Con buona pace delle diplomatiche smentite del Quirinale, è spesso possibile cogliere nelle brillantemente dosate parole del presidente severe critiche alle azioni e alle dichiarazioni del governo e dei partiti, non solo di governo
Arbitro, equilibratore, notaio: nel corso del tempo, ai presidenti della Repubblica italiana è stata data una collocazione super partes ed è stato attribuito un ruolo variamente definibile come asettico. Con Cossiga e soprattutto con Scalfaro e poi Napolitano, quel ruolo divenne di grande protagonismo costituzionale. Memorabile la risposta di Napolitano a chi lo accusava di essere di parte: «Sì, sto dalla parte della Costituzione».
Ricordare e spesso insegnare la Costituzione alle nipotine e ai nipotini di coloro che votarono contro, sempre contrapponendo il presidenzialismo alla democrazia parlamentare, e a coloro che, anche quando, raramente, l’hanno letta, non sono andati oltre la prima riga dei diversi articoli, è il compito, come ha scritto Daniela Preziosi, di “pedagogia costituzionale” nel quale Sergio Mattarella dà il meglio di sé.
Con buona pace delle diplomatiche smentite del Quirinale, è spesso possibile cogliere nelle brillantemente dosate parole del presidente severe critiche alle azioni e alle dichiarazioni del governo e dei partiti, non solo di governo. Inevitabilmente, se le politiche governative contrastano palesemente con il dettato costituzionale, il presidente della Repubblica ha non soltanto il diritto, ma il dovere di intervenire.
Quando il riferimento è a un articolo della Costituzione, sembra utile per una migliore comprensione fare riferimento alle conoscenze e alle motivazioni che stanno a fondamento di quell’articolo. Per esempio, non pochi Costituenti erano stati costretti all’esilio dal fascismo. Insieme a loro molti oppositori avevano avuto vita grama nei paesi che li ospitarono. Il riconoscimento, sancito nell’articolo 10, del diritto d’asilo politico, è la logica conseguenza di esperienze di vita vissuta nonché di una visione del mondo ispirata a giustizia e solidarietà.
Il presidente della Repubblica non è un freno e un contrappeso costituzionale al governo, a nessun governo di qualsiasi composizione. Sono, comunque, governi da considerare legittimi in quanto espressione di una maggioranza parlamentare scaturita dalle elezioni, governi il cui capo ha lui stesso nominato e i cui ministri ha approvato.
Nella misura in cui si sente costretto a intervenire, il presidente lo fa in nome della Costituzione e non per favorire qualsivoglia opposizione.
È sufficiente ricordare il sostegno agli aiuti alla “martoriata” (l’aggettivo più frequentemente usato dal papa) Ucraina. Con l’articolo 11 i Costituenti, ancora una volta per esperienze personali e per maturata concezione del mondo, ripudiarono le guerre “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, accettando la partecipazione italiana ad azioni coordinate che conducano alla pace e alla giustizia.
Predicatore costituzionale
Non mi pare necessario procedere a calcolare tutte le volte che gli oppositori dell’attuale governo hanno espresso posizioni contrarie a quelle, pienamente in linea con la Costituzione, argomentate e sostenute da Mattarella. Mi limito a sottolineare con forza che non si deve fare uso della Costituzione italiana à la carte, prendendo quel che piace e manipolando quel che va contro le proprie preferenze politiche. Il presidente, instancabile predicatore costituzionale, ricorda a smemorati, opportunisti e manipolatori che le loro posizioni sono semplicemente sbagliate.
La riforma del cosiddetto premierato toglierebbe al presidente della Repubblica i suoi due poteri costituzionali più importanti: nomina del presidente del Consiglio e scioglimento o no del parlamento. Rimarranno sulla carta, totalmente svuotati di sostanza. Quanto questo svuotamento inciderebbe sul ruolo del presidente è un quesito tanto legittimo quanto rilevante.
Appare molto improbabile, persino a prescindere dalle sue qualità personali e competenze, fattore comunque da non sottovalutare, che un presidente fortemente ridimensionato, disarmato, sarebbe in grado di diventare e rimanere un convincente predicatore costituzionale, protagonista della vita della Repubblica. Memento.
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