È cresciuta negli ultimi anni l’adesione dell’opinione pubblica, in particolare dopo la pandemia e soprattutto tra le fasce più giovani, a valori di cooperazione, condivisione e mutualismo
L’anno che verrà inaugurerà una nuova fase, dopo la chiusura del ciclo post pandemico. Questo triennio ha costituito una congiuntura eccezionale e, nonostante tutte le difficoltà che si sono manifestate, il nostro paese ha mostrato una capacità di reazione e una forza costruttiva come non si vedeva da decenni.
Tutto ciò non ha mutato i punti di riferimento essenziali della nostra epoca, dei grandi timori per le realtà inedite che generano incertezza e paure. L’epoca delle sfide che introducono interruzioni evidenti con il passato e scaricano un impatto diretto sulle persone e le comunità, rendendone alcune più fragili e marginali. Discontinuità radicali che riguardano il mondo del lavoro, la società, le istituzioni, la politica, l’economia, la quotidianità di ciascuno.
A queste si aggiungono le guerre, che ci obbligano a richiamare – e non suona più retorico come un tempo – il valore universale della pace, che è pure precondizione per costruire una società del benessere.
I fenomeni citati, e molte delle sfide che ne conseguono, richiamano l’esigenza di un ripensamento del modello di sviluppo prevalente nei decenni recenti.
Crisi economiche, finanziarie, sanitarie, hanno reso evidenti i limiti di un approccio basato sull’idea che lo sviluppo economico e il benessere sociale fossero dipendenti soprattutto – o soltanto – dal libero gioco irresponsabile delle forze di mercato.
Per restare alla sola Europa, dopo un decennio di politiche restrittive aderenti a tale visione, nel pieno della pandemia era emersa l’ispirazione per politiche più sostenibili, orientate piuttosto alla cooperazione economica, alla crescita e alla solidarietà.
Era necessario che tale approccio fosse duraturo, ma pare già superato dal riemergere di nuove politiche austere. È invece necessaria una maggiore attenzione a un agire economico fondato su meccanismi di solidarietà, socialità e partecipazione in cui risiede la capacità collettiva di rispondere ai rischi e alle minacce descritti.
Una visione popolare
Del resto, questo punto di vista non è certamente minoritario nella opinione pubblica del nostro paese. In questi anni, Legacoop ha monitorato gli andamenti crescenti di tali opinioni e il consolidarsi di segnali significativi. Abbiamo analizzato l’adesione dell’opinione pubblica – in particolare dopo la pandemia, soprattutto tra le fasce più giovani – a valori di cooperazione, condivisione e mutualismo; all’idea di un’economia incentrata prima di tutto sull’“assistenza e aiuto reciproci”, e una visione generativa più ampia che coinvolge il bene comune, l’interesse del paese.
Questo filone ideale di critica agli aspetti di egoismo e individualismo è autorevolmente affermato dalla nostra Costituzione, che nella sua lungimiranza ha di fatto aperto la via all’economia sociale, indicando la strada dello sviluppo pure nel supporto a quest’ultima, oggi potenziale strumento per favorire una trasformazione ecologica, economica e sociale più equa e sostenibile.
Il ruolo delle cooperative
Di questo settore, il movimento cooperativo può rappresentare un pilastro, con un apporto non solo economico, ma pure sociale. In tal senso, dopo oltre due secoli di competizione in un’economia di mercato, il punto non è più dimostrare se il mutualismo regga o meno alla prova del mercato – cosa ampiamente confermata –, ma costruire tutte le condizioni – istituzionali, legislative, economiche, ma soprattutto culturali – che permettano la soddisfazione dell’emergente «domanda di mutualismo».
Anche per questo, l’Onu ha dichiarato il 2025 Anno internazionale delle cooperative ritenendole un fondamentale contributo allo sviluppo sostenibile.
L’anno che verrà si annuncia sotto molti aspetti minaccioso, tra le nubi dei rischi incombenti di nuove guerre, crisi economiche, e incertezze le cui tracce sono presenti nelle opinioni degli italiani.
È doveroso, però, oltre a curare le ferite che vediamo attorno a noi, operare quotidianamente per non crearne di nuove; e questo paese ha mostrato di sapere usare le proprie risorse ed una incredibile forza collettiva e solidale, per orientare il proprio futuro nella giusta direzione.
*Presidente di Legacoop
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