- Un bambino saprebbe cosa fare per vincere queste elezioni. Il Centrosinistra invece no. È chiaro che ha intenzione di perdere.
- Ecco, allora, che si apre la strada verso la sconfitta più massacrante della storia della Repubblica.
- In un momento tragico come quello che stiamo vivendo, l’unica soluzione possibile è unirsi.
Un bambino saprebbe cosa fare per vincere queste elezioni. Il Centrosinistra invece no. È chiaro che ha intenzione di perdere. Ecco, allora, che si apre la strada verso la sconfitta più massacrante della storia della Repubblica.
In un momento tragico come quello che stiamo vivendo, l’unica soluzione possibile è unirsi. Nella prima settimana di campagna elettorale i leader invece si sono sbizzarriti nel mettere veti. Su una sola cosa sono tutti d’accordo: «Non vogliamo i Cinque stelle».
Giuseppe Conte e il movimento hanno fatto un errore gravissimo e con una motivazione pretestuosa come il termovalorizzatore di Roma. Ma non c’è tempo per portare rancore. Enrico Letta non può relazionarsi con loro come se avessero la peste.
Le differenze dei programmi del Partito democratico e dei Cinque stelle sono minime.
Hanno governato insieme per tre anni, sfasciarsi ora non ha alcun senso.
Gli elettori saranno in grado di capirlo. Si è parlato tanto di un’alleanza solo elettorale per Carlo Calenda e Matteo Renzi. Perché non può valere anche per i Cinque stelle?
Enrico Letta rischia di prendere un drammatico abbaglio. I suoi alleati Articolo Uno, i Verdi, la Sinistra Italiana dicono all’unisono di riaprire ai 5 Stelle. E hanno ragione: se corrono tutti insieme, secondo un sondaggio YouTrend, il Centrosinistra arriverebbe al 46,5 per cento, contro il 44,8 per cento del Centrodestra. E’ semplice.
Di Fronte Popolare nessuno vuole parlare. Si rischia di uscire dalle alleanze europee, per fare la fine dell’Ungheria di Viktor Orbán. Per risolvere la situazione, il Centrosinistra sembra aspettare che si apra il cielo e scenda il Cristo Redentore, l’ennesimo uomo della provvidenza. I miracoli, in politica, di solito non avvengono.
Abbondano i leader convinti di farcela da soli. Matteo Renzi dice di non aver paura di “correre da solo”. Carlo Calenda vuole diventare l’unico centro moderato e rubare voti a Forza Italia.
Come suggeriva il Fausto Bertinotti di Corrado Guzzanti: «Di cosa abbiamo paura? Dei virus! E allora noi dobbiamo continuare a scinderci sempre di più! E creare migliaia di microscopici partiti comunisti!».
A destra naturalmente se la ridono, di fronte a tanta insperata stupidità. Non che a loro manchino i contrasti, anzi ne hanno di molto più pesanti, eppure si presentano con un fronte coeso.
L’ex campo largo del Centrosinistra sembra invece voler regalare il Paese alla peggiore destra mai vista. Ancora peggio del ventennio berlusconiano.
Anche allora la sinistra era ampia e litigiosa, ma Romano Prodi aveva capito che l’unica possibilità per arginare Berlusconi era creare l’Ulivo.
Carlo De Benedetti, in un’intervista sul Corriere, ha spiegato con chiarezza che contro il postfascismo di Giorgia Meloni o si va tutti uniti o si perde.
Lo stesso Pierluigi Bersani rimprovera il Pd per aver rotto l’alleanza con Conte. Clemente Mastella ricorda che a una destra al 60 per cento mancherebbero solo 7 seggi per mettere le mani sulla costituzione. E nessuno sa fino a che punto si potrebbe arrivare.
In Spagna, in Germania, persino nella Francia della dinastia Le Pen le destre sono divise. In Italia i tre leader di destra mal si sopportano ma restano uniti in virtù del populismo.
Rimane la speranza che all’ultimo minuto il centrosinistra s’illumini e capisca che deve presentarsi compatto, altrimenti la destra vincerà senza fare prigionieri.
Come in Sliding Doors, se Gwyneth Paltrow prende la metropolitana, muore. Ma alla fine sarà il paese a pagare.
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