Il significato politico della rottura a mezzo social tra Meloni e Giambruno non sta nella novità del gesto, bensì nella possibilità che apre per tutte. C’è però da dubitare che la destra voglia trarre le giuste conclusioni da questo singolo caso
Già da qualche mese molti commentatori avevano iniziato a sostenere che, di fronte alla forza dell’immagine di Giorgia Meloni, l’unico elemento di debolezza della sua figura potesse provenire dalla sua famiglia. I sospetti e l’attenzione si sono via via concentrati sul suo ormai ex compagno.
In una prima fase Meloni aveva giustamente rimandato al mittente le accuse mosse contro Andrea Giambruno riguardo al dovere delle donne di essere prudenti per evitare stupri. Con l’uscita dei fuori onda di Striscia la notizia, Meloni ha fatto un ulteriore passo in avanti.
Messaggio politico
La mossa costituisce una novità nel panorama italiano. Non solo perché a farla è stata una donna nei confronti del proprio compagno, ma anche perché ribalta la soluzione tradizionale: minimizzare, far finta di niente, chiedere il rispetto della privacy.
Non si può che salutare positivamente il messaggio generalmente politico di questa vicenda. Non è in questione la dimensione privata della relazione ma il significato che una donna orgogliosamente di destra lancia a tutto il repertorio del presunto macho tossico. Atteggiamenti da bullo, ammiccamenti, avances spudorate come parte della propria dotazione di maschio sono stati archiviati, almeno nella relazione famigliare della premier.
Ci si può chiedere, però, se la premier sarà pronta a riconoscere le implicazioni generali dalla sua mossa. Tutte e tutti hanno riconosciuto in Giambruno la trama vista e stravista del maschio tossico.
Ma il significato politico della questione, oltre a stigmatizzare questo comportamento, non sta nel glorificare la forza e nettezza del gesto di Meloni; risiede, piuttosto, nel pretendere che il rifiuto di questi atteggiamenti diventi un patrimonio comune. E su questo si potrebbe avere qualche dubbio. Si dovrebbe innanzitutto ricordare che Giorgia Meloni ha partecipato al Family Day e più volte rivendicato l’importanza della famiglia tradizionale. In questo Meloni è stata sinora coerente con gli esempi maschili di destra (Berlusconi su tutti).
Ma con la decisione di mollare il compagno, si è aperta una nuova fase. Ciò che Meloni ha mostrato al pubblico italiano è che la donna di potere può disfarsi dei rottami del passato, se vuole. Questa sembrerebbe un’ovvietà in una società libera o un buon esempio per una società imperfetta come la nostra. Quasi un invito a tutte le donne a non portare avanti relazioni con personaggi sbagliati.
Destra regressiva
Tuttavia, l’aspetto rilevante della questione non è la decisione di Meloni, bensì la posizione da cui proviene. È il suo essere donna di potere che rende la cosa necessaria. In quanto donna di potere può e deve disfarsi del maschio inadeguato.
Il rischio è che questa azione rimanga appannaggio solo di coloro che se lo possono permettere. Affinché divenga una possibilità accessibile per tutte le donne non servono solo gli esempi (anche se non guastano) e la buona volontà individuale. Servono, oltre a una cultura condivisa, anche gli strumenti legali e sociali per permettere l’indipendenza dal maschio tossico. Su questo, come noto, la destra non solo è sempre stata deficitaria nei fatti, ma anche regressiva a parole, continuando a promuovere la vecchia idea della famiglia tradizionale.
Il rischio concreto è, in sostanza, che da questa occasione non venga fuori un principio pratico valido per tutte e tutti, ma che rimanga a disposizione solo di chi se lo può permettere. L’ennesima ripetizione della doppia morale di destra: libertà per sé e i propri amici, costrizione per tutti gli altri.
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