- Ci sono popoli che hanno valori non negoziabili, noi abbiamo soltanto consumi non negoziabili.
- Lo ha chiarito bene il presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento in aula. In Italia la dipendenza dal gas russo è salita dal 27 per cento di dieci anni fa al 45 per cento di oggi.
- Putin ha invaso e annesso la Crimea, un’altra regione dell’Ucraina, nel 2014: negli anni seguenti, costellati di sanzioni e summit straordinari, noi ci siamo legati ancora di più a lui.
Diciamoci la verità: dietro la nebbia di chiacchiere sulle sanzioni, il messaggio che l’Occidente manda a Vladimir Putin è che Europa e Stati Uniti non sono disposti a morire per Kiev, e neppure a rimettere in discussione il proprio stile di vita. Gli ucraini sono sacrificabili.
Ci sono popoli che hanno valori non negoziabili, noi abbiamo soltanto consumi non negoziabili. Lo ha chiarito bene il presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento in aula. In Italia la dipendenza dal gas russo è salita dal 27 per cento di dieci anni fa al 45 per cento di oggi.
Putin ha invaso e annesso la Crimea, un’altra regione dell’Ucraina, nel 2014: negli anni seguenti, costellati di sanzioni e summit straordinari, noi ci siamo legati ancora di più a un paese non democratico e che aveva violato la più sacra delle regole del diritto internazionale, cioè la sovranità territoriale.
Abbiamo fatto una transizione ecologica di facciata che ci ha portato a ridurre la produzione domestica di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno del 2000 ai 3 miliardi del 2020, ma i consumi sono rimasti costanti tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi.
Appena le tensioni con Mosca, combinate con le spinte dell’inflazione, hanno spinto al rialzo il prezzo del gas e le bollette, il governo Draghi ha iniziato a spendere miliardi di euro per limitare l’impatto. Quei miliardi, otto solo nell’ultimo decreto, sono la misura del potere di ricatto di Putin nei nostri confronti.
Quanti italiani sarebbero disposti a pagare bollette triplicate per sempre se questo servisse a diversificare le forniture dalla Russia e a ridurre il potere della Russia? Pochi, penso.
Eppure sacrificare l’Ucraina in nome dei nostri interessi di breve periodo, può avere effetti a catena inimmaginabili.
Oggi pochi lo ricordano, ma le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si sono combattute a Kiev: nell’estate 2019 Donald Trump cerca di ricattare il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, blocca le forniture di missili anti-russi perché in cambio pretende un’indagine anti-corruzione su Joe Biden e sul figlio Hunter, al soldo di certi oligarchi locali.
Un funzionario della Casa Bianca si indigna e denuncia la cosa, si mette in modo una procedura che porta al voto sull’impeachment di Trump e all’affermazione di Biden come il più temuto avversario alle elezioni 2020.
La politica internazionale è sgradevole, spesso violenta, comporta scelte che non fanno dormire la notte. Non contempla il vuoto: abbandonare l’Ucraina significa lasciarla a Putin, così come allontanare la Turchia dall’Unione europea vent’anni fa l’ha spinta verso l’autoritarismo mediorientale e le degenerazioni islamiste.
Noi occidentali siamo pronti a troppi compromessi, e i nostri nemici l’hanno capito.
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