Con oltre 210 desistenze reciproche al secondo turno allo scopo di erigere uno “sbarramento repubblicano”, forse la sinistra del Nuovo fronte popolare e la coalizione macroniana Ensemble riusciranno ad evitare una maggioranza assoluta dei lepenisti del Rassemblement National (Rn).

Ma i dati assoluti parlano chiaro: soltanto due anni fa il Rn aveva raccolto 4,2 milioni di voti eleggendo 89 deputati, una prima assoluta per il partito di estrema destra. Domenica scorsa i voti Rn sono stati 10,6 milioni: non si sa in quanti seggi si trasformeranno ma è evidente che l’asse della Francia si è spostato decisamente a destra.

Il sistema a due turni permette di formare maggioranze di blocco senza tuttavia garantire la governabilità. La situazione più probabile in cui si potrebbe trovare la Francia è quindi un’assenza di maggioranza.

Il parlamento uscente era già incappato in tale situazione e si era accontentato di un governo di minoranza. Ora tuttavia si potrà trattare di un’assemblea ancor più bloccata e divisa in tre terzi, con quello di Ensemble più piccolo degli altri due.

Rn e il Fronte si sfideranno senza ammortizzatori e c’è da scommettere in ripetuti conflitti almeno per un anno, finché sarà possibile tornare alle urne. Dal canto suo, in una situazione di stallo il presidente Emmanuel Macron avrà buon gioco a dire che i francesi non hanno scelto per una maggioranza chiara e che quindi lui si trova nell’obbligo costituzionale di continuare a governare da solo o quasi. Questa è la peculiarità della costituzione della quinta repubblica: il presidente è a tutti gli effetti un monarca a tempo determinato, che assume in sé tutti i poteri. Sbarrare la strada al Rn serve proprio perché tutto questo potere creato dai gollisti cada nelle mani dei successori dell’altra Francia, quella che De Gaulle combatté strenuamente.

Ma come potrebbe governare un Macron il cui partito è arrivato terzo? Facendo quasi finta di non averne uno. D’altronde non se ne è mai davvero occupato. Sia che mantenga il governo Attal per gli affari correnti, sia che lo sostituisca con qualcun altro, se non c’è maggioranza Macron può governare con i propri poteri esecutivi.

In tal caso c’è da aspettarsi una serie di esplosioni successive a livello della società: sia la destra RN che la sinistra più radicale – ad esempio la Francia Insoumise LFI – scenderanno per strada per provare a portare la contraddizione nel paese. Quando il parlamento non fa da ammortizzatore, le tensioni si scaricano direttamente sulla società stessa. Macron dovrà dar prova di grande abilità per evitare tutti gli ostacoli che gli si pareranno davanti ma, paradossalmente, il suo potere ne risulterebbe esaltato e alla fine i francesi si stancherebbero di continue proteste degli oppositori di destra e sinistra. La scommessa è convincere i cittadini a votare diversamente tra un anno, cioè per una politica più ragionevole e meno polarizzata. D’altronde in Spagna e Grecia negli ultimi anni l’elettorato è stato stressato allo stesso modo, con consultazioni elettorali a ripetizione.

Se al contrario lo RN riuscisse a trovarsi una maggioranza magari con l’aiuto di una parte dei Repubblicani gollisti superstiti, allora avremo una coabitazione del tutto peculiare.

Si può prevedere che sarà molto conflittuale, anche se in modo latente e sotterraneo perché né l’Eliseo né Matignon (dove risiede il premier) vorranno essere accusati di essere stati i primi a sabotarla.

C’è infatti una cosa che preoccupa i francesi in grado assoluto: il fatto che le istituzioni non funzionino e che il processo decisionale si blocchi. Per il cosiddetto sistema “all’italiana” o “alla belga” di cui parlano i media d’oltralpe da settimane, cioè coalizioni fragili o governi tecnici o per gli affari correnti che durano più di un anno, manca la cultura politica: la quinta repubblica voluta dal generale De Gaulle volle ovviare proprio a tale situazione.

Resta come ultima possibilità ciò che è auspicato dall’ex primo ministro Eduard Philippe, e cioè che in assemblea si riesca a formare una grande coalizione che vada dai socialisti ai repubblicani, mettendo fuori gioco le due ali estreme (LFI e RN). Una specie di arco costituzionale che ad oggi pare un’utopia.

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