C’è un libro di cui si è parlato ultimamente: Hanno vinto i ricchi – Cronache da una lotta di classe di Riccardo Staglianò (Einaudi). Il libro ha ricevuto elogi e anche critiche stimolanti, come giusto, e ha il merito di aver incoraggiato un dibattito. Elly Schlein ha partecipato a una presentazione a Roma.

L’ultimo capitolo si intitola: “Perché nessuno si arrabbia?”. È una domanda utile perché evidenzia una situazione curiosa: se l’Italia via via raggiunge nuovi record di povertà, perché non c’è una sollevazione popolare? «Gli unici che si fanno sentire davvero, in Italia, sono quelli che godono da decenni di privilegi insensati». E cioè i tassisti, i balneari, gli agricoltori. «Gli altri […] soffrono perlopiù in silenzio». 

Questa settimana faccio un gioco: immagino di essere una Forza Oscura che ha l'obiettivo di zittire le proteste delle persone svantaggiate. Il mio piano prevede di mantenere il controllo e la stabilità, soffocando il dissenso e le richieste di cambiamento. Le mie strategie non si basano solo sull’uso della repressione fisica, ma sono anche psicologiche, economiche e culturali. Mirano a dividere, scoraggiare e distrarre coloro che potrebbero sollevarsi contro il sistema. Vediamo dove ci porta questo gioco (angosciante e satirico).

Per prima cosa in qualità di Forza Oscura dovrei creare delle rivalità interne fra le persone svantaggiate, dire che ci sono differenze tra chi è «più meritevole» e chi non lo è. Potrei dipingere alcuni poveri come pigri, approfittatori o delinquenti, mentre altri sono «lavoratori onesti». Utilissimo a questo fine screditare l’ultima ruota del carro: gli immigrati. Questa frammentazione crea la famosa guerra tra poveri, impedendo alle persone di unirsi per una causa comune. Scoraggia il riconoscimento della propria situazione. Gli esseri umani preferiscono sempre pensare di essere meno poveri di qualcun altro (e si vergognano della condizione di svantaggio, oggi la vergogna è un grosso tema): puoi dare loro la sensazione di non essere proprio in fondo alla classifica, e creare un nemico negli ultimi.

Dovrei poi manipolare l’opinione pubblica. Diffonderei storie che demonizzano gli eventuali manifestanti come aggressivi, ingrati e irresponsabili, evidenzierei episodi di violenza durante le proteste, anche se sono casi isolati. Il dissenso dovrebbe sembrare una minaccia all'ordine pubblico. In questo modo fomenterei lo sdegno della maggioranza silenziosa che teme il caos.

Utilizzerei l'intrattenimento e i social per saturare l'attenzione delle persone con contenuti superficiali e mode momentanee. Produrrei polemiche sterili. Un rumore di fondo che distoglie dai problemi, rendendo più difficile concentrarsi sul significato di una protesta. Creerei una società più interessata al prossimo reality show che ai disastri reali.

In caso di proteste effettive, opterei per una repressione non troppo violenta per evitare di creare martiri o eroi. Userei l’idea che le forze dell’ordine (in quanto lavoratori) sono sempre le vere vittime degli scontri (i manifestanti invece sono degli sfaticati). Sorveglierei i leader delle proteste, raccoglierei informazioni compromettenti su di loro e troverei modi di screditarli pubblicamente e isolarli socialmente.

Cambierei le leggi, criminalizzando la protesta e rendendo più difficile organizzare raduni. Aumenterei le sanzioni per chiunque partecipi a manifestazioni non autorizzate e introdurrei la necessità di permessi complicati per organizzare eventi pubblici. Il rischio legale e finanziario di partecipare diventerebbe troppo alto.

Farei in modo che le richieste dei manifestanti apparissero sempre irrealistiche o impossibili da soddisfare. Descriverei le loro proposte come utopie fuori dalla realtà economica, portatrici del collasso dell'economia e della perdita di posti di lavoro. Il messaggio subliminale sarebbe che chi protesta non comprende la complessità: è naïf.

Promuoverei un'ideologia della responsabilità individuale, sostenendo che chiunque lavori sodo può migliorare la propria situazione. Basta impegnarsi. Diffonderei l'idea che i poveri sono colpevoli della loro condizione e che la povertà è una conseguenza di errori o pigrizia.

Infine, farei promesse periodiche di “riforme ragionevoli” a favore dei più svantaggiati, ma le attuerei in modo lento e inefficace. Creerei illusioni di cambiamento senza mai affrontare le cause profonde dei problemi (anche per mia incapacità, perché oltre a essere una Forza Oscura sono anche Incapace). Userei le promesse come una tattica per guadagnare tempo e mantenere lo status quo.

Che ne dite?

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