Ieri alle 18 si sono chiuse le liste dei candidati per il secondo turno delle elezioni legislative francesi, che si terranno domenica 7 luglio. Più di duecento candidati che si erano qualificati per il secondo turno hanno desistito, cioè si sono ritirati dalla corsa: una strategia per impedire che l’estrema destra del Rassemblement National (Rn), che al primo turno ha ottenuto più del 33 per cento dei voti, ottenga la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale.

Si sono ritirati 130 candidati del Nuovo fronte popolare (Nfp), gruppo che riunisce i principali partiti di sinistra che al primo turno ha ottenuto il 28,3 per cento dei voti, e dei suoi alleati, e 82 candidati di Ensemble, la coalizione centrista del presidente Macron che al primo turno ha ottenuto il 21,2 per cento dei voti, e dei suoi alleati.

Questi candidati si erano qualificati al terzo posto nei cosiddetti scontri “triangolari” in cui saranno presenti anche candidati del Rn: hanno abbandonato dando indicazione di votare per il candidato che si presenta come sfidante del Rn. Il partito di destra Les Républicains (Lr) non ha invece adottato questa strategia: hanno preso la decisione di desistere solamente 2 candidati Lr senza però dare alcuna indicazione di voto per domenica. Hanno desistito anche 3 candidati del Rn.

Quanti duelli

La legge elettorale francese prevede che, nelle circoscrizioni in cui nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, passino al secondo turno i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti e qualsiasi altro candidato abbia ottenuto almeno il 12,5 per cento delle preferenze rispetto al numero degli elettori registrati.

Domenica i francesi torneranno quindi al voto in 501 delle 577 circoscrizioni in cui è diviso il territorio francese: in 76 circoscrizioni sono già stati eletti deputati i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta al primo turno, tra cui 39 candidati del RN, 31 del NFP, e 2 della coalizione presidenziale. Vista l’alta partecipazione – al 66,7 per cento – al primo turno, erano previsti per il secondo turno 306 ballottaggi tra tre candidati, cosiddetti «triangolari», e addirittura 5 «quadrangolari», oltre che 190 «duelli» tra due candidati. Tra i ballottaggi previsti, i candidati del RN sono presenti in 141 «duelli» su 190, e in testa a 97 tra questi, in 299 tra le 306 «triangolari» previste, e in testa in 158 tra queste, e in tutte le «quadrangolari».

In seguito alla scelta di molti candidati di desistere, al secondo turno ci saranno invece 403 «duelli», solamente 95 «triangolari» e 2 «quadrangolari». Non tutti i candidati che si sono qualificati per il secondo turno in terza posizione hanno però deciso di desistere: si presenteranno al secondo turno in circoscrizioni in cui c’è anche un candidato di RN 16 candidati della coalizione presidenziale arrivati terzi, così come 7 candidati del Nfp.

Il ruolo di Lr

Grazie a questi patti di desistenza, sarà più difficile per il Rn arrivare al numero di seggi necessario per assicurarsi la maggioranza assoluta in parlamento. Resta comunque da vedere se gli elettori seguiranno le indicazioni di voto dei candidati che hanno deciso di desistere, e se voteranno effettivamente per un altro partito piuttosto che astenersi, o addirittura votare per il Rn. In particolare, sarà determinante il voto di chi al primo turno ha sostenuto i candidati di Lr che non si sono qualificati per il secondo turno o che hanno deciso di desistere senza dare una chiara indicazione di voto.

Lr, ovvero i candidati Repubblicani che hanno preso le distanze dal presidente Eric Ciotti dopo la sua scelta di allearsi con il Rn, al primo turno ha infatti ottenuto un consistente 7,25 per cento, i suoi candidati si sono qualificati però in solamente 64 circoscrizioni.

L’intenzione di desistere laddove i propri candidati si trovavano in terza posizione, in nome di un cosiddetto «sbarramento repubblicano» (barrage républicain) contro l’estrema destra, era stata annunciata la sera stessa di domenica 30 giugno, appena dopo l’arrivo dei risultati del primo turno, sia dal primo ministro Gabriel Attal che dal leader del partito di sinistra La France Insoumise Jean-Luc Melenchon.

Sia Attal che Melenchon avevano intimato che «non un solo voto» in più sarebbe dovuto andare al Rn. Se però l’alleanza di sinistra ha definito una linea chiara per i suoi candidati, invitandoli a desistere nelle circoscrizioni in cui questi sono arrivati al terzo posto, Attal ha indicato di desistere nei confronti di candidati «che difendono i valori della Repubblica», un messaggio definito «confuso» dalla sinistra.

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