- Quale governo celebrerà il centenario della marcia su Roma? Nelle urne prevarrà la destra, così si dice. Bene, se così sarà, sarà la democrazia, il voto popolare.
- Evitiamo però di cascare nella trappola, e perder tempo a dire chi è più fascista, se la fiamma tricolore di Meloni o le felpe antisbarchi di Salvini. Non è questo il punto.
- da tempo insomma la politica gode di pessima fama in questo paese, e le Camere non possono che recare il segno, oltre che di interessi e clientelismi, di una montante avversione che solo i grandi partiti pedagogici, cattolici e comunisti, hanno a lungo trattenuta e indirizzata. Ma quelli non ci sono più.
Ampio spazio ai pronostici da qui al 25 settembre: quale governo celebrerà il centenario della marcia su Roma? Nelle urne prevarrà la destra, così si dice. Bene, se così sarà, sarà la democrazia, il voto popolare.
Evitiamo però di cascare nella trappola, e perder tempo a dire chi è più fascista, se la fiamma tricolore di Meloni o le felpe antisbarchi di Salvini. Non è questo il punto.
Ci sono vincoli strutturali e realtà di lungo periodo che preservano dalla più colorita tragedia, e d’altro verso l’aggravano.
Una legge elettorale che non consente agli elettori di esprimersi sugli eletti, ma solo sul volume complessivo dei voti alle liste, lascia ai segretari dei partiti di comporle, distribuendo premi e prebende, il che sarà fatto in tutta fretta.
La previsione di un consistente aumento degli eletti di un partito fino a ieri all’opposizione porta a includere nelle liste ogni sorta di accoliti improvvisati. Succede ovunque.
E’ già avvenuto in Italia nel 2013, e poi nel 2018. Non demonizziamoli troppo i Cinque Selle: qualche buona idea, molte confuse, molta incompetenza, ma soprattutto un grande consenso, troppi voti, gente ramazzata dal caso.
Negli anni tanti di loro sono stati fatti fuori (mantenendo prebende di legge), ma si è anche selezionata una qualche classe politica.
Il che è avvenuto ad alto prezzo per il paese, ed ora anche quella la falcidiano con la regola dei due mandati, regola imposta dal comico extraparlamentare, regola tra le tante digiuna di conoscenze costituzionali e figlia solo dell’antipolitica.
E’ lo psicodramma dell’antipolitica: eleggere dei parlamentari disprezzando il parlamento. Ogni giorno un inciampo. Ma non erano soli.
La stessa antipolitica naïve ha condotto a falcidiare pure il numero dei parlamentari, misura che sarebbe da calibrarsi attentamente su una teorica della rappresentanza…
E invece, il dagli alla casta, dimezziamo le poltrone, rottamiamo, tutti proprio hanno contribuito all’auto da fé, e non si lamentino ora se l’auto da fé potenza una distribuzione dei seggi che premierà i vincitori, alterando ogni equilibrio.
Insomma, il risultato non sarà una tragedia, ma nemmeno una sorpresa.
Da parecchio tempo, non da anni, no, da decenni – ma gli storici risalgono parecchio indietro nel tempo, oltre l’Uomo qualunque di Giannini, più indietro ancora, oltre l’aula sorda e grigia di Mussolini, oltre il “ministro della malavita”, oltre l’ «irto spettral vinattier di Stradella» (così Deprets per Carducci) – da tempo insomma la politica gode di pessima fama in questo paese, e le Camere non possono che recare il segno, oltre che di interessi e clientelismi, di una montante avversione che solo i grandi partiti pedagogici, cattolici e comunisti, hanno a lungo trattenuta e indirizzata. Ma quelli non ci sono più.
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