L’opinione pubblica europea è pessimista sulla politica di Donald Trump, ma questo scetticismo di fondo non protegge l’Ue dall’esportazione del modello trumpista: i dati pubblicati oggi da Ecfr mostrano che l’Europa sta già cambiando in tre aree chiave
Che piaccia o no agli europei, Donald Trump sta già influenzando la politica dell'Ue. Il suo ritorno al potere non ha solo attirato l’attenzione dei leader europei, che cercano di tenere l'America dalla loro parte in materia di sicurezza e commercio, ma ha anche cambiato radicalmente l'opinione pubblica nei confronti della politica estera e di altre questioni.
Pessimismo diffuso
L'atteggiamento prevalente tra gli europei, quando si parla di Trump 2.0, è di pessimismo. È questa una delle principali conclusioni di un importante nuovo sondaggio condotto dall'European Council on Foreign Relations (ECFR) in 11 stati membri dell'Ue, più Gran Bretagna, Svizzera e Ucraina.
Ma questa negatività e lo scetticismo di fondo sulla politica trumpiana non proteggono l'Europa dalle conseguenze di una Washington trasformata, o piuttosto dall'esportazione della "trumpizzazione", come si potrebbe definire. I dati dell'opinione pubblica analizzati, pubblicati oggi, rivelano che l'Europa sta già cambiando in tre aree chiave.
In primo luogo, in parte grazie a Trump, è stata registrata una maggiore attenzione degli europei verso la prospettiva della pace in Ucraina. In ogni paese europeo dove l'Ecfr ha svolto il proprio sondaggio, l'esito più probabile della guerra appare un accordo di compromesso, piuttosto che una vittoria russa o ucraina. Questo cambiamento si è registrato anche in paesi come l'Estonia, dove solo sei mesi fa la maggioranza dell'opinione pubblica sosteneva che ci sarebbe stata una vittoria ucraina. A causare questo mutamento di prospettiva potrebbero essere state anche le battute d'arresto militari, ma la promessa di Trump di portare la pace è probabilmente il fattore scatenante principale.
Urgenze pragmatiche
In secondo luogo, la natura transazionale del nuovo presidente sta portando i cittadini europei ad accettare un approccio più pragmatico alla politica estera, in particolare nei rapporti con gli Stati Uniti. L'opinione oggi prevalente in gran parte d'Europa è che Washington non sia più un "alleato" dell'Ue. Per molti Paesi, compresi quelli che si basano su roccaforti transatlantiche tradizionali come Danimarca e Polonia, il vecchio alleato oltre Atlantico è ora semplicemente un "partner necessario". Questo è un cambiamento notevole, che indica una frattura potenzialmente irreparabile dell'Alleanza occidentale.
Terzo, e forse più scontato, è l’impeto che Trump ha scatenato nel movimento di estrema destra in Europa e nelle politiche in stile “MAGA” che molti partiti stanno cercando di introdurre nei loro Paesi. Gli interventi di Elon Musk a sostegno di questi partiti, tra cui l'AfD tedesco, hanno legittimato proposte un tempo marginali e hanno instillato nei leader, come Alice Weidel, la convinzione di poter superare i risultati passati nelle prossime elezioni. Sebbene ciò potrebbe non essere sufficiente per portarli al governo, la loro popolarità sta comunque crescendo e il risultato potrebbe essere un ulteriore spostamento del mainstream europeo verso destra, in particolare su questioni come migrazione, clima, genere e famiglia.
Un impatto con qualche freno
Esistono tuttavia alcuni limiti alla portata dell'effetto Trump.
Prima di tutto, la guerra in Ucraina. L'opinione ormai diffusa che si raggiungerà un accordo non significa necessariamente che gli europei sosterranno ciecamente l'approccio del Presidente degli Stati Uniti verso la conclusione di tali accordi. In Estonia, Regno Unito, Polonia, Danimarca, Germania e Portogallo, ad esempio, molti cittadini che vedono un negoziato come il risultato più probabile credono anche che una vittoria ucraina sarebbe la cosa migliore per il proprio paese e per la pace a livello globale. Anche se è vero che sarebbe molto difficile per Kiev continuare a combattere nel caso in cui gli Stati Uniti riducessero gli aiuti militari, gli Ucraini dovrebbero comunque trovare un po' di conforto nel sapere che molti in Europa sono al loro fianco in qualità di alleati e sostenitori di una pace duratura e giusta.
Gli europei riconoscono anche che un approccio pragmatico e transazionale nei rapporti dell'Ue con gli Stati Uniti sarà necessario in futuro, in un certo senso rispecchiando il modo in cui Trump vede la relazione degli Usa con l'Ue. Tale approccio è particolarmente rilevante nel contesto di una guerra commerciale incombente e della minaccia di tariffe imposte all’Europa. Quando tali minacce si concretizzano, i leader europei potrebbero scoprire di essere in grado di mantenere il sostegno pubblico dalla loro parte per potenziali compromessi, come l'impegno ad acquistare più energia americana o unirsi agli Stati Uniti nel contrasto alla minaccia economica cinese.
Cosa succede a destra
Ma tutto questo sarà accettabile solo se i leader rimarranno fermi nel salvaguardare i valori europei e la posizione fissa dei loro cittadini nei confronti di questioni delicate, come la democrazia e i diritti umani. Il pragmatismo sulla scena mondiale va bene, ma il cinismo e i compromessi dannosi no.
Non c'è inoltre alcuna garanzia che l'estrema destra europea possa diventare la forza politica leader come conseguenza del ritorno di Trump e dei suoi interventi. Subito dopo la vittoria del Presidente, il nostro sondaggio ha rilevato che oltre un terzo dei sostenitori dell'AfD in Germania e del Rassemblement National in Francia vedono il suo ritorno come una "brutta cosa" per il proprio paese. Se l'amministrazione Trump insistesse in un conflitto commerciale con l'Europa o portasse a un accordo devastante tra Ucraina e Russia, l'allineamento politico con il nuovo team a Washington potrebbe rapidamente diventare una grave responsabilità per personaggi come Marine Le Pen, Geert Wilders, Giorgia Meloni e altri esponenti della destra europea. Per ora, si stanno semplicemente godendo il successo del momento.
La "Trumpizzazione" dell'Europa c’è, questo è vero, ma gli effetti devono ancora essere definiti. Per i pro-Europa c’è ancora la possibilità di vincere questa battaglia e ci sono nuove opportunità da cogliere: per i leader dell'Ue è importante imparare e attuare un atteggiamento pragmatico nella loro politica estera, chiarire agli elettori la posta in gioco associata ai diversi tipi di pace in l'Ucraina e all'eccessiva dipendenza dell'Europa dagli Stati Uniti per la sicurezza, e infine differenziarsi dall'estrema destra riformulando il dibattito politico.
Pawel Zerka è senior policy fellow e data analyst leader presso l'European Council on Foreign Relations (ECFR)
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