Il mese di settembre si è concluso con una serie di azioni politiche (consultazioni referendarie, richiesta ucraina di adesione accelerata alla Nato, mobilitazione parziale) e militari (controffensiva ucraina e sabotaggio del gasdotto Nord Stream) che evidenziano un’escalation del conflitto dalle conseguenze imprevedibili e potenzialmente drammatiche.

In particolare, i discorsi dei presidenti ucraino e russo sembrano avere avviato lo showdown: il termine con il quale nel gioco del poker si indica l’atto di scoprire le carte. Al Cremlino, il presidente Vladimir Putin ha firmato i trattati di annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia durante una cerimonia che si è conclusa con una stretta di mano con i leader separatisti. Tuttavia, il discorso di Putin non si è concentrato esclusivamente sull’esito del «referendum storico» dei giorni scorsi, bensì è stato un attacco esplicito all’occidente e agli Stati Uniti.

La «Russia di oggi», che «non è l’Urss di ieri» – afferma il presidente russo – accoglie i «nuovi cittadini», difende la propria cultura e nazione, ma chiede al governo di Kiev «di smettere immediatamente la guerra iniziata nel 2014» e avviare i negoziati che non dovranno, però, »mettere in discussione la scelta del popolo». Spettacolarizzando l’evento di ieri nelle piazze russe e nei territori occupati, riproponendo l’atmosfera emozionante dell’annessione della Crimea, Putin cerca di mantenere il consenso dell’opinione pubblica, che è sceso al 77 per cento (Fonte: Levada Center) dopo le proteste seguite alla “mobilitazione parziale”, mentre sul terreno militare nella città di Lyman l’esercito russo era circondato dalle truppe ucraine.

Nel frattempo, il presidente Volodymyr Zelensky ha giocato la propria carta, annunciando la richiesta scritta di adesione “accelerata” alla Nato e rifiutando di trattare con la Russia. In serata la risposta del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stata estremamente cauta. La Nato sostiene «il diritto dell’Ucraina di scegliere la propria strada per garantire la sicurezza», non riconosce l’ingresso delle regioni occupate nella Federazione russa e la decisione sull’adesione dell’Ucraina sarà presa con il consenso di tutti i paesi membri.

Nella fase più delicata di questo conflitto, che richiede buonsenso, sangue freddo e astuzia, la “guerra dei nervi” in questa partita è appena cominciata, ma non tutti i giocatori sembrano intenzionati a mostrare le proprie carte. La posta in gioco è, come ben sappiamo, molto alta. Forse Putin sta solo barando in attesa dell’inverno; nel dubbio, è bene ponderare l’eventualità di un “regalo di Natale”.

 

© Riproduzione riservata