Michael Mann, conosciuto l’anno scorso quando si è prestato per un cameo nel film su Enzo Ferrari. «Ero il concierge dell’hotel. La scena durava quattro minuti ma è stata girata 25 volte perché Mann ogni volta notava un dettaglio che non gli piaceva. Ai finti paparazzi ha spiegato che avrebbero dovuto ridere il 35 per cento in più rispetto a quanto stavano facendo. Abbiamo chiuso la giornata sette ore dopo».
Penso a Bottura mentre corro alla sfilata di Msgm, dell’amico Massimo Giorgetti. Piove, c’è lo sciopero dei mezzi, i taxi non ci sono. «Il diavolo sta nei dettagli», diceva. «Ma ciò che conta è tornare sempre a casa per cena».
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