- La surrogazione di maternità, secondo le autrici della lettera a Schlein, è un danno per i nati, perché questi vengono privati delle cure materne e dell’allattamento e perché «crescendo, sarà loro negato di conoscere la loro origine materna, deliberatamente scomposta tra produttrice di ovulo ignota e gestante, che non sarà sufficiente vedere talvolta su skype».
- L’argomentazione più promettente è quella che fa appello allo sfruttamento. Non ci sono dubbi che in certi casi la gravidanza per altri implica sfruttamento, costrizioni inaccettabili e una commercializzazione del corpo delle donne.
- Bisognerebbe evitare di ricorrere ad argomentazioni che svalutino la paternità, la genitorialità intenzionale, la riproduzione dei maschi. Quelle le si potrebbe lasciare alla destra.
Alcune femministe hanno scritto una lettera aperta a Elly Schlein per invitarla a pronunciarsi sul tema della gestazione per altri. Nella lettera, però, ci sono anche argomentazioni contro la gestazione per altri, alcune delle quali ho già discusso su questo giornale. Innanzitutto, le autrici parlano di persone che vorrebbero il riconoscimento automatico dei figli avuti all’estero per aggirare la legge italiana che proibisce la gestazione per altri, e che dovrebbero invece essere soddisfatti dell’adozione speciale, che garantisce i diritti dei nati.
Certo, se le cose stessero così, cioè se l’adozione speciale fosse così facile, l’aggiramento della legge non smetterebbe di certo. Forse il riconoscimento automatico è ovviamente una procedura migliore di tutela? Peraltro, più oltre nella lettera le autrici sostengono che «richiedere di trascrivere la genitorialità intenzionale come se fosse naturale» è inaccettabile, mostrando chiaramente che cosa pensano dei genitori e dei figli adottivi.
Danni per i bambini: una posizione materialista
La surrogazione di maternità, secondo le autrici della lettera, è un danno per i nati, perché questi vengono privati delle cure materne e dell’allattamento e perché «crescendo, sarà loro negato di conoscere la loro origine materna, deliberatamente scomposta tra produttrice di ovulo ignota e gestante, che non sarà sufficiente vedere talvolta su skype».
Queste parole significano che solo chi è allattato e curato da una donna non viene danneggiato. Chi non viene allattato o viene curato solo da un uomo, o da due uomini, subisce un danno. Le donne che non allattano procurano un danno ai propri figli. E danno è anche la mancata conoscenza e frequentazione continuativa della persona che ha fornito il materiale biologico (l’ovulo) e portato avanti la gestazione.
Le origini sono inevitabilmente ed esclusivamente biologiche. Una posizione rigorosamente materialista, che riduce alla biologia e alla fase gestazionale l’identità delle persone. Più avanti nella lettera si protesta contro la riduzione delle donne a «materie prime e della prole a ordinativo». Non si può non essere d’accordo. Ma non è un’alternativa migliore ridurre le donne e i bambini a materiale biologico.
Danni per le donne
Veniamo ai danni per le donne. La lettera ne menziona tre: i trattamenti necessari per la gravidanza (stimolazione, manovre intrusive), l’estraneità che la donna sente rispetto a un materiale geneticamente non suo, e lo sfruttamento del bisogno di denaro per obiettivi che la donna non condivide, ma accetta suo malgrado.
Il primo tipo di danni è ovvio, e una regolamentazione migliore della gravidanza per altri dovrebbe impedirlo. Il secondo tipo di danni è poco comprensibile: in che senso un materiale genetico non proprio è estraneo e questo crea problemi? Anche nella riproduzione più tradizionale ci sono materiali biologici appartenenti a due esseri umani diversi che si mescolano. O l’ideale è la partenogenesi?
Lo sfruttamento: diritto alla riproduzione, ma non alla genitorialità?
Come avevo già detto, l’argomentazione più promettente è quella che fa appello allo sfruttamento. Non ci sono dubbi che in certi casi la gravidanza per altri implica sfruttamento, costrizioni inaccettabili e una commercializzazione del corpo delle donne. Il problema è che ci sono molti altri casi in cui questo avviene, e solo l’ossessione per la gravidanza giustifica fissarsi su questi. Il corpo delle donne viene sfruttato commercialmente, con contratti iniqui, in ogni anfratto della nostra società. E le persone vengono ridotte a cose in molte altre maniere. Si aspettano lettere che denuncino tutto questo.
Inoltre, la lettera parla di sfruttamento ma assume una prospettiva libertaria, sostenendo che il contratto per la gravidanza per altri lede il diritto al controllo della propria riproduzione. In un'altra parte della lettera si dice però che non c’è un diritto ad essere genitori. Dunque, c’è un diritto a controllare la propria riproduzione, ma non a essere genitori? O c’è un diritto a essere genitori, ma solo per chi ha anche portato a termine la gravidanza, cioè solo per le donne?
La gravidanza per altri è moralmente controversa, senza dubbio, e la discussione critica non va lasciata alle destre. Su questo le autrici di questa lettera hanno pienamente ragione. Ma forse bisognerebbe evitare di ricorrere ad argomentazioni che svalutino la paternità, la genitorialità intenzionale, la riproduzione dei maschi. Quelle le si potrebbe lasciare alla destra.
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