La parola “balcanizzazione” ha tra gli altri significati (vedi il dizionario Oxford) quello di “frantumazione politica”. Quanto successo mercoledì al Parlamento europeo dove i gruppi si sono spaccati nel voto alla Commissione von der Leyen.

Tutti tranne quelli che occupano gli scranni sulle ali estreme, la sinistra da una parte, patrioti e sovranisti dall'altra. La manovra della presidente di cooptare l'italiano Raffaele Fitto, che avrebbe dovuto allargare il bacino dei favorevoli, ha finito per rimpicciolirli, dai 401 voti di luglio ai 370 con cui si vara la nuova nave di comando della Ue, destinata dunque a un percorso periglioso, in un mare in tempesta. Nonostante i presupposti, l'augurio comunque è che non sbatta su qualche scoglio o si incagli in qualche secca perché il Continente non può permettersi una guida incerta, soprattutto in questa fase con due guerre sull'uscio di casa, il ritorno di Donald Trump, l'annoso e mai risolto problema dell'immigrazione affrontato con politiche sempre andate in ordine sparso, il green deal reclamato e osteggiato con uguale veemenza da sostenitori e detrattori.

La capitana prende il comando debole del minor consenso mai registrato nella storia dell'Unione europea, costretta probabilmente a raccattare strada facendo promozioni sui singoli provvedimenti, in equilibrio precario sui due forni nei quali ha deciso di cuocere per tenere conto della discrasia esistente tra il voto europeo che ha espresso una chiara maggioranza di centro-sinistra (popolari, socialisti, liberali e verdi) e i voti nei singoli Stati 22 su 27 dei quali stanno oggi a destra e dintorni e potrebbero diventare 23 domenica prossima con la svolta della Romania, addirittura 24 se anche la Germania si accoderà nelle prossime politiche: uno scontro di poteri tra interessi nazionali e sovranazionali mai risolto e che fa dell'Unione un ibrido.

Il vero nodo gordiano, impossibile da sciogliere con un taglio di spada, è l'anima doppia dei popolari, i più forti con 188 seggi, una sorta di democrazia cristiana in versione continentale, che dal centro vuole tenersi le mani libere per scegliere à-la-carte su chi appoggiarsi. Senza disdegnare alleanze spurie anche con l'estrema destra su temi cruciali. Il loro leader tedesco Manfred Weber è lo stratega che con disinvoltura non disdegna posizioni securitarie sui migranti (tentativo di frenare in patria l'ascesa di Alternative fur Deutschland, il partito con venature neonaziste), o morbide e dilatorie sulla transizione ecologica. Non ha avuto obiezioni nel promuovere il commissario ungherese Vàrhelyi, uno con scarsa vocazione europeista se ha avuto persino l'ardire di definire «idioti» i parlamentari di Bruxelles. E ha scatenato i suoi amici spagnoli, spingendoli al punto da bocciare la von der Leyen, contro la commissaria socialista di Madrid Teresa Ribera, ritenuta troppo radicale.

Nell'ipotesi più benevola le manovre di Weber dovrebbero servire per coinvolgere una fetta di destra, segnatamente i conservatori, depotenziandone le pulsioni euroscettiche. Impresa ardua e che si è infranta, ad esempio, contro il due di picche del Pis polacco, il partito di Jaroslav Kaczynski che mai avrebbe voluto stare sulla stessa sponda di Donald Tusk, eminente popolare, considerato uno dei responsabili della morte del suo gemello. Facendola digerire obtorto collo e obtorto Fitto a Elly Schlein, Weber e Ursula hanno arruolato Giorgia Meloni in nome di un suo supposto europeismo sbandierato oltre Ventimiglia ma che cozza ogni qualvolta torna a Roma contro la solita postura intransigente e stretta parente di quello slogan “prima gli italiani” tanto caro all'alleato Matteo Salvini. Meloni Giano bifronte, capace di una spericolata piroetta dopo che si era espressa contro von der Leyen solo il luglio scorso, ora che si trova cooptata sulla tolda di comando dovrà dimostrare nei fatti quale sia la sua vera faccia.

Tra veti incrociati, idiosincrasie palesi e un laboriosissimo parto nasce così l'assai gracile nuovo esecutivo europeo. La scommessa è vedere se avrà gambe per conquistare la posizione eretta e potersi reggere in piedi.

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