- La questione bollette è troppo importante per essere lasciata all’improvvisazione e le proposte avanzate dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani suscitano forti perplessità.
- La prima è quella di prelevare 1,5 miliardi di euro dall’Ets di scambio di quiote di emissioni: il paradosso è che intervenendo qui si tagliano gli investimenti che dovevano servire proprio a spingere le alternative più efficienti.
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Poi i tagli sulle rinnovabili, ma chi sta guadagnando in queste settimane sono coloro che estraggono gas e petrolio. In Italia sono Eni, Edison, Shell, Total che pagano royalties estremamente basse e stanno realizzando profitti insperati.
La questione bollette è troppo importante per essere lasciata all’improvvisazione. Le più recenti analisi internazionali sugli scenari dei prezzi raccontano che, purtroppo, il gas continuerà ad aver costi elevati ancora per molti mesi, per cui occorre individuare soluzioni in grado di aiutare imprese e famiglie mentre si accelerano le politiche di riduzione dei consumi di fonti fossili. In una situazione di incertezza come quella che stiamo attraversando l’errore che non va commesso è mandare messaggi contraddittori o scegliersi dei nemici sbagliati.
Le proposte presentate dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, per individuare le risorse da destinare alla riduzione degli impatti sulle bollette vanno dunque analizzate con attenzione.
La prima scelta che suscita forti perplessità è quella di prelevare 1,5 miliardi di euro dall’Ets, ossia il sistema europeo di scambio delle quote di emissioni prodotte dalle imprese e degli impianti più inquinanti, secondo il principio del “chi inquina paga”. Il paradosso è che intervenendo qui si tagliano gli investimenti che dovevano servire proprio a spingere le alternative più efficienti.
Chi è che guadagna
Una seconda voce da approfondire tra le proposte del governo sono le risorse che si vorrebbero recuperare dagli extra profitti che alcune imprese delle rinnovabili stanno realizzando in questa fase, e qui l’importante sarà verificare bene per non incidere su quelle che hanno stipulato contratti di lungo termine che non traggono benefici da queste oscillazioni dei prezzi.
Ma perché solo le rinnovabili? Lo strabismo in questo caso è incredibile, perché chi più di tutti sta guadagnando in queste settimane sono coloro che estraggono gas e petrolio.
In Italia sono Eni, Edison, Shell, Total che pagano royalties estremamente basse e stanno realizzando profitti insperati. Il Governo inglese sta guardando proprio in questa direzione e sarebbe curioso che quello italiano se la prendesse solo con chi possiede impianti eolici o solari.
Tra l’altro, in questi giorni abbiamo scoperto quanto siano differenti gli impatti che stanno subendo famiglie e imprese in funzione dei contratti sottoscritti, ossia se con prezzi che seguono le fluttuazioni del mercato o con accordi di lungo termine a prezzo fisso.
Ricordiamocelo, solo eolico e solare possono garantire dall’incertezza dei mercati internazionali, e solo interventi strutturali di retrofit degli edifici possono ridurre in modo da drastico la domanda di gas.
La giusta direzione
Per questo il governo dovrebbe spiegare come vuole accelerare in questa direzione, visto che stiamo accumulando altri ritardi. Infine, un tema di giustizia nell’allocazione di queste risorse recuperate. Il governo dovrebbe intervenire laddove l’impatto è più pesante.
Per le famiglie occorre concentrare l’aiuto per quelle in condizione di povertà energetica, che si conoscono perché hanno chiesto il bonus gas e luce, e su quelle sotto determinate soglie Isee che rischiano di andare in crisi.
La stessa cosa vale per le imprese, l’aiuto va dato a quelle per le quali la spesa energetica incide in modo rilevante rispetto al fatturato. Anche qui, sono informazioni che si conoscono.
Senza considerare che mentre la manifattura rischia di doversi fermare perché alcuni prodotti non sono più competitivi, ci sono altre imprese italiane che estraggono in Nigeria, Egitto, Kazakistan che vedono profitti e azioni in rialzo.
È importante che questa fase così delicata non sia affrontata facendo prevalere il panico e l’improvvisazione, ma con una lettura aggiornata del paese e una visione della transizione per accompagnarla nei diversi territori in una direzione sostenibile e giusta.
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