- Non abbiamo elementi per formulare giudizi sugli atteggiamenti di Richetti in generale, ma la vicenda specifica raccontata da Fanpage è molto diversa da come è stata presentata.
- Le date non sono coerenti con gli elementi che abbiamo raccolto e la donna ha precedenti per aver montato storie calunniose simili.
- Prendere sul serio la questione degli abusi di potere significa anche maneggiarla con rispetto per tutte le persone coinvolte e con la delicatezza che merita, altrimenti si finisce per rendere più difficile la denuncia delle molestie vere e la punizione dei predatori.
Le storie di molestie vanno prese sempre sul serio: una denuncia tardiva non rende meno credibile l’accusa, ci vuole tempo per gestire il trauma, così come l’assenza di una denuncia non esclude che una violenza ci sia stata.
Il punto è che se stiamo parlando di molestie associate al senatore di Azione Matteo Richetti è per una ragione sola: una donna ha riferito a Fanpage di essere stata molestata mentre sperava di lavorare con lui. Richetti ha negato tutto e ha detto di aver presentato una denuncia per un presunto stalking.
Poiché la vicenda arriva alla vigilia delle elezioni, diventa rilevante dal punto di vista politico.
La donna racconta a Fanpage una molestia che data al 16 novembre 2021, in quello che pare il primo (o almeno uno dei primi) incontri con Richetti in Senato.
Richetti presenta una denuncia per stalking il 29 novembre, nella quale include un lungo messaggio del 19 novembre della presunta stalker che lamenta non molestie ma la delusione per quella che, almeno lei, aveva vissuto come una relazione piena di promesse non mantenute.
Due sole ipotesi per riconciliare queste date: o Fanpage aveva assorbito nel personaggio di Ambra donne diverse senza esplicitarlo, oppure se si trattava della stessa donna le date non potevano essere corrette.
Magari Ambra si è confusa, o magari ha inventato tutto, inclusi i messaggi attribuiti al senatore, e ha ragione Richetti che sostiene di essere vittima di una trappola. Anche questa ipotesi va considerata, specie alla luce del fatto che Fanpage ha scelto di non nominare mai Richetti, cosa ben strana se le prove fossero inoppugnabili.
Come ha scoperto Emiliano Fittipaldi, c’era una sola donna nella storia e quella donna ha dei precedenti che avrebbero invitato a un surplus di cautela.
Intendiamoci: anche una persona che ha in passato costruito montature e calunniato innocenti potrebbe sperimentare violenze vere dopo aver denunciato quelle finte. Però il passato di “Ambra” avrebbe dovuto essere condiviso con i lettori di Fanpage.
Di sicuro già a novembre 2021 su due siti minori, il Fatto periodico e La Zanzara Online (ora inaccessibile), escono due articoli analoghi al lungo messaggio allegato da Richetti alla denuncia per stalking.
Uno degli articoli, su La Zanzara, è addirittura precedente alla presunta molestia (è del 12 novembre) ma già si parla di altre donne che starebbero iniziando a parlare, un pezzo della storia che l’Ambra di Fanpage colloca diverse settimane dopo.
Tutto questo pare ricondurre quello che poteva essere l’innesco di uno scandalo politico a una dimensione privata di aspettative deluse che riguarda soltanto Richetti. Ma la parola definitiva ce l’ha la polizia postale che deve verificare l’autenticità dei messaggi portati da Ambra a Fanpage. Se autentici, la posizione di Richetti diventerebbe insostenibile, se falsi tutta la storia risulterebbe una calunnia sofisticata.
Di sicuro la sensibilità agli abusi di potere sotto forma di comportamenti sessuali predatori, dal complimento inappropriato alla violenza vera e propria, è finalmente cresciuta.
Speriamo che questa nuova sensibilità venga incanalata in modo lucido per pretendere trasparenza e giustizia soprattutto dove le evidenze ci sono (lo raccontiamo tutti i lunedì su Domani, con l’inchiesta sostenuta dai lettori sugli abusi nella Chiesa).
Un tweet indignato non protegge le vittime e può esso stesso rappresentare una violenza verbale. Chiedere l’abolizione dei termini di prescrizione per i reati sessuali, per esempio, sarebbe una battaglia culturale e politica molto più nobile.
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