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Il 31 marzo scorso Il Tempo ha pubblicato un’intervista ad Aleksandr Dugin in cui “l’ideologo del Cremlino” sostiene che la guerra in Ucraina porterà a un nuovo ordine mondiale.
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Incuriosito, ho cercato di saperne di più e ho scoperto che il pensiero geopolitico di Dugin trova ispirazione nella Cronaca di Oera Linda. Non ho creduto ai miei occhi. Il maître à penser russo che si lascia ammaestrare da un falso storico, in più un falso assai casereccio e zoppicante? Ebbene sì.
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La Cronaca di Oera Linda è una saga medievale che racconta la storia millenaria del popolo frisone. Verso fine Ottocento l’entusiasmo iniziale per l’Oera Linda svanì, e nel 1879 il povero Ottema, che fino alla fine ne aveva difeso l’autenticità, si impiccò.
Il 31 marzo scorso Il Tempo ha pubblicato un’intervista ad Aleksandr Dugin in cui “l’ideologo del Cremlino” sostiene che la guerra in Ucraina porterà a un nuovo ordine mondiale. Incuriosito, ho cercato di saperne di più e ho scoperto che il pensiero geopolitico di Dugin trova ispirazione nella Cronaca di Oera Linda (si pronuncia Ura Linda). Non ho creduto ai miei occhi. Il maître à penser russo che si lascia ammaestrare da un falso storico, in più un falso assai casereccio e zoppicante? Ebbene sì.
Una saga sospetta
La Cronaca di Oera Linda è una saga medievale che racconta la storia millenaria del popolo frisone, oggi una minoranza linguistica nel nordest dei Paesi Bassi. È apparsa negli anni 1867-1869, quando il mastro falegname Cornelis over de Linden ha reso pubblici duecento fogli manoscritti che il suo antenato Hiddo over de Linden nel 1256 avrebbe salvato da un’alluvione.
Scritta in lingua frisona antica e in un alfabeto pseudo-runico, la Cronaca è una raccolta di episodi che vanno dal Terzo millennio a.C. fino al Settimo secolo d.C. Parla di una antica civiltà frisona proveniente da un Aldland (terra antica: Atlantide), sommersa dai mari nel 2193 a.C. Poi spiega che tutti gli uomini discendono da tre “prime madri”: la nera Lyda, la gialla Finda e la bianca Frya. Mentre la prima rimane per lo più fuori dal discorso, la Cronaca è piena di scontri tra i discendenti di Finda, i Finni, aggressivi, superstiziosi e gerarchizzati, e quelli di Frya, ossia il popolo dei frisoni, liberi, uguali e guidati da donne valorose.
Secondo la Cronaca, la prima lingua universale sarebbe stato proprio il frisone, e frisoni sarebbero i principali protagonisti della storia europea. Il fondatore della civiltà minoica sarebbe stato il marinaio frisone Minno. Il frisone Jon avrebbe educato i caprai delle isole ioniche. Un cugino del leader frisone Wodin (ossia Wodan), di nome Inka (!), avrebbe attraversato l’oceano, mentre nel mediterraneo Neef Theunis (Cugino Tonino) sarebbe conosciuto come Neptunus (Nettuno).
Compare anche “Ulysus”: si sarebbe fermato a Wahallagara, ossia la penisola di Walcheren. La donna frisona Kalta avrebbe guidato i celti, e un’altra, Geert, nel 1551 a.C. con i suoi Geertmannen (Germanici) avrebbe fondato una colonia nella regione indiana del Punjab. Qui, nel 327 a.C. il loro capo Friso avrebbe incontrato Alessandro Magno, per tornare poi nella cittadina di Stavoren dove avrebbe dato il suo nome alla Frisia.
Origini dell’Oera Linda
Insomma, una fantastoria poco credibile, ma non per un piccolo gruppo di nazionalisti frisoni, estasiati dall’idea che anche la Frisia avesse una sua saga nazionale paragonabile all’Iliade. La loro gioia però durò poco.
È vero che nel 1872 il grecista in pensione Jan G. Ottema pubblicò il testo con accanto la traduzione in olandese, ma in seguito la carta del manoscritto risultò ottocentesca, l’inchiostro ancora fresco e un’analisi filologica dimostrò che la lingua usata era un inedito mix di frisone antico e moderno, di olandese e di inglese. Infine c’erano stranezze come il nome della la moglie di re Friso – Swethirte, ossia Sweetheart – che un critico definì semplicemente «infantili». L’entusiasmo iniziale per l’Oera Linda svanì e nel 1879 il povero Ottema, che fino alla fine ne aveva difeso l’autenticità, si impiccò.
Restava da sapere chi avesse realizzato la beffa, visto che l’autore è sempre rimasto anonimo. Recentemente Goffe Jensma, ordinario di Lingua e cultura frisone all’università di Groningen, è arrivato a una conclusione ritenuta assai plausibile. Secondo lui l’Oera Linda è scritta in maniera talmente strampalata che non si può parlare di un falso ma piuttosto di una parodia, in cui le assurdità e il buffo linguaggio pseudo-medievale (somigliante a quello noto agli italiani per il film L’Armata Bancaleone, per capirci) erano fatti apposta per essere scoperti.
Come autori, Jensma ha individuato un trio di amici: lo “scopritore” Over de Linden, l’archivista provinciale frisone Eelco Verwijs e il pastore protestante e poeta romantico-ironico Piet Paaltjens. Quest’ultimo avrebbe fornito le parole, Verwijs la traduzione e Over de Linden la presentazione.
Perché lo hanno fatto? Da un lato, c’era l’aspetto ludico, del practical joke, per ridicolizzare gli ultranazionalisti frisoni. Ma l’Oera Linda va anche vista nel contesto politico-religioso degli anni 1860-1870, quando nel protestantesimo olandese era in corso una battaglia ideologica tra ortodossi, per i quali la Bibbia era da prendere alla lettera, e i “moderni”, che consideravano le Sacre Scritture piuttosto come fonte d’ispirazione spirituale.
I primi erano noti come Fijnen (precisi) e i secondi come Vrijen (liberali): ossia gli ottusi Finni verso gli illuminati Frya. Visto che i (presunti) autori stavano dalla parte dei progressisti e l’Oera Linda è piena di riferimenti a “falsi sacerdoti”, lo scritto è quindi anche un peculiare manifesto della lotta al fondamentalismo cristiano. Ma in un contesto molto circoscritto e completamente ignoto agli esegeti e seguaci successivi.
Dalla Frisia al Terzo Reich
Malgrado queste premesse, nel corso del Novecento sempre nuovi protagonisti tornarono a difendere l’autenticità dell’Oera Linda. Accade spesso che falsi provati, come per esempio i Protocolli dei Savi di Sion o i Diari di Mussolini, vengano riproposti come autentici a beneficio di chi ci vuol credere. Ma nel caso dell’Oera Linda non solo il dibattito si è spostato su nuovi adepti che non erano al corrente delle verifiche fatte in passato, ma si è anche basato su traduzioni nelle quali erano scomparse le assurdità linguistiche dell’originale.
In più l’Oera Linda si prestava a essere usata in chiave ideologica, come fece il germanista tedesco-olandese Herman Wirth, nazista convinto, collezionista di rune e simboli precristiani. Nella sua visione i primi ariani, bianchi, puri e buoni, sarebbero arrivati da un continente a nordovest dell’Europa, Atlantide o Thule, che 10mila anni fa sarebbe sprofondato nel mare. Gli abitanti si sarebbero spostati verso il continente europeo, diventando gli antenati delle tribù germaniche.
Quando Wirth sentì parlare dell’Oera Linda, credette di aver trovato la conferma alle sue teorie, ovviamente ignorando la confutazione del testo di mezzo secolo prima. Nell’edizione tedesca da lui curata presentò la saga come la Bibbia primordiale dei germanici e la Frisia antica come il modello di una società moderna e razzialmente pulita.
Die Ura-Linda Chronik uscì nel 1933, anno della presa di potere di Hitler. Visto che Wirth poteva contare su amicizie importanti, come quella col capo delle SS Heinrich Himmler, è comprensibile come la sua traduzione sia diventata un best seller. Ancora adesso, la versione di Wirth, più volte ritradotta, gira in ambienti di estrema destra in diversi paesi, compresa l’Italia.
Dal New Age all’uomo di Putin
Una nuova ondata di popolarità, soprattutto nel mondo anglosassone, si riversò sulla burla frisona negli anni Settanta, sulla scia di quell’insieme di teorie esoteriche e spirituali conosciute come New Age. Grazie a una ritrovata traduzione inglese del 1876, l’Oera Linda divenne fonte di nuove azzardate interpretazioni.
Nel libro The other Atlantis (1977), Robert Scrutton definisce l’Oera Linda come «il testamento di una storia ininterrotta di un popolo lunga 3.500 anni». Ogni dubbio non sarebbe altro che la prova che la storiografia ufficiale non avesse dato la dovuta attenzione «alle tradizioni occulte che costituiscono la vera chiave verso la storia». È un tipo di ragionamento che tutt’ora si può trovare in internet e che ha portato addirittura alla fondazione di una setta australiana dal nome “Figlie di Frya”.
Ed eccoci infine all’attenzione speciale che l’Oera Linda ha ricevuto in Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica. Il filosofo tradizionalista Aleksandr Dugin, oggi uno dei principali sostenitori della guerra contro l’Ucraina, negli anni Novanta se ne è più volte occupato seguendo l’insegnamento di Herman Wirth.
Dugin non si esprime direttamente sulla autenticità del testo, come se la desse per scontata, e lo usa come base della sua ideologia politica eurasiatica secondo la quale un nuovo impero russo, anti-liberale, anti-democratico e profondamente religioso sarebbe chiamato a dominare gran parte dell’Europa. In un articolo del 1996, intitolato Gli archetipi razziali dell’Eurasia nella Cronaca di Oera Linda, partendo dalla divisione fra Frya e Finni, Dugin sostiene che «i popoli di Finda siano gli eurasiatici originali» e che per tutti i popoli del “tipo finnico” sarebbero essenziali gerarchia, ordine e disciplina, mentre un regime democratico porterebbe solo ad anarchia, disgrazie e degrado.
Secondo Dugin, il mito dell’Oera Linda può essere utile alla lotta politica, se preparato «meticolosamente e con cautela». Un disegno culturale che nel 2007 ha portato alla pubblicazione di un’edizione russa dell’Oera Linda. Così un falso creato per prendere in giro conservatori e bigotti è entrato a far parte del bagaglio culturale di reazionari, razzisti e guerrafondai di mezzo mondo.
Una versione ampliata di quest’articolo sarà pubblicata sul numero di giugno della rivista MedioEvo.
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