- L’Italia dal 2001 è diventata un paradiso fiscale per le tasse di successione. Da allora, la concentrazione della ricchezza a favore dei super-ricchi è aumentata.
- Gli adolescenti, specie quelli delle famiglie a basso reddito, sono stati drammaticamente colpiti dal lockdown e dalla didattica a distanza.
- La proposta di Letta, di un risarcimento ai diciottenni da finanziare con un amento progressivo delle tasse di successione, è giusta nei principi e moderata nel merito. A rivelarsi del tutto inadeguato, invece, è quel ceto politico italiano che si rifiuta anche solo di discuterla.
La proposta di Enrico Letta di un risarcimento ai diciottenni, da finanziare con un amento progressivo delle tasse di successione, in linea di principio è inattaccabile. Tasse di successione progressive esistono in tutti i paesi avanzati. In Germania l’aliquota massima è al 30 per cento, in Spagna al 34 per cento, in Francia al 45 per cento. Nel Regno Unito, non proprio un paese socialista, al 40 per cento. E in Italia? Al 4 e solo oltre la soglie di 1 milione di euro. Anche negli altri paesi europei esiste una franchigia, ma è molto più bassa (per i figli: 16 mila euro in Spagna, 100 mila in Francia, 400 mila in Germania).
Secondo la proposta del Partito democratico, l’Italia continuerà a essere fra i grandi paesi avanzati quello in cui le tasse di successione si pagano meno. La franchigia fino a 1 milione di euro rimane, inalterata (la prima casa e spesso anche la seconda continueranno a non rientrarvi). Sopra il milione, scatta la soglia progressiva, che arriverà a un massimo del 20 per cento per le eredità sopra i 5 milioni di euro (la metà del Regno Unito). È una proposta moderata.
Se ne dovrebbero ricavare circa 2,5-3 miliardi all’anno. Come saranno spesi? Ne beneficeranno 280 mila diciottenni (la metà del totale, con il reddito più basso), ogni anno, che riceveranno una dote di 10 mila euro. Gli adolescenti, specie quelli delle famiglie a reddito basso, sono stati colpiti dal lockdown e dalla didattica a distanza, e questo sarebbe un bel modo per ricompensarli. Per giunta, dal 2001 (lo stesso anno in cui Berlusconi ha reso l’Italia un paradiso fiscale per le successioni) il patrimonio si è concentrato nella parte più ricca della popolazione (la quota dei 5.000 italiani più ricchi è addirittura triplicata), a scapito del 50 per cento più povero. E il principale motivo di concentrazione della ricchezza fra i super-ricchi sono proprio i passaggi ereditari.
Discutiamo
Si può discutere delle singole soglie, di come calibrare la destinazione, dell’inserimento di questo intervento in una riforma complessiva del fisco. Ma come si fa a rimuovere in blocco il tema? O dire che ora non è opportuno, quando proprio adesso l’aumento della progressività fiscale e la lotta alle disuguaglianze sono stati messi all’ordine del giorno, per esempio, negli Stati Uniti di Joe Biden?
Peraltro, storicamente anche molti liberali si sono espressi a favore di tasse di successione progressive: servono a garantire l’«uguaglianza dei punti di partenza» (almeno tendenziale) e a evitare che la ricchezza si accumuli troppo nelle mani di persone che non hanno meriti (nel qual caso crollano i presupposti stessi di una società liberale). Luigi Einaudi, per dire, era favorevole. Prima di lui, John Stuart Mill.
La proposta di Letta sarebbe fatta propria anche dalla destra, se fossimo in un paese normale. Invece è stata rifiutata in blocco da uno schieramento vastissimo che va da Fratelli d’Italia alla Lega, da Forza Italia fino ai renziani. Ben venga, anche per questo: serve a chiarire l’inadeguatezza di molti leader politici al momento storico che stiamo vivendo.
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