- Tra pandemia, inflazione, crisi energetica e altre conseguenze della guerra russo-ucraina, la famiglia è l’entità che più ha sofferto e sta soffrendo.
- Ci si aspetterebbe, quindi, che i programmi dei partiti, in vista delle elezioni del 25 settembre, ponessero la famiglia tra i temi che richiedono un urgente e concreto intervento. Ma così non è.
- In parlamento vi sono tre disegni di legge che, tra l’altro, suggeriscono l’uso del quoziente famigliare come sistema di tassazione. Ma non è la soluzione.
Tra pandemia, inflazione, crisi energetica e altre conseguenze della guerra russo-ucraina, la famiglia è l’entità che più ha sofferto e sta soffrendo. Ci si aspetterebbe, quindi, che i programmi dei partiti, in vista delle elezioni del 25 settembre, ponessero la famiglia tra i temi che richiedono un urgente e concreto intervento. Ma così non è.
Nel Pd la proposta è solo quella di una minore tassazione del secondo reddito famigliare per dare impulso al lavoro femminile. Seguono impegni ad affrontare il problema della povertà infantile e della denatalità. Altri interventi saranno dedicati a ridurre l’incertezza lavorativa e abitativa che impediscono ai giovani di formarsi una famiglia.
Nel programma dei Cinque stelle non vi è alcun accenno alla famiglia. Azione e Italia Viva la citano solo in relazione alla scelta del percorso scolastico dei figli.
Il programma della Lega è considera la famiglia la «cellula fondamentale della società» e propone l’ennesima flat-tax familiare con no-tax area commisurata al numero dei figli, ma anche che il nucleo famigliare va individuato come unico soggetto fiscale per il quale occorre promuovere politiche fiscali con la riforma dell’ISee e l’introduzione del quoziente famigliare.
La prima bozza del programma elettorale di Fratelli d’Italia, nel capitolo dedicato alla famiglia e alla natalità, era previsto anche il quoziente famigliare ma nella stesura definitiva del programma il quoziente famigliare è scomparso. Il programma di Verdi e Sinistra Italiana nulla contiene a favore della famiglia.
I sistemi di tassazione della famiglia
Da sempre, anche in Italia, si sono contrapposti i sistemi di tassazione individuale con quelli di tassazione sulla famiglia. Il primo deriva dalla necessità di affermare la sovranità individuale nelle scelte sull’impiego del proprio reddito. Il secondo parte dalla considerazione che benessere individuale e capacità contributiva del singolo dipendono non solo dal reddito individuale, ma anche dalle risorse del nucleo a cui l’individuo appartiene e dalla numerosità dello stesso.
Nel caso della tassazione individuale, l’imposta si applica al reddito di ciascun membro del nucleo familiare e si tiene conto della presenza di familiari a carico con detrazioni dall’imposta o con deduzioni dall’imponibile.
Nel caso della tassazione famigliare sul reddito complessivo del nucleo famigliare si applica l’aliquota media che è in funzione della somma dei redditi divisa per le parti che compongono il nucleo famigliare: genitori, figli, anziani, invalidi e altri.
Questo è in pratica il sistema francese del quoziente famigliare in base al quale una famiglia composta da genitori e due figli a carico paga 3.800 euro di imposte annuali invece che 11.600 in base alla tassazione individuale.
La scelta dell’unità impositiva, individuo o famiglia, influisce sui diversi comportamenti economici e sociali degli individui: la tassazione per parti, per esempio, può favorire i matrimoni.
Il quoziente famigliare, inoltre, favorisce soprattutto i percettori di redditi elevati, che ottengono così una sostanziale riduzione di imposta, e le famiglie numerose.
Per distribuire al meglio le tasse e renderle più semplici, eque e leggibili difendendo la parità di genere è meglio un sistema di tassazione basato sull’individuo, ma che colpisca tutti i redditi di qualsiasi origine, eliminando i regimi speciali che li hanno favoriti.
Come rivedere la tassazione della famiglia
In parlamento vi sono tre disegni di legge che, tra l’altro, suggeriscono l’uso del quoziente famigliare come sistema di tassazione. Ma solo una parte di queste proposte sono state attuate con l’introduzione dal gennaio 2022 dell’assegno unico, che sostituisce il premio alla nascita, l’assegno di natalità, gli assegni per nucleo familiare e le detrazioni per i figli a carico, al di sotto dei 21 anni.
Non vi è dubbio che in Italia occorre rivedere il trattamento fiscale delle famiglie o meglio dei nuclei famigliari sempre più spesso unipersonali: vedovi, separati, divorziati, single, ecc. Nuclei che in molti casi includono invalidi o figli maggiorenni senza lavoro in contesti di povertà assoluta. Ma con gli attuali scaglioni di reddito, l’introduzione di un sistema di quoziente famigliare ridurrebbe sensibilmente il gettito fiscale.
Nel contesto attuale le proposte dei partiti dovrebbero prevedere piuttosto trasferimenti diretti alla famiglia in relazione al suo livello di reddito, quindi mirati alle sue necessità, attuando una vera lotta alla povertà e limitando le disuguaglianze sociali. E questo dovrebbe far parte di una riforma fiscale globale, equa e completa, riforma che la delega fiscale approvata non promette.
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