- Quanto sta accadendo alle crypto valute ci pare analogo alla storia di crescita e caduta del Movimento 5 Stelle.
- Dopo una vicenda decennale, la non-moneta e il non-partito scontano le contraddizioni delle rispettive secessioni.
- Parallelo fra le crypto e M5S è anche il rischio che le rispettive crisi spediscano in soffitta, insieme con le ubbie, anche le idee di Internet e Politica diverse.
In poche settimane le quotazioni delle criptomonete sono crollate di due terzi, cosicché chi a suo tempo ne ha acquistati mille euro ora fatica a rivenderle a 300. I 700 euro mancanti sono finiti nel frattempo in tasca agli elargitori di Bitcoin e a chiunque, subodorando il crollo, se ne sia liberato a spese dei gonzi ultimi arrivati.
Quanto sta accadendo alle criptovalute è analogo alla vicenda dalla crescita allo schianto del Movimento 5 stelle. Nascono pressoché contemporanei, a ridosso della crisi del 2008 con il fallimento di Lehman Brothers. A settembre del 2007 Beppe Grillo inscenava a Bologna il “vaffa day”, nel 2008 appariva il primo progetto di “moneta elettronica” fondata sulla blockchain. Nel 2009 il Bitcoin era operativo e trovava i primi timidi acquirenti. Nello stesso anno veniva fondato il Movimento da Grillo e Roberto Casaleggio.
Cripto e Movimento erano evocati dalla protesta contro banche e politici. Le cripto si proponevano come non-moneta, libro dei conti ancorato alla blockchain per evitare l’intermediazione delle banche; il Movimento disintermediava anch’esso a modo suo proclamando il “tutti a casa” verso banchieri e politici.
La crisi delle secessioni parallele
Oggi la non-moneta e il non-partito scontano le contraddizioni delle rispettive secessioni. I giovani sistemi di criptomonete non sono riusciti a rendersi davvero indipendenti rispetto alle dinamiche della finanza e delle banche perché fra il loro mondo di automatici e infallibili registri e il mondo dei conti correnti e delle banconote esiste un ponte non eliminabile: vi transita la valuta ufficiale che corre a scambiarsi con l’equivalente in cripto e quella che all’opposto se ne scappa per cambiare in valuta corrente le cripto che possiede.
Sicché appena il flusso d’ingresso si smagrisce perché i soldi ufficiali hanno altrove dove spendersi, cala la domanda delle cripto, scende il rapporto a cui si scambiano e chi fino allora ha accumulato cripto si trova a svendere il peculio.
Anche il Movimento Cinque stelle è riuscito per un paio di lustri a “stare fuori” capitalizzando le “invettive”. Ma il ponte di collegamento verso la concretezza del paese era pronto fin dal primo istante a risucchiarlo, costringendolo a pagare il cambio fra chiacchiere e “politiche”.
Di tanto dire, alla fin fine, solo il Reddito di Cittadinanza ha piantato un fiore dove serviva comunque una foresta riuscendo a mettere radici in urgenze autentiche unite alla rivalsa dell’intero Meridione.
Il rischio che ereditiamo
Parallelo fra le criptomonete e M5S è anche il rischio che le rispettive crisi spediscano in soffitta, insieme con le ubbie, anche i bisogni di Internet e politica diverse. Il tonfo-truffa delle cripto monete sparge il sospetto anche sulla tecnologia blockchain che le struttura. Ed è un gran guaio perché al momento è l’unica in grado di creare spazi di Internet differenti rispetto a quella di cui conosciamo difetti e pregi in quanto espansiva e piena di scoperte, incerta sul confine tra l’autentico e il tarocco, ma soprattutto coincidente col business di un pugno di giganti (Google e Meta, in primo luogo).
La blockchain sviluppa il decentramento dell’intelligenza di sistema secondo il modello peer-to-peer del rapporto orizzontale e diretto fra gli utenti e con le risorse di calcolo sparse nei Pc delle famiglie. Anche la crisi del Movimento 5 Stelle sta travolgendo due cose che si tengono e non meritano affatto di finire in sepoltura: l’impegno politico “civile”, distinto e complementare rispetto alla politica professionale; il valore degli scambi politico-culturali su piattaforme tecnologiche osmotiche alle strutture dei Partiti organizzati.
Nel Movimento Cinque stelle e nelle fantasmagorie di Casaleggio, c’era comunque l’intuizione di quanto sia essenziale alla democrazia il nesso fra gli eletti e gli elettori, non bastando le trombe delle ricorrenze elettorali (per non dire del tormentone dei talk show). Se il rimedio della “democrazia diretta” è una scemenza anche se avviene col marchio di Rouseau, non lo è affatto l’esigenza di dare agli individui e agli interessi il modo di riconoscersi e colloquiare con l’uso di strumenti comodi, onesti ed efficaci. E qui, guarda il caso, rispunta la blockchain che per struttura intrinseca repelle dai tarocchi, dalle identità fasulle, dall’invasione degli spam bot cui sono invece tanto vulnerabili le strutture dell’Internet Big Tech.
Negli Stati Uniti da un lato schiantano le cripto, dall’altro sorgono con la medesima tecnologia gruppi tostissimi di giornalismo attivo che accelerano la produzione cooperativa di pensieri politici incisivi. Non conviene sprecare l’occasione di senso delle catastrofi, specie se simultanee e parallele al punto da intrecciarsi.
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