Gli effetti di lungo periodo dell’esposizione ad atti di violenza durante la Seconda guerra mondiale
Soldati tedeschi appostati nelle rovine di Cassino; il pezzo da 75 mm in primo piano in basso a destra appartiene a un cannone d'assalto StuG III
Vincenzo Atella, Edoardo Di Porto e Joanna Kopinska
25 aprile 2021 • 00:00Aggiornato, 25 aprile 2021 • 10:39
Il 25 Aprile di 76 anni l’Italia era finalmente libera dal nazifascismo, alcuni giorni più tardi finivano il 29 cessavano le ostilità della Seconda Guerra Mondiale sul nostro territorio.
Gli effetti nefasti degli eventi più violenti del conflitto influenzano ancora oggi la popolazione italiana.
Gli italiani nati durante il periodo della guerra, e che hanno subito una più forte esposizione a eventi violenti nel periodo intra uterino, hanno ancora dopo più di 70 anni differenziali significativi nella salute e nelle carriere lavorative se paragonati ad individui simili con un’esposizione più debole.
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Vincenzo Atella, Edoardo Di Porto e Joanna Kopinska
Vincenzo Atella iè professore di Economia all'Università Tor Vergata di Roma.
Edoardo di Porto è Professore Associato di Politica Economica presso la Federico II di Napoli. Attualmente in aspettativa è dirigente presso la Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCRS) INPS dove si occupa attivamente del programma VisitInps Scholars.
Joanna Kopinska è assistant professor di Economia all'Università La Sapienza di Roma.